Pakistan, una tragedia raccontata (solo) dalla rete

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(Credits: Getty Image)
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Le immagini sulle alluvioni non hanno trovato grandi spazi nei media occidentali, ma il web si è impegnato a mantenere alta l'attenzione. Tra blogger e social network, ecco le migliori fonti su cui trovare testimonianze in video, immagini e racconti

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di Maria Cecilia Averame


Le piogge monsoniche che si sono abbattute sul Pakistan fra luglio ed agosto, secondo i dati ufficiali, hanno coinvolto oltre 17,6 milioni di persone. Migliaia sono i dispersi, milioni gli sfollati, tantissime le abitazioni distrutte ed è ancora forte il timore che si possano diffondere epidemie non controllate.
Eppure l'eco della tragedia è arrivata flebile sui media occidentali: informazioni brevi e rarefatte; la tragedia, se non dimenticata, è comunque passata in secondo piano. Ma non così ha fatto la rete.
A mantenere alta l'attenzione è stato un rapido tam-tam che attraverso i siti delle organizzazioni umanitarie, dei blogger e dei circuiti di informazione alternativa si è occupato di diffondere testimonianze in video, immagini e racconti.

Le informazioni si trovano facilmente sullo speciale di Global Voices, o anche sui siti italiani di Peacereporter e Youreporter.it.
In quest’ultimo l'informazione è accompagnata da filmati amatoriali aggiornati quasi quotidianamente.
Anche Youtube si è dimostrato un valido canale di informazione. Ma sono soprattutto i blogger e i reporter locali, quelli che si trovano proprio nelle zone devastate, a condividere i migliori materiali di prima mano. E' il caso di Awab Alvi, dentista di Karachi, "geek e blogger", che tramite il suo blog dall'emblematico nome di Teeth.com.pk documenta la realtà attorno a sé attraverso immagini, racconti e fotografie. Ha creato anche una gallery fotografica su Twitpic.
Salman Latif, poeta e giornalista che collabora con Global Voices, oltre al suo sito, ha fondato un gruppo su Facebook e un canale su Twitter dove pubblica notizie sulla situazione sanitaria e le necessità più urgenti.

Da questo punto di vista Twitter resta la fonte migliore: basta utilizzare gli hashtag (parole-chiave) #pkflood #pkrelief per restare aggiornati.
A sostenere la mobilitazione attraverso i social network ci pensano anche alcune associazioni.
E’ il caso della Pakistan Youth Alliance, che ha creato gruppi sui social network e mailing list per la raccolta fondi, spostando on line il cuore di una mobilitazione che almeno in Italia, ha stentato ad attivarsi.


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