Il 58% ha votato a favore del referendum voluto dal premier Erdogan, che esulta: "E' un'importante svolta per la nostra democrazia". Una vittoria che avvicina Ankara all'Europa
Netta vittoria del sì alle riforme costutuzionali volute dal governo Erdogan nel referendum in Turchia. Con il 99% delle schede scrutinate, il 58% ha votato a favore degli emendamenti a 22 articoli della Costituzione del 1982. Il successo dell'"Evet", il sì, è destinato a ridimensionare il potere dei generali che dal 1960 condizionano la vita civile del Paese e rappresenta un passo avanti sulla via della democrazia e delle riforme, anche nell'ottica dell'avvicinamento all'Unione europea.
Gli emendamenti aumentano infatti il numero dei componenti della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura, che saranno nominati non soltanto dai giudici ma anche dal Parlamento e dal presidente della Repubblica. Inoltre sarà possibile sottoporre i militari alla giustizia civile. La vittoria è un ottimo viatico per il Partito della Giustizia e dello sviluppo del premier Recep Tayyp Erdogan in vista delle elezioni politiche dell'anno prossimo, dove spera di ottenere il terzo mandato consecutivo per restare al governo dopo otto anni.
"Questo referendum è un'importante svolta per la democrazia turca", aveva affermato Erdogan dopo aver votato. Nell'opposizione nazionalista c'è chi teme che ora venga intaccata la rivoluzione secolare imposta dal padre della patria Mustafa Kemal Ataturk dopo il collasso dell'impero ottomano nel 1923. In particolare si pensa che nelle più alte magistrature possa esserci un'infornata di religiosi ultraconservatori in grado di rimettere in discussione la laicità dello Stato.
Gli emendamenti aumentano infatti il numero dei componenti della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura, che saranno nominati non soltanto dai giudici ma anche dal Parlamento e dal presidente della Repubblica. Inoltre sarà possibile sottoporre i militari alla giustizia civile. La vittoria è un ottimo viatico per il Partito della Giustizia e dello sviluppo del premier Recep Tayyp Erdogan in vista delle elezioni politiche dell'anno prossimo, dove spera di ottenere il terzo mandato consecutivo per restare al governo dopo otto anni.
"Questo referendum è un'importante svolta per la democrazia turca", aveva affermato Erdogan dopo aver votato. Nell'opposizione nazionalista c'è chi teme che ora venga intaccata la rivoluzione secolare imposta dal padre della patria Mustafa Kemal Ataturk dopo il collasso dell'impero ottomano nel 1923. In particolare si pensa che nelle più alte magistrature possa esserci un'infornata di religiosi ultraconservatori in grado di rimettere in discussione la laicità dello Stato.