Elezioni in Venezuela, nuovo test per Chavez

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Il presidente venezuelano Hugo Chavez
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Oggi oltre 17 milioni di persone potranno votare per eleggere i 165 membri del parlamento. L'opposizione, che nel 2005 preferì non presentarsi adducendo possibili frodi, si presenterà unita nel "Tavolo di unità democratica"

Hugo Chavez affronta il responso delle urne in occasione delle elezioni legislative in programma domenica in Venezuela.
Per il leader 'bolivariano' è la tredicesima volta in undici anni di potere: una indubbia prova di democrazia, afferma il suo governo, mentre le accuse di autoritarismo da parte dell'opposizione si sprecano.

Domenica oltre 17 milioni di venezuelani potranno votare per eleggere i 165 membri del Parlamento. Per Chavez, è una sfida particolare, visto che alle ultime legislative, nel 2005, l'opposizione preferì restare a casa, adducendo possibili frodi. Un errore che hanno successivamente ammesso tutti, visto che tale decisione ha consentito a Chavez di fare e disfare nell'Assemblea di Caracas per un lustro.
Ora, però, dopo lunghe trattative, una ventina di partiti, dall'estrema destra alle sinistre, sono confluiti nel Tavolo di unità democratica (Mud), con il quale si stanno battendo, in una dura campagna elettorale, contro il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), al governo.
Quello di oggi rappresenta quindi un nuovo plebiscito sulla figura del presidente, anche perché la grande maggioranza dei candidati, sia del Psuv che del Mud, sono quasi sconosciuti agli elettori. Anche in questa campagna elettorale, Chavez ha galvanizzato in prima persona le sue 'camicie rosse', sia con roboanti comizi e marce sia con singolari iniziative per accalappiare consensi.

Tra le più suggestive, la campagna promossa via tv per vendere elettrodomestici prodotti in Cina a prezzi scontati.
"Vendo frigoriferi, lavatrici e condizionatori d'aria. Ottimi, a buon prezzo e con lo sconto", ha assicurato utilizzando Twitter il leader del 'socialismo del XX secolo'. Al di là delle accuse interne ed internazionali, la palla al piede per Chavez in vista del voto è soprattutto la situazione economica, in primo luogo l'inflazione, che ormai viaggia al 30%, la più alta dell'America Latina.
C'è poi l'ormai endemica violenza, soprattutto nelle città, e la corruzione dell'apparato pubblico. Come se ciò non bastasse vi è poi un possibile incremento dell'astensionismo. Nelle presidenziali del 2006 ha votato il 74% degli aventi diritto. Nel referendum del 2007, il 61% e nelle elezioni per governatori e sindaci del 2008, il 66%. Domenica, le previsioni parlano di un 50%. In pratica, come è già accaduto, alcuni milioni di potenziali 'chavisti' potrebbero restare a casa, delusi dalla 'rivoluzione bolivariana'. Ma Chavez non demorde.

"Demoliremo i controrivoluzionari e ridurremo in briciole gli 'squallidi' (gli oppositori ndr.)", ha urlato nel suo ultimo comizio. Non sarà così, visto che i sondaggi parlano di una vittoria del Psuv, ma non al di là del 52%. Con il voto di domenica, Chavez punta gi' ad un possibile rinnovo del mandato nel 2012. "Sono pronto per restare con voi, per continuare a costruire la felice patria che lasceremo ai nostri figli": cioé almeno fino al 2019, affermano gli oppositori di Caracas.

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