Myanmar: pochi credono alla regolarità del voto

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Nel paese asiatico si torna alle urne dopo oltre 20 anni, ma secondo gli osservatori l'affluenza è stata bassissima. Sulla consultazione il dubbio di manipolazioni e brogli. Per Obama le elezioni "non sono state nè libere nè credibili"

E' stata bassa l'affluenza alle urne in Myanmar con "seggi quasi vuoti a Yangon" per le prime elezioni negli ultimi 20 anni nel paese dominato con il pugno di ferro dalla giunta militare. E' quanto riporta sul suo sito il New York Times che cita anche la  dichiarazione di un elettore che afferma di aver votato scheda bianca per protesta contro elezioni che hanno solo l'apparenza della democrazia, con solo due partiti entrambi sostenuti dai militari. "La  stanza era vuota", ha detto l'elettore, riporta ancora la  corrispondenza del giornale americano. Le autorità elettorali birmane hanno affermato che stimano che l'affluenza sarà almeno al 60% , con solo il 10% in meno rispetto al 70% registrato il 27 maggio 1990, l'ultima elezione vinta da Aung San Suu Kyi i cui risultati furono annullati dai militari. Queste elezioni permetteranno il varo del primo governo civile birmano dal colpo di stato del 1962, anche se la costituzione continuerà a garantire ai militari il ruolo guida dell'apparato dello stato.

Le consultazioni sono state bollate da Barack Obama come "tutt'altro che libere o corrette" per un popolo cui "per troppo tempo e' stato negato il diritto di determinare il proprio destino". Elezioni giudicate in generale una farsa dall'occidente sia perche' ai generali sono riservati il 25% dei seggi, ma anche per l'assenza di osservatori internazionali e dal boicottaggio del leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi.

Gli elettori, ha raccontato la tv statale birmana, "hanno votato liberi e felici" e il quotidiano "New Light of Myanmar", un bollettino del regime, ha parlato di "votazione di massa" e "fervore nazionalistico". Ma osservatori indipendenti, specie facendo il confronto con le lunghe file ai seggi del 1990  hanno invece constatato tutt'altro: "Sembra una domenica qualunque", ha raccontato l'ambasciatore britannico da Rangoon, mentre diverse testimonianze parlavano di sezioni semi-vuote. Le stime dell'affluenza da parte degli analisti vanno dal 30 al 50 per cento.

I siti di informazione della diaspora birmana hanno riportato varie irregolarità, da urne riempite con schede votate in anticipo o lasciate aperte, ai suggerimenti di voto da parte dei funzionari al seggio; buona parte degli aventi diritto era già stata fatta votare in anticipo, tra accuse di brogli ancora più massicce. Non ci sono però osservatori elettorali stranieri a documentarle. I diplomatici occidentali si sono rifiutati di presenziare ai tour delle sezioni organizzati dal regime, mentre quelli asiatici difficilmente faranno storie: a Mandalay, l'organo di informazione "Democratic voice of Burma" ha riferito che una delegazione di osservatori era guidata dall'ambasciatore nordcoreano.

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