Iraq, ancora una fumata nera per il nuovo governo

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Nuri Al Maliki, leader dell'Alleanza nazionale sciita e premier uscente
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A 8 mesi dalle elezioni, i leader dei maggiori partiti del paese non hanno trovato un accordo per la formazione di un esecutivo. Al Maliki, leader dell'Alleanza nazionale sciita, dovrebbe essere confermato premier. Intanto proseguono gli attentati

Fumata nera per l'accordo sulla formazione del nuovo governo in Iraq, che nei giorni scorsi, invece, era dato per quasi fatto. I leader dei maggiori partiti del Paese, riuniti nella città curda di Arbil in un summit che il presidente Jalal Talabani ha definito "storico", hanno deciso di riaggiornarsi a martedì 9 novembre a Baghdad.
In base a un'intesa di massima annunciata domenica, Nuri Al Maliki, leader dell'Alleanza nazionale sciita e premier uscente, dovrebbe essere confermato alla guida dell'esecutivo. A Iyad Allawi, capo del blocco Iraqiya aperto a sciiti e sunniti, dovrebbe invece andare la presidenza del Parlamento. Proprio Allawi ha richiamato gli altri leader iracheni affinché si arrivi ad una rapida soluzione dell'impasse sul nuovo esecutivo che dura da 8 mesi. "Dobbiamo accelerare la formazione del governo, al di là di ogni settarismo", ha affermato il capo di Iraqiya, chiedendo che l'intesa rifletta i risultati delle elezioni, vinte di un soffio dal suo blocco con 91 seggi.
Maliki, da parte sua, ha sottolineato che l'accordo dovrà essere "tra veri alleati che rispettano la Costituzione" e ha chiesto di "appianare le differenze" per "una reale armonia che soddisfi tutti".

"Vogliamo uscire tutti vittoriosi - ha aggiunto il leader della formazione sciita del Supremo Consiglio Islamico Iracheno, Ammar Al-Hakeem - non vogliamo che ci siano perdenti in Iraq". Parole a cui hanno fatto eco quelle del vicepresidente iracheno, Abdul Mehdi, secondo cui "tutti dovranno partecipare al nuovo esecutivo. Nessuno dovrà essere lasciato fuori".
Il presidente del Kurdistan, Massoud Barzani, sponsor dell'iniziativa e ospite del summit, ha affermato che l'incontro "è servito a rompere le barriere psicologiche tra i partecipanti e a creare le condizioni per i prossimi passi". Il presidente ha poi annunciato che la questione delle tre presidenze, del Parlamento, del Governo e dello Stato, verrà decisa martedì 9 novembre o nei giorni a seguire, sottolineando come ci siano ancora molti dettagli che non possono essere risolti in soli tre giorni.
"Prima della sessione parlamentare - ha concluso Barzani - dobbiamo metterci d'accordo su alcune questioni di base e priorità". A complicare il quadro anche la richiesta della presidenza del Parlamento avanzata dal Blocco dei Turcomanni.
Intanto continuano gli attentati: due autobombe dirette contro pellegrini sciiti hanno ucciso fatto 10 morti, tra cui sei iraniani, tra Kerbala e Najaf. Nella serata di lunedì 8 novembre una terza autobomba esplosa a Bassora, nel sud del Paese, ha causato 12 morti.

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