Dopo l’exploit alle elezioni europee del 2009 (7% dei voti e due rappresentanti eletti), il Pirat Partiet svedese fa flop alle legislative, fermandosi all’1,4% delle preferenze. Le prime reazioni
di Nicola Bruno
Quest’anno l’exploit è toccato alla destra xenofoba, che per la prima volta metterà piede nel Riksdag, il Parlamento Svedese. Ma l’anno scorso, durante le elezioni Europee, era stato il Pirat Parteit la vera grande sorpresa. Con il 7,1% delle preferenze, gli agguerriti pirati di Stoccolma erano riusciti a portare ben due rappresentati a Bruxelles.
A più di dodici mesi di distanza, il Pirat Partiet guidato da Rick Falkvinge si deve accontentare di un magro 1,4%. Un vero e proprio flop, che riporta la formazione alle deludenti performance del 2006, quando si presentò per la prima volta ad una consultazione elettorale. Cosa è successo nel giro di un anno? Come mai i Pirati hanno perso la capacità di attrazione del voto giovanile e di protesta che aveva portato molti osservatori a parlare della nascita dei “nuovi Verdi”?
I primi ad accusare il colpo sono stati gli stessi esponenti del partito. Nessuno si aspettava una simile debacle, spiega il leader sul proprio blog: “E’ stata la campagna elettorale in cui abbiamo lavorato meglio. Abbiamo avuto un sacco di attenzione da parte dei media e la nostra organizzazione era più oleata che mai. Evidentemente non abbiamo avuto il vento in poppa come l’anno scorso”.
Non sono servite a molto, quindi, le promesse della vigilia. Come quella di portare dentro il parlamento svedese i server di Wikileaks, per garantire all’organizzazione di Julian Assange la massima protezione. Rispetto al 2009 è poi mancata tutta l’attenzione sollevata dal processo a Pirate Bay, che proprio alla vigilia delle Europee aveva portato alla condanna dei quattro fondatori del noto servizio di file-sharing.
Cosa fare ora? “Quello che abbiamo sempre fatto. Continuare a combattere” risponde Falkvinge, che promette l’istituzione di un think-tank per elaborare meglio la piattaforma ideologica del partito. Il principale punto debole dei Pirati resta proprio l’assenza di una proposta politica più ampia. Non basta presentarsi con un programma minimale (tutela della privacy e lotta al copyright) per mobilitare il voto giovanile. Anche perché queste tematiche sono ormai cavalcate da tutti i partiti della sinistra svedese. Serve un salto di qualità. Oppure, come spiega a Sky.it Enzo Mazza, presidente della Federazione Industria Discografica Italiana (una delle organizzazioni più impegnate contro la pirateria online), tutto svanirà nel nulla: “La mobilitazione del popolo di Internet è pari a zero. Ci si innamora delle questioni politiche come ci si infatua di Facebook e MySpace. Il partito pirata andava di moda con Pirate Bay. Oggi Pirate Bay è superato da altre tecnologie. Si è trattato solo di un fenomeno superficiale”.
Quest’anno l’exploit è toccato alla destra xenofoba, che per la prima volta metterà piede nel Riksdag, il Parlamento Svedese. Ma l’anno scorso, durante le elezioni Europee, era stato il Pirat Parteit la vera grande sorpresa. Con il 7,1% delle preferenze, gli agguerriti pirati di Stoccolma erano riusciti a portare ben due rappresentati a Bruxelles.
A più di dodici mesi di distanza, il Pirat Partiet guidato da Rick Falkvinge si deve accontentare di un magro 1,4%. Un vero e proprio flop, che riporta la formazione alle deludenti performance del 2006, quando si presentò per la prima volta ad una consultazione elettorale. Cosa è successo nel giro di un anno? Come mai i Pirati hanno perso la capacità di attrazione del voto giovanile e di protesta che aveva portato molti osservatori a parlare della nascita dei “nuovi Verdi”?
I primi ad accusare il colpo sono stati gli stessi esponenti del partito. Nessuno si aspettava una simile debacle, spiega il leader sul proprio blog: “E’ stata la campagna elettorale in cui abbiamo lavorato meglio. Abbiamo avuto un sacco di attenzione da parte dei media e la nostra organizzazione era più oleata che mai. Evidentemente non abbiamo avuto il vento in poppa come l’anno scorso”.
Non sono servite a molto, quindi, le promesse della vigilia. Come quella di portare dentro il parlamento svedese i server di Wikileaks, per garantire all’organizzazione di Julian Assange la massima protezione. Rispetto al 2009 è poi mancata tutta l’attenzione sollevata dal processo a Pirate Bay, che proprio alla vigilia delle Europee aveva portato alla condanna dei quattro fondatori del noto servizio di file-sharing.
Cosa fare ora? “Quello che abbiamo sempre fatto. Continuare a combattere” risponde Falkvinge, che promette l’istituzione di un think-tank per elaborare meglio la piattaforma ideologica del partito. Il principale punto debole dei Pirati resta proprio l’assenza di una proposta politica più ampia. Non basta presentarsi con un programma minimale (tutela della privacy e lotta al copyright) per mobilitare il voto giovanile. Anche perché queste tematiche sono ormai cavalcate da tutti i partiti della sinistra svedese. Serve un salto di qualità. Oppure, come spiega a Sky.it Enzo Mazza, presidente della Federazione Industria Discografica Italiana (una delle organizzazioni più impegnate contro la pirateria online), tutto svanirà nel nulla: “La mobilitazione del popolo di Internet è pari a zero. Ci si innamora delle questioni politiche come ci si infatua di Facebook e MySpace. Il partito pirata andava di moda con Pirate Bay. Oggi Pirate Bay è superato da altre tecnologie. Si è trattato solo di un fenomeno superficiale”.