Fide, la guerra fredda degli scacchi

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Elezioni in vista per la Federazione Mondiale degli scacchi. Gli sfidanti, il campione Anatolij Karpov e il dittatore della Calmucchia Kirsan Ilyumzhinov, dividono il mondo e la Russia. A partire da Putin e dalla sua opposizione

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Dietro la scacchiera, il mondo intero. O quantomeno interessi economici e politici che vanno ben oltre il mondo degli scacchi. E riguardano, fra l’altro, anche il rapporto con la Russia di Putin.
Le elezioni per la presidenza della Fide, la Federazione Mondiale degli scacchi al voto a fine settembre, nascondono un delicato equilibrio tra potenze mondiali. In lotta due scacchisti rispettivamente sostenuti dalla cerchia di Putin e dai suoi oppositori.

Da un lato c'è l'oligarca Kirsan Ilyumzhinov, 48 anni, da 17 leader della Calmucchia, repubblica caucasica buddista compresa nella federazione russa.
Dall'altro, lo scacchista di fama mondiale Anatolij Karpov, 59 anni, finora se non un nostalgico dell'Urss perlomeno un indifferente riguardo al passato.
Mentre altri colleghi scacchisti scappavano dalla Russia sovietica per riparare in occidente, come il dissidente Korchnoj che si stabilì in Francia, o contestavano il regime come il ribelle Kasparov, lui non si pronunciava e viveva concentrato solo sugli scacchi.
Quello che non ha potuto il regime sovietico in 40 anni, l'ha compiuto il governo Putin in un decennio: il tranquillo Karpov è sceso in campo per contrastare il primo ministro russo.
L'ha fatto nel campo che padroneggia: gli scacchi. Decidendo di sfidare Ilyumzhinov, presidente della Fide dal 1995 e protetto di Putin.

Karpov all'indomani dell'annuncio della sua candidatura ha incassato l'appoggio di Francia, Spagna e Germania. Entro la fine del mese spera di ottenere anche l'approvazione delle altre delegazioni europee.
Intanto, dopo aver ottenuto la promessa del voto in Argentina e aver proposto l’introduzione degli scacchi nel programma scolastico in Bolivia, ha cominciato a corteggiare l'Africa: nel corso di un viaggio nel continente nero, ha dichiarato di volersi impegnare per favorire la diffusione degli scacchi e, se sarà eletto, di volere come vice presidente proprio un africano.

Anche Ilyumzhinov affila le armi in vista della battaglia.
La sua carriera politica, iniziata nel 1993 quando vinse le elezioni a soli 31 anni con la promessa (mai mantenuta) di un cellulare per ogni pastore del suo paese, si è conclusa i primi giorni di settembre.
Il presidente ha dato le sue dimissioni spiegando di voler concentrarsi solo sulla Fide. Si dice sia stata una mossa preventiva, dato che il Cremlino non lo voleva comunque riconfermare.
Gli scacchi sono comunque la sua passione da sempre: nel 1998, per ospitare le Olimpiadi della disciplina, fece costruire in Calmuccchia Chess City, una città dove le case erano a forma di pedine.
Tra le passioni di Ilyumzhinov trovano posto anche gli alieni e l'esoterismo: ha raccontato di essere stato rapito dagli extraterrestri (aprendo una discussione alla Duma russa sulla possibilità che avesse rivelato loro segreti di stato) e ha anche istituito un Ministero per lo sviluppo delle facoltà extrasensoriali del suo popolo.

Ilyumzhinov, tra una puntata in Afghanistan (dove ha dichiarato di voler costruire un’altra Chess City) e una in Israele, si vanta di aver già incassato le preferenze di 93 paesi.
A partire dalla Russia, che però Karpov gli contesta. Se dovesse prevalere una linea pro-Putin, sarebbe Ilyumzhinov il favorito. Ma Karpov sembra essere la scelta di altre forze politiche.
E l'Italia dell'"amico Berlusconi"? Ha deciso di astenersi. Entrambi i candidati hanno denunciato irregolarità nei documenti presentati dal rivale e la commissione etica che dovrà pronunciarsi sul dossier riguardante Karpov è presieduta da un italiano, il dott. Rivello. Decidere chi appoggiare potrebbe, fanno sapere dalla Federazione scacchistica italiana, influenzare il voto della commissione e cambiare il corso delle elezioni prima che queste si svolgano.

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