L'ultimo saluto agli alpini morti in Afghanistan
MondoSi sono svolti a Roma i funerali dei militari italiani caduti nel paese asiatico. "Hanno testimoniato l'amore nel servizio ai più deboli ed emarginati" ha detto monsignor Pelvi nel corso dell'omelia. Napolitano: "Questi ragazzi fanno onore all'Italia"
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"Marco, Francesco, Giammarco, Sebastiano, hanno testimoniato l'amore nel servizio ai più deboli ed emarginati, non rivendicando diritti ma rispondendo ai bisogni". Così l'ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, ha ricordato durante l'omelia nel corso dei funerali, i quattro alpini uccisi in Afghanistan, "profeti del bene comune, decisi a pagare di persona ciò in cui hanno creduto e per cui hanno vissuto". La celebrazione si è svolta martedì 12 ottobre, nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma.
"Erano in Afghanistan - ha aggiunto - per difendere, aiutare, addestrare. Compito dei nostri militari, in quella martoriata terra, è il mantenimento della sicurezza, la formazione dell'esercito e della polizia afgani, la realizzazione di progetti civili come ponti, scuole, ambulatori e pozzi".
Monsignor Pelvi ha ricordato che nella basilica di S.Maria degli Angeli "è raccolta simbolicamente l'Italia, che abbraccia nella preghiera" i quattro caduti: Giammarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone, con soli 23 anni il più giovane di tutti. E rivolgendosi ai genitori delle vittime ha ricordato che "proprio voi avete insegnato quell'amore gratuito, disinteressato e generoso, che si è manifestato poi nella professione militare dei vostri figli, educati a quegli slanci di solidarietà creativa capaci di allargare il cuore, verso le necessità dei deboli, e fare quanto concretamente possibile per venire loro in soccorso".
Lunedì 11 ottobre, c'era stato l'omaggio, tra gli altri, del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai caduti, al loro ritorno in patria all'aeroporto militare di Ciampino. Il giorno dopo Napolitano ha voluto di nuovo ricordare i quattro militari: "Dobbiamo a questi ragazzi infinita riconoscenza per aver sacrificato le loro giovani vite servendo con altruismo e coraggio una causa giusta e facendo onore nel modo più alto al loro e nostro paese, all'Italia" ha detto il Capo dello Stato.
Intanto il mondo politico resta diviso tra ritiro e cambio delle regole d'ingaggio. Secondo il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, armare i caccia italiani impiegati in Afghanistan con bombe "non è in contraddizione" col mandato e la strategia militari Isaf.
Nel sanguinoso scontro in Afghanistan, per lo scoppio di un ordigno che ha investito un blindato Lince nel distretto di Gulistan, hanno perso la vita il primo caporal maggiore Gianmarco Manca (nato ad Alghero, classe1978), il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi (nato a Pisa, 1984), il primo caporal maggiore Sebastiano Ville (nato a Lentini, Siracusa, 1983) e il caporal maggiore Marco Pedone (nato a Gagliano del Capo, Lecce, 1987). E' rimasto invece ferito il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia (nato a Pescina, l'Aquila, il 18 marzo 1972), che non versa in pericolo di vita.
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"Erano in Afghanistan - ha aggiunto - per difendere, aiutare, addestrare. Compito dei nostri militari, in quella martoriata terra, è il mantenimento della sicurezza, la formazione dell'esercito e della polizia afgani, la realizzazione di progetti civili come ponti, scuole, ambulatori e pozzi".
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Intanto il mondo politico resta diviso tra ritiro e cambio delle regole d'ingaggio. Secondo il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, armare i caccia italiani impiegati in Afghanistan con bombe "non è in contraddizione" col mandato e la strategia militari Isaf.
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