Google, ecco la mappa delle pressioni governative
MondoIn una pagina creata da Mountain View tutti i dati sulle richieste arrivate dai Paesi al motore di ricerca. Da gennaio a giugno l'Italia ha chiesto per 651 volte di rimuovere dei contenuti, dai video ai post sui blog
Video su YouTube da rimuovere, risultati delle ricerche da modificare, informazioni sugli utenti. Sono migliaia le richieste ricevute negli ultimi mesi da Google da parte dei Governi di tutto il mondo. Dati che il gigante di Mountain View mesi fa ha deciso di rendere pubblici attraverso il Government Requests Tool. Una sorta di mappa delle pressioni governative che adesso è stata aggiornata adesso con nuovi numeri, relativi al periodo che va da gennaio a giugno 2010.
La mappa distingue tra i "Removal", cioè le richieste di rimozione dei contenuti, e i "Data", ovvero le richieste, da parte dell'autorità competenti, di informazioni sugli utenti coinvolti in indagini penali.
In testa alla classifica delle pressioni ci sono gli Stati Uniti che per 4287 volte hanno chiesto a Google di cancellare un contenuto. L'82,8% delle richieste, che hanno riguardato soprattutto i video pubblicati su YouTube, è andato a buon fine. La cifra quasi si dimezza nel caso del Brasile, secondo in classifica con 2435 richieste. Ma è curioso notare come il Paese sudamericano superi gli Usa in quanto a pressioni sugli utenti: 387 removal contro 128.
Al sesto posto dopo Inghilterra, India, Francia e Germania c'è l'Italia. Il motore di ricerca ha esaudito ben il 97,1% delle 651 richieste pervenute da Roma. Anche nel nostro Paese sono soprattutto i video a essere sotto accusa (11 i casi riscontrati). E proprio da un video è scaturito un processo che ha portato, in febbraio, alla condanna di Google. Tre dirigenti della società sono stati giudicati in primo grado colpevoli di violazione delle norme sulla privacy per non aver impedito la pubblicazione in Internet di un video di maltrattamenti su un minore affetto da sindrome di Down.
"Quando possibile, informiamo gli utenti sulle richieste che potrebbero riguardarli direttamente", ha scritto David Drummond, capo dell'ufficio legale di Google. "Se rimuoviamo un contenuto nei risultati delle ricerche, lo segnaliamo apertamente agli utenti. Le cifre che oggi condividiamo portano questa trasparenza un passo più avanti e riflettono il numero totale di richieste ricevute, suddivise per giurisdizione. Inoltre, condividiamo la quantità di richieste di rimozione di contenuti alle quali non ci conformiamo, e sebbene non ci risulti al momento possibile fornire maggiori dettagli utili sulla nostra osservanza di richieste relative ai dati degli utenti, è nostra volontà farlo in futuro".
La mappa distingue tra i "Removal", cioè le richieste di rimozione dei contenuti, e i "Data", ovvero le richieste, da parte dell'autorità competenti, di informazioni sugli utenti coinvolti in indagini penali.
In testa alla classifica delle pressioni ci sono gli Stati Uniti che per 4287 volte hanno chiesto a Google di cancellare un contenuto. L'82,8% delle richieste, che hanno riguardato soprattutto i video pubblicati su YouTube, è andato a buon fine. La cifra quasi si dimezza nel caso del Brasile, secondo in classifica con 2435 richieste. Ma è curioso notare come il Paese sudamericano superi gli Usa in quanto a pressioni sugli utenti: 387 removal contro 128.
Al sesto posto dopo Inghilterra, India, Francia e Germania c'è l'Italia. Il motore di ricerca ha esaudito ben il 97,1% delle 651 richieste pervenute da Roma. Anche nel nostro Paese sono soprattutto i video a essere sotto accusa (11 i casi riscontrati). E proprio da un video è scaturito un processo che ha portato, in febbraio, alla condanna di Google. Tre dirigenti della società sono stati giudicati in primo grado colpevoli di violazione delle norme sulla privacy per non aver impedito la pubblicazione in Internet di un video di maltrattamenti su un minore affetto da sindrome di Down.
"Quando possibile, informiamo gli utenti sulle richieste che potrebbero riguardarli direttamente", ha scritto David Drummond, capo dell'ufficio legale di Google. "Se rimuoviamo un contenuto nei risultati delle ricerche, lo segnaliamo apertamente agli utenti. Le cifre che oggi condividiamo portano questa trasparenza un passo più avanti e riflettono il numero totale di richieste ricevute, suddivise per giurisdizione. Inoltre, condividiamo la quantità di richieste di rimozione di contenuti alle quali non ci conformiamo, e sebbene non ci risulti al momento possibile fornire maggiori dettagli utili sulla nostra osservanza di richieste relative ai dati degli utenti, è nostra volontà farlo in futuro".