Il Dalai Lama va in pensione: "Tra sei mesi mi ritiro"

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Il Dalai Lama in una foto del 1959, anno della rivolta tibetana
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La guida spirituale dei Tibetani e Nobel per la Pace annuncia il desiderio di dedicarsi alla vita privata. “Nulla di drammatico”, dice lui che assicura: “Già dal 2001 le decisioni più importanti vengono assunte dalla leadership politica del movimento”

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Si sente "un semi pensionato", pensa addirittura di ritirarsi entro pochi mesi, ha nostalgia del Tibet da cui è lontano da 50 anni e che spera di poter visitare prima di morire. Immagina perfino che nel nuovo clima di democrazia instaurato fra i suoi seguaci "non sia necessario un 15.mo Dalai Lama" o che, se vi fosse, la reincarnazione potrebbe avvenire in una donna, "attraente però".

E' un Dalai Lama che non cessa di sorprendere quello che ha accettato di farsi intervistare in un passaggio a New Delhi dal giornalista indiano Karan Thapar, che lo ha ospitato nel suo programma "L'avvocato del diavolo" della tv Cnn-Ibn. Naturalmente la notizia più "esplosiva" è quella della possibilità di un suo ritiro. "Credo, sì credo - ha risposto senza esitare - che mi ritirerò entro sei mesi". "Non posso essere più preciso - ha aggiunto - perché ne devo parlare con il Parlamento in esilio", anche se "brevemente ho già accennato ai dirigenti del movimento le mie intenzioni". In ciò, ha poi spiegato - non c'è nulla di drammatico, perché fin dal 2001 il movimento tibetano in esilio ha messo in funzione un meccanismo in base al quale le decisioni più importanti vengono assunte dalla leadership politica. "Anche per questo - ha ancora detto - la mia posizione è già di 'quasi pensionato', e quindi affinché questa forma di democrazia introdotta funzioni nel miglior modo possibile, ho pensato che mi sentirei meglio se io non fossi più coinvolto in alcun modo in queste attivita"'.

Sulla questione della sua successione il 14.mo Dalai Lama, Nobel per la Pace 1989, 76 anni, al secolo Tenzin Gyatso, è stato più vago. "Non c'è fretta", ha detto.
"Potrebbe non essere necessaria una mia reincarnazione in un 15/o Dalai Lama - ha osservato - ma penso che se io dovessi morire entro pochi anni è probabile che la maggior parte delle gente, compresi i Mongoli e le popolazioni buddiste dell'Himalaya vorrebbero mantenere questa istituzione". Se invece dovessi diventare molto vecchio, ha proseguito, e non fossi in grado di svolgere la mia attività di rappresentanza e coordinamento, "un'idea sarebbe anche quella della designazione di un vice più giovane".
A questo punto il giornalista gli ha chiesto se credesse veramente all'ipotesi formulata per la prima volta nel 2007 in una intervista per la rivista Vanity Fair di una donna come guida spirituale dei tibetani.
"Certo che lo credo! - ha risposto - E lo dico da tanti anni. Le donne frutto di reincarnazione sono più efficienti, più utili per raggiungere il Buddha Dharma (l'Illuminazione), e quindi perché no?". Quindi, ha concluso, "la mia prossima reincarnazione potrebbe essere proprio una donna" e "magari molto attraente!". Infine, riguardo al metodo con cui potrebbe essere scelto il successore, visto che apparentemente la Cina non ama molto questa istituzione, ha risposto ironicamente che "io penso invece che loro (i cinesi) sono molto preoccupati sul possibile prossimo Dalai Lama".

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