Americani alle urne per rinnovare la Camera dei Rappresentanti e un terzo del Senato. I Repubblicani sono favoriti, ma i Democratici possono mantenere la maggioranza alla camera alta. Scopri tutti gli scenari possibili. FOTO
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Si aprono i seggi: LE IMMAGINI
Obama, che ha fatto campagna elettorale in 4 Stati nel week-end cercando di galvanizzare l'elettorato democratico, lunedì non si è fatto vedere in pubblico, è rimasto alla Casa Bianca e si è offerto a interviste radiofoniche oltre a fare telefonate per spronare al voto i volontari Democratici. Tra l'altro, si è dovuto correggere per uno scivolone fatto la scorsa settimana, in un'intervista, è ha ammesso che avrebbe dovuto chiamare i repubblicani "avversari" invece di "nemici". Del resto, il repubblicano John Boehner, l'uomo che probabilmente diventerà il prossimo speaker della Camera, lo aveva subito bacchettato, in un comizio elettorale in Ohio, proprio per quell'utilizzo di un termine improprio: "C'è una parola per le persone che hanno il coraggio di parlare in difesa della libertà, della Costituzione e del valore di un governo che abbia dei limiti... E questa parola non è 'nemici', ma 'patrioti'".
Per ottenere la maggioranza anche al Senato, i Repubblicani dovrebbero conquistare i seggi in sette degli otto Stati in bilico (California, Washington, Nevada, Wisconsin, Colorado, Pennsylvania, Illinois e West Virginia). La lista dei Democratici al Senato che rischia di sparire comprende, tra gli altri, il leader della maggioranza Harry Reid (impegnato in un testa-a-testa con il repubblicano del Tea Party, Sharron Angle, in Nevada). E poi ancora dovrebbero spuntarla per il Senato i candidati del Tea Party in Colorado (Ken Buck), in Alaska (Joe Miller) e forse anche in Kentucky (Rand Paul).
Insomma per i Democratici si profila una disfatta. Del resto, gli elettori americani storicamente tendono a punire il partito al potere e sembra questa la causa del successo repubblicano, piuttosto che un subitaneo innamoramento per il Gop. Ed è una ben magra consolazione pensare che storicamente il presidente al potere ha sempre visto il suo partito perdere seggi, nelle elezioni di mid-term: ben magra consolazione, anche perché Bush nel 2002 riuscì ad invertire il trend.
I Repubblicani conquistano la camera e il senato - Possibile ma improbabile. I repubblicani dovrebbe conquistare 10 seggi in più, tra cui un certo numero di seggi in 'corse' davvero molto ravvicinate, e ottenere così i 51 seggi necessari a controllare il Senato. Ma sarebbero ancora largamente sotto i 60 voti necessari per evitare che i Democratici blocchino ogni legge grazie agli ostacoli procedurali noti come 'filibustering' (e ancora ben lontani dai 67 seggi necessari per ribaltare un veto di Obama). Anche in questa eventualità, dunque, Obama potrebbe impedire che un Senato repubblicano ribaltasse i suoi più importanti successi legislativi, tra cui la riforma sanitaria e la regolamentazione del settore finanziaria, opponendo il veto. Ma un Senato repubblicano, che collabora con una Camera repubblica - il partito dell'Elefantino l'ultima volta ha controllato entrambe le Camere nel 2006 - potrebbe svuotare questi provvedimenti facendo mancare i fondi necessari per far funzionare le riforme. Un Senato Repubblicano renderebbe la vita difficile a Obama anche su altri fronti delicati: il consenso alle nomine, innanzitutto, tra cui quelle per i tribunali federali e varie agenzie Stati Uniti. E sarebbe piu' difficile, se non impossibile, che Obama riuscisse a far approvare la legislazione sui cambiamenti climatici (il presidente vuole imporre tagli obbligatori alle emissioni di gas serra da ciminiere e terminali di scarico).
Il Senato si spacca in maniera uniforme - Possibile. I Democratici tuttavia manterrebbero il controllo perché il vice-presidente Usa, Joe Biden, come presidente del Senato, darebbe sempre ai Democratici il vantaggio.
I Repubblicani conquistano la camera e almeno 60 seggi al Senato - Molto improbabile. Sessanta seggi è un numero-chiave perché consente al partito di maggioranza di evitare l'ostruzionismo (sempre che tutti i suoi uomini siano uniti): i Repubblicani dovrebbero fare l'en plein, mantenendo tutti i loro 18 seggi uscenti e conquistando tutti i 19 seggi del Senato Democratici.
I Repubblicani vincono alla Camera e hanno una maggioranza a prova di veto al Senato - Impossibile. Anche se i repubblicani vincessero tutti i 37 seggi in palio quest'anno, rimarrebbero comunque sotto. L'unico modo in cui potrebbero conquistare tutti i 67 seggi necessari per ribaltare i veti di Obama, sarebbe persuadere i Democratici a 'saltare' la barricata.
I Democratici mantengono il controllo di Camera e Senato - La possibilità che il partito dell'asinello riesca a mantenere la sua maggioranza in entrambi i rami del Parlamento è giudicato altamento improbabile da tutti gli analisti politici.
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I Repubblicani conquistano la camera e il senato - Possibile ma improbabile. I repubblicani dovrebbe conquistare 10 seggi in più, tra cui un certo numero di seggi in 'corse' davvero molto ravvicinate, e ottenere così i 51 seggi necessari a controllare il Senato. Ma sarebbero ancora largamente sotto i 60 voti necessari per evitare che i Democratici blocchino ogni legge grazie agli ostacoli procedurali noti come 'filibustering' (e ancora ben lontani dai 67 seggi necessari per ribaltare un veto di Obama). Anche in questa eventualità, dunque, Obama potrebbe impedire che un Senato repubblicano ribaltasse i suoi più importanti successi legislativi, tra cui la riforma sanitaria e la regolamentazione del settore finanziaria, opponendo il veto. Ma un Senato repubblicano, che collabora con una Camera repubblica - il partito dell'Elefantino l'ultima volta ha controllato entrambe le Camere nel 2006 - potrebbe svuotare questi provvedimenti facendo mancare i fondi necessari per far funzionare le riforme. Un Senato Repubblicano renderebbe la vita difficile a Obama anche su altri fronti delicati: il consenso alle nomine, innanzitutto, tra cui quelle per i tribunali federali e varie agenzie Stati Uniti. E sarebbe piu' difficile, se non impossibile, che Obama riuscisse a far approvare la legislazione sui cambiamenti climatici (il presidente vuole imporre tagli obbligatori alle emissioni di gas serra da ciminiere e terminali di scarico).
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