Juan James Rodriguez è il primo streaker a disturbare il presidente Obama, solleticato da un premio da un milione di dollari. Ma i nudisti-esibizionisti sono tanti: irrompono sui campi da gioco e sbeffeggiano il pubblico. Per scommessa e per protesta.
di Eva Perasso
Il più famoso, e anche il più recidivo, è inglese e si chiama Mark Roberts. Di lui il librone del Guinness dei primati dice che vanta il maggior numero di presenze di nudo tra la folla, oltre 150. La prima donna invece è Erica Roe, la ragazza che nei primi anni Ottanta si è esibita per scommessa in un topless che fece parlare molto, attraversando indisturbata il campo della sfida rugbistica Inghilterra-Australia.
Ma insieme a loro la Rete celebra decine di personaggi noti per le loro doti di impavidi corridori nei campi, in mezzo alla via, alle manifestazioni sportive o politiche seguendo una sola e precisa regola: si presentano nudi come mamma li ha fatti. Sono gli streakers, si chiamano così dall’inglese “sfrecciare” e in effetti è difficile vederli fermi. Si muovono veloci (spesso sono atleti o ex sportivi) inseguendo quasi sempre una telecamera, o l’obiettivo di un fotografo. Inseguiti a loro volta da guardie, poliziotti, responsabili della sicurezza e talvolta, come accadde a Roberts in persona, anche dai tori spagnoli di Pamplona alla festa di San Firmino.
Giocosi, sovversivi, spesso solo all’inseguimento di una gag ‘pecoreccia’ che faccia parlare, e molto, di loro. L’ultimo in ordine cronologico è Juan James Rodriguez, che a inizio mese si è mostrato in tutta la sua nudità davanti a Barack Obama, nel corso di un comizio a Philadelphia. Grazie alla sua performance – e alla pubblicità di un sito internet scritta a pennarello sul suo petto – ha guadagnato non solo popolarità, ma anche il milione di dollari che il magnate Alki David, proprietario di canali satellitari in tutto il mondo, gli ha offerto in cambio della sua esibizione davanti al Presidente.
Dall’ultimo al primo passano ben 35 anni. Le origini dello streaking infatti sono datate 1974, quando nei campus universitari del Maryland iniziò a impazzare la strana moda di correre, danzare e liberare la propria espressività fisica per celebrare la vita, il corpo, la libertà sessuale e certo, la primavera e i primi caldi. Da attività di gruppo però già l’anno successivo quella dello streaking divenne mania di protagonismo più egocentrico. E pochi mesi dopo ecco Michael O’Brien, di professione ragioniere, australiano, correre nudo (ma con la barba) per il campo da rugby della britannica Twickenham, durante il match Inghilterra-Francia. Insieme a lui, divenne famoso anche il cappello che una delle guardie intervenute per allontanarlo usò per coprire i suoi attributi dagli sguardi della folla.
Nella lista degli streaker più famosi, oltre al “professionista” Roberts, va citato Jimmy Jump, un saltatore che unisce il nudismo a imprese da vero ginnasta, saltellando da spalti a campi da gioco, scavalcando leggiadro transenne e sfuggendo così ai poliziotti che lo inseguono sempre a fatica. Negli annali sono rimaste le sue comparsate del 2004, al Gran Premio di Formula1 di Barcellona e a ruota a inizio estate alla finale degli europei 2004 tra Portogallo e Grecia.
Per ricordare tutti i campi sportivi in cui gli streaker hanno saputo infiltrarsi, bisogna ancora citare il tennis e la famosa scritta sulla pancia “New balls” con tanto di freccia verso i genitali che sempre lui, Mark Roberts, si fece nel 2000 per rispondere alla richiesta della tennista Anna Kournikova che aveva, appunto, chiesto palle nuove in partita. E ancora, ecco l’invasore da Olimpiadi: è irlandese, si chiama Cornelius Horan e fino a poco tempo fa era un prete. Oggi passa il suo tempo a fare comparse vestito con il gonnellino scozzese e con cartelli che inneggiano al Signore e alle Sacre scritture. Nel 2004, ai Giochi olimpici di Atene, invase il campo nel corso della maratona maschile atterrando un maratoneta brasiliano (Vanderlei Lima) che stava conducendo la gara. Sul suo petto un cartello: “Leggete la Bibbia, il Signore ha sempre ragione”.
Il più famoso, e anche il più recidivo, è inglese e si chiama Mark Roberts. Di lui il librone del Guinness dei primati dice che vanta il maggior numero di presenze di nudo tra la folla, oltre 150. La prima donna invece è Erica Roe, la ragazza che nei primi anni Ottanta si è esibita per scommessa in un topless che fece parlare molto, attraversando indisturbata il campo della sfida rugbistica Inghilterra-Australia.
Ma insieme a loro la Rete celebra decine di personaggi noti per le loro doti di impavidi corridori nei campi, in mezzo alla via, alle manifestazioni sportive o politiche seguendo una sola e precisa regola: si presentano nudi come mamma li ha fatti. Sono gli streakers, si chiamano così dall’inglese “sfrecciare” e in effetti è difficile vederli fermi. Si muovono veloci (spesso sono atleti o ex sportivi) inseguendo quasi sempre una telecamera, o l’obiettivo di un fotografo. Inseguiti a loro volta da guardie, poliziotti, responsabili della sicurezza e talvolta, come accadde a Roberts in persona, anche dai tori spagnoli di Pamplona alla festa di San Firmino.
Giocosi, sovversivi, spesso solo all’inseguimento di una gag ‘pecoreccia’ che faccia parlare, e molto, di loro. L’ultimo in ordine cronologico è Juan James Rodriguez, che a inizio mese si è mostrato in tutta la sua nudità davanti a Barack Obama, nel corso di un comizio a Philadelphia. Grazie alla sua performance – e alla pubblicità di un sito internet scritta a pennarello sul suo petto – ha guadagnato non solo popolarità, ma anche il milione di dollari che il magnate Alki David, proprietario di canali satellitari in tutto il mondo, gli ha offerto in cambio della sua esibizione davanti al Presidente.
Dall’ultimo al primo passano ben 35 anni. Le origini dello streaking infatti sono datate 1974, quando nei campus universitari del Maryland iniziò a impazzare la strana moda di correre, danzare e liberare la propria espressività fisica per celebrare la vita, il corpo, la libertà sessuale e certo, la primavera e i primi caldi. Da attività di gruppo però già l’anno successivo quella dello streaking divenne mania di protagonismo più egocentrico. E pochi mesi dopo ecco Michael O’Brien, di professione ragioniere, australiano, correre nudo (ma con la barba) per il campo da rugby della britannica Twickenham, durante il match Inghilterra-Francia. Insieme a lui, divenne famoso anche il cappello che una delle guardie intervenute per allontanarlo usò per coprire i suoi attributi dagli sguardi della folla.
Nella lista degli streaker più famosi, oltre al “professionista” Roberts, va citato Jimmy Jump, un saltatore che unisce il nudismo a imprese da vero ginnasta, saltellando da spalti a campi da gioco, scavalcando leggiadro transenne e sfuggendo così ai poliziotti che lo inseguono sempre a fatica. Negli annali sono rimaste le sue comparsate del 2004, al Gran Premio di Formula1 di Barcellona e a ruota a inizio estate alla finale degli europei 2004 tra Portogallo e Grecia.
Per ricordare tutti i campi sportivi in cui gli streaker hanno saputo infiltrarsi, bisogna ancora citare il tennis e la famosa scritta sulla pancia “New balls” con tanto di freccia verso i genitali che sempre lui, Mark Roberts, si fece nel 2000 per rispondere alla richiesta della tennista Anna Kournikova che aveva, appunto, chiesto palle nuove in partita. E ancora, ecco l’invasore da Olimpiadi: è irlandese, si chiama Cornelius Horan e fino a poco tempo fa era un prete. Oggi passa il suo tempo a fare comparse vestito con il gonnellino scozzese e con cartelli che inneggiano al Signore e alle Sacre scritture. Nel 2004, ai Giochi olimpici di Atene, invase il campo nel corso della maratona maschile atterrando un maratoneta brasiliano (Vanderlei Lima) che stava conducendo la gara. Sul suo petto un cartello: “Leggete la Bibbia, il Signore ha sempre ragione”.