I soldati su Facebook: dolore e rabbia contro i politici

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I soldati italiani in Afghanistan in una foto d'archivio
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I messaggi dei militari italiani sul social network a pochi giorni dall'attentato in Afghanistan che ha ucciso quattro alpini: "Chiamatela come volete ma non missione di pace". E a chi governa: "Vergognatevi, sta morendo gente per i vostri interessi"

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Sono la valvola di sfogo che mette a nudo gli umori dei militari. Ma anche lo strumento più veloce, in caso di emergenza, per avere notizie dei propri cari. I profili su Facebook dei soldati italiani in queste ore hanno un tratto in comune: un tricolore listato a lutto in memoria dei quattro alpini morti sabato 9 in un'imboscata in Afghanistan.

Ma oltre i messaggi di cordoglio c'è chi preferisce prendersela con i politici, come Marco P., che in uno status spiega: "viviamo nel paese delle mezze verità c'è chi va a pescare a mosca e chi pensa a una casa a montecarlo vergognatevi pezzi di m.,sta morendo gente per i vostri interessi bastardi". Un riferimento esplicito a Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. Polemico anche Walter A., un altro soldato amico delle vittime: "kiamatela come volete...ma NON MISSIONE DI PACE!!!...grazie!!!".

Nelle ore successive alla notizia dell'attentato sul profilo pubblico di Daniele M., militare impegnato in missione, la mamma della sua fidanzata scrive per avere notizie. Risponde nei commenti, dieci minuti dopo l'appello, Franca C.: "Sono una collega di Daniele, sta bene...stia tranquilla".

E' la stessa ragazza nel suo profilo, qualche ora più tardi, a scrivere: "buonanotte amici...speriamo in un giorno migliore...". C'è invece chi riesce a dare notizie in autonomia come Michele Miccoli. Inizialmente si pensava fosse lui ad essere rimasto gravemente ferito nell'attentato: "Ragazzi io sto bene è tutto a posto ciao a presto", ha detto in uno status alle 13.25 di sabato raccogliendo i sospriri di sollievo dei suoi amici che in massa hanno commentato il post. Chi invece non ce l'ha fatta come il caporal maggiore Gianmarco Manca, uno dei quattro caduti, lascia sulla sua pagina di Facebook il motto: "Meglio morire in piedi che vivere una vita strisciando".

Ma dalle pagine dei militari emerge soprattutto la rabbia: "Promessa davanti al popolo di facebook....il primo musulmano ke incontro sulla mia strada....lo faro' a pezzi....", scrive a caldo Mario S.. Lo stesso soldato, una settimana fa, si diceva pronto a unirsi alla missione in Afghanistan: "basta ke fate il mio nome ed io vengo laggiu nella terra d nessuno...!".
Un altro militare, Francesco I., vede nella tragedia una spinta per iniziare la sua missione: "Onore a tutti voi siete e rimmarete sempre il simbolo ke qualcuno di buono in questo mondo di merda c'è sempre.........anch'io darò il mio contributo per migliorare tutta la regione ke è colpita da questi disagi......ragazzi sarò con voi prestissimo".
Toni diversi per Antonhino C. che nel rivolgere un pensiero alle vittime commenta: "Cercate di proteggere i nostri fratelli rimasti ancora lì in quel posto di m. fatto di persone vigliacche".

Ma cosa dice chi è rimasto in Afghanistan? Qualcuno fa i conti con i problemi tecnici di comunicazione: "mi si sono rotte pure le cuffie x la video chiamata!", racconta Michele D. che poi si lascia andare a un pensiero carico di nostalgia: "MONDO SONO QUA! e ti porto senpre con me!".
E nei mesi scorsi, prima che il sangue tornasse a macchiare la missione italiana si poteva anche sdrammatizzare la lontananza da casa, come Maurizio C. che il 15 agosto aveva scritto: "oggi è ferragosto? veramente? mi ero scordato! ferragosto in afghanistan...un film di dario argento....nei migliori cinema di herat!".

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