Assange e le verità nascoste: se le notizie arrivano a rate

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Il sito di The Guardian offre un database grafico
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Il New York Times racconta i retroscena della pubblicazione dei file ottenuti da Wikileaks, incluso il coinvolgimento della Casa Bianca. Per ora è andata online solo una minima parte del materiale. Il resto verrà reso pubblico nei prossimi mesi

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(in fondo all'articolo tutti i video sulle rivelazioni di Wikileaks)


ll New York Times racconta in un articolo tutti i passaggi che hanno portato alla pubblicazione dei documenti riservati in possesso di Wikileaks. Il giornale della Grande Mela ha ricevuto dal sito di Julian Assange una parte del materiale e, dopo averlo visionato, ha deciso di eliminare alcuni parti ritenute pericolose per la sicurezza nazionale. La redazione ha dunque passato tutti i files in suo possesso alla Casa Bianca chiedendo commenti e osservazioni. L'amministrazione americana ha ovviamente condannato la pubblicazione in toto del materiale, ma ha chiesto nello specifico di mantenere il segreto su alcuni files ritenuti particolarmente sensibili. La redazione del New York Times in alcuni casi ha accolto le osservazioni dell'amministrazione americana e le ha rigettate in altri. Ha quindi girato le opinioni espresse dalla Casa  Bianca anche alle redazioni di Le Monde, The Guardian e Der Spiegel e allo staff di Wikileaks, perché fossero informati.

Anche Le Monde pubblica un articolo simile in cui viene raccontato il percorso che ha portato fino alla pubblicazione di domenica 28 novembre. Il quotidiano francese spiega come le cinque testate, sempre in contatto tra di loro, abbiano lavorato sul materiale grezzo presentato da Wikileaks cancellando nomi o dettagli che a loro parere potevano diventare un pericolo per qualcuno.

Rispetto alle rivelazioni sulla guerra in Iraq e Afhganistan pubblicate nei mesi scorsi, questa volta il sito di Wikileaks ha deciso di adottare una strategia diversa. Fino a lunedì mattina le uniche fonti che riportavano informazioni di prima mano erano i cinque quotidiani (Der Spiegel, New York Times, Le Monde, El Pais e The Guardian) coinvolti nell'operazione mentre sul sito di Wikileaks continuava ad apparire la vecchia homepage non aggiornata. E anche seguendo l'account Twitter del sito di Julian Assange, si veniva rimandati solo ai cinque media in questione, senza che venisse rivelato alcun file originale. Nelle precedenti occasioni Wikileaks aveva deciso di pubblicare tutto il materiale in un colpo solo sul proprio sito.

Questa volta, una piccola parte è stata passata a cinque testate selezionate che hanno avuto un'esclusiva mondiale per quasi dodici ore. Passato questo tempo è stato creato il sottodominio cablegate.wikileaks.org dove quella piccola parte (ma solo quella) è ora a disposizione di tutti. E il resto? I responsabili di Wikileaks spiegano che il resto del materiale verrà pubblicato a rate nei prossimi mesi. Dietro questa scelta, si giustificano i responsabili del sito, ci sarebbe la decisione di voler dare il giusto spazio a ogni singola informazione.

Per chi si chiede chi sia la fonte di Wikileaks, Le Monde dedica un lungo articolo a Bradley Manning, 23 anni, militare americano e sospetta "gola profonda".
Manning aveva prestato servizio in una base Usa in Irak e, pur essendo un semplice soldato, aveva il permesso di lavorare su reti informatiche riservate e utilizzate dai militari e dai diplomatici americani di tutto il mondo. Annoiato e senza molti amici, il soldato Manning passava molto tempo sui forum del web dove discuteva spesso con l'ex hacker Adrian Lamo.
Con lui si confiderà, nella primavera 2010, raccontando di aver fatto diverse copie di documenti segreti e di aver inviato il tutto a Wikileaks. Nelle chat fra i due, il militare dice di aver visto "cose incredibili, orribili, che devono diventare di dominio pubblico". Racconta anche come faceva a copiare i documenti: "Entravo nella sala informatica con un cd di musica in mano (...), poi cancellavo la musica e creavo un file compresso (contenente i documenti)... intanto ascoltavo Lady Gaga e canticchiavo".
Manning viene denunciato, arrestato e incarcerato: rischia 52 anni di prigione e da molti americani viene considerato un traditore anche se c'è chi lo considera una sorta di martire della libertà d'espressione.


Tutti i video sulle rivelazioni di Wikileaks:





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