Svezia, l’estrema destra per la prima volta in Parlamento

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Il leader del partito di estrema destra Jimmie Akesson
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Alle elezioni i conservatori ottengono un risultato storico e si confermano alla guida del governo. Ma la novità è il partito xenofobo Sd, che supera la soglia di sbarramento del 4%

La coalizione di centrodestra guidata dal primo ministro svedese Frederik Reinfeldt ha vinto le elezioni politiche del 19 settembre, senza però raggiungere la maggioranza necessaria a formare da sola un nuovo governo. Ma la vera novità della tornata elettorale è l'ingresso in Parlamento per la prima volta dell'estrema destra xenofoba, i "Democratici di Svezia" (Sd) di Jimmie Akesson, che con il 4,6% dei voti hanno superato la soglia necessaria (4%) a conquistare seggi.

Dopo lo scrutinio di quasi tutti i 5.668 seggi distrettuali, la coalizione di Reinfeldt sembra conquistare 172 dei 349 seggi del parlamento, con 20 seggi al partito anti-islamico degli
Svedesi Democratici, 157 all'opposizione guidata dei socialdemocratici. Il secondo mandato di Reinfeldt è un'altra prima assoluta in un secolo di storia del Paese scandinavo, in cui i socialdemocratici hanno dominato la scena politica per 80 anni. Sconfitto il centrosinistra, che puntava su una donna, Mona Sahlin, per recuperare il primato perduto quattro anni fa.

L'estrema destra di Akesson, 31 anni, da cinque leader di Sd, è da tempo presente negli enti locali e si ritrova dunque a fare da ago della bilancia, nonostante negli ultimi giorni di campagna elettorale sia Reinfeldt che Sahlin hanno categoricamente escluso una collaborazione con il partito xenofobo e anti-islamico. "Non li toccherei neanche con le pinze", aveva detto nei giorni scorsi il premier uscente, mentre Akesson aveva tuonato contro gli altri partiti, prevedendo la storica svolta: "Per il semplice fatto di trovarci in parlamento, li spaventeremo e li costringeremo ad adattarsi".

In un Paese che ha fatto registrare una ripresa economica tra le più forti in Europa e uno stato delle finanze pubbliche tra i più sani, la campagna elettorale è stata dominata dai temi del welfare e delle politiche fiscali, con il governo che ha rivendicato i tagli alle tasse e ai benefit e l'opposizione che al contrario ha criticato l'indebolimento del celebre stato sociale svedese, 'dalla culla alla tomba'. E il welfare, "corroso" dall'immigrazione, è stato anche il cavallo di battaglia della destra che ha cavalcato (come successo in altri Paesi europei, dal Belgio all'Olanda) le paure di un Paese composto per il 14% da stranieri di varie nazionalità, brandendo la minaccia di una "rivoluzione islamica".

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