Obama in Indonesia: combattiamo insieme il terrorismo

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Bambine accolgono Obama nella scuola frequenta dal presidente Usa tra il 1969 e il 1971
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Il presidente Usa in visita a Giacarta, dove ha vissuto da bambino, tra commozione per il passato e progetti economici per il futuro. In programma per il secondo giorno un discorso molto atteso sulle relazioni con il mondo musulmano. GUARDA LE FOTO

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Lo ha lasciato da bambino, ci è tornato dopo quarant’anni da presidente degli Usa. Ma Barack Obama, in visita in Indonesia, Paese dove ha vissuto quattro anni con la madre antropologa e il padre adottivo indonesiano, non ha voluto focalizzarsi sul passato ma concentrarsi sul futuro.
Insieme al presidente Susilo Bambang Yudhoyono ha dato l’avvio ad un partenariato globale per avvicinare i due Paesi: "Abbiamo posto l'accento sulla cooperazione nella lotta al terrorismo perché il terrorismo è il nemico di ogni nazione: speriamo fermamente che con questa partnership potremo guardare al futuro e contribuire alla pace e alla sicurezza, nonché al progresso economico".

Il nodo cruciale della visita, della durata di sole 24 ore per il traffico aereo peggiorato a causa delle ceneri vulcaniche del Merapi, sarà il 10 novembre, prima della sua partenza per Seul, terza tappa del tour, dove il presidente parteciperà al G20. Obama ha in programma una visita alla moschea Istiglal, una delle più grandi al mondo, dove terrà un discorso molto atteso, annunciato come il follow-up del suo discorso al Cairo nel 2009, quando si impegnò a ricostruire le relazioni Usa con il mondo musulmano. Obama dotrebbe, secondo le previsioni, indicare proprio l’Indonesia come modello di nazione pluralistica.
Per il momento però sull’ottimismo prevale la concretezza: il presidente degli Usa ha ammesso che l’obiettivo è ancora distante e che “c’è molto lavoro ancora da fare": "Non ci aspettiamo di poter eliminare completamente alcune delle incomprensioni e diffidenze che si sono sviluppate in questo lungo periodo di tempo, ma credo che siamo sulla strada giusta".

Per l’Indonesia, comunque, Obama nutre un certo affetto al punto di dirsi “commosso” ma anche “un po’ disorientato” dai cambiamenti che si è trovato davanti una volta sceso dall’aereo. "E' meraviglioso essere qui anche se vi devo dire che quando si visita come presidente un luogo in cui si è trascorso tempo da bambino, ti senti un po' disorientato", ha ammesso. "Il paesaggio è cambiato completamente: quando arrivai qui era il 1967 e la gente si muoveva sui risciò. Ora come presidente non vedo auto, perché le strade vengono bloccate per lasciarti passare, ma penso che il traffico sia molto pesante", ha continuato. 
"Ho una sorella che per metà è indonesiana, mia madre visse e lavorò qui per molto tempo, e così le immagini, i suoni e le memorie tutto mi sembra molto famigliare". Famigliarità che vorrebbe in qualche modo trasmettere anche alle figlie Malia e Sasha, che vorrebbe portare in visita nel Paese orientale il prossimo anno, quando ci tornerà per partecipare al summit del sudest asiatico a Bali.

L’Indonesia resta uno dei sostenitori del presidente anche se non sono mancate manifestazioni contro la visita. Intanto per Obama sono in arrivo buone notizie dagli Usa: secondo un sondaggio della Gallup effettuato nella prima settimana di novembre il tasso di gradimento nei suoi confronti è del 47%. Prima delle elezioni di metà mandato era al 42%: ora la percentuale di coloro che hanno un’opinione favorevole sono tornati a superare quelli che hanno invece ne hanno una negativa (ora al 45%, prima del midterm al 49%).

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