Per il comandante delle forze Nato e Usa potrebbe essere "prematuro" lasciare il Paese asiatico nel luglio 2011. Ma per il presidente Obama la data "non è negoziabile". Intanto i soldati stranieri caduti nel Paese hanno superato quota 2000
Afghanistan - L'ALBUM FOTOGRAFICO
Nel giorno in cui il sito indipendente icasualties.org ha reso noto come i soldati stranieri caduti in Afghanistan abbiano superato la soglia dei 2mila, tornano ad affiorare crepe tra i vertici militari e politici americani sulla situazione nel Paese. Il comandante delle forze Nato e Usa, David Petraeus, ha dichiarato alla Nbc che intende "riservarsi il diritto" di giudicare prematuro l'avvio del ritiro nel luglio 2011, come deciso a novembre da Barack Obama. Subito è arrivata però la replica del segretario alla Difesa, Robert Gates, per il quale "a nessuno passa per la mente" che quella scadenza non sarà rispettata. Poi è stata la Casa Bianca a definire "non negoziabile" la scadenza del luglio 2011, negando discrepanze a questo riguardo tra il presidente e il generale.
Il portavoce Bill Burton ha affermato che le dichiarazioni di Petraeus erano state riportate fuori contesto e che il generale "ha espresso molto chiaramente che la scadenza rimane e che su questo non c'è alcuna distanza tra il presidente e i comandanti sul terreno". "Come si e' visto per l'Iraq, il presidente mantiene i suoi impegni e intende farlo anche in questo caso", ha insistito il portavoce di Obama, pur ammettendo che "la portata e la velocità del ritiro saranno legate alle condizioni sul terreno".
La nuova polemica arriva a meno di due mesi dal siluramento di Stanley McChrystal da comandante delle truppe Usa e Nato in Afghanistan dopo una disinvolta intervista a "Rolling Stone" in cui era sembrato criticare Obama. McChrystal, che nel frattempo
ha lasciato l'esercito, ha appena accettato di insegnare a Yale. Petraeus, tra l'altro, ha anche aperto a negoziati con i talebani che hanno "sulle mani il sangue" delle truppe
americane. Questa è parte della nuova strategia, che "stiamo per adottare", ha spiegato.
Al tema del ritiro dall'Afghanistan si lega l'annuncio di Gates che intende lasciare la guida del Pentagono nel 2011, appena avrà verificato che tutto procede secondo i programmi. "Ritengo che per l'anno prossimo sarò nella posizione di sapere se la strategia in Afghanistan sta funzionando", ha spiegato Gates in un'intervista a "Foreign Policy".
Gates, che ha sempre detto di voler lasciare prima della fine del mandato di Barack Obama, ha ricordato come già alla fine dell'Amministrazione Bush, nel 2008, avesse chiesto di non essere confermato alla guida del Pentagono chiunque avesse vinto le elezioni. Ora ha spiegato di volersi dimettere prima del gennaio 2012, perchè poi "sarebbe difficile trovare un buon candidato" nell'anno delle presidenziali in cui l'attuale
Amministrazione potrebbe essere mandata a casa. Il portavoce del capo del Pentagono, Geoff Morrell, ha poi precisato che quello di Gates non era un annuncio, ma solo una riflessione su un desiderio di lasciare.
Nel giorno in cui il sito indipendente icasualties.org ha reso noto come i soldati stranieri caduti in Afghanistan abbiano superato la soglia dei 2mila, tornano ad affiorare crepe tra i vertici militari e politici americani sulla situazione nel Paese. Il comandante delle forze Nato e Usa, David Petraeus, ha dichiarato alla Nbc che intende "riservarsi il diritto" di giudicare prematuro l'avvio del ritiro nel luglio 2011, come deciso a novembre da Barack Obama. Subito è arrivata però la replica del segretario alla Difesa, Robert Gates, per il quale "a nessuno passa per la mente" che quella scadenza non sarà rispettata. Poi è stata la Casa Bianca a definire "non negoziabile" la scadenza del luglio 2011, negando discrepanze a questo riguardo tra il presidente e il generale.
Il portavoce Bill Burton ha affermato che le dichiarazioni di Petraeus erano state riportate fuori contesto e che il generale "ha espresso molto chiaramente che la scadenza rimane e che su questo non c'è alcuna distanza tra il presidente e i comandanti sul terreno". "Come si e' visto per l'Iraq, il presidente mantiene i suoi impegni e intende farlo anche in questo caso", ha insistito il portavoce di Obama, pur ammettendo che "la portata e la velocità del ritiro saranno legate alle condizioni sul terreno".
La nuova polemica arriva a meno di due mesi dal siluramento di Stanley McChrystal da comandante delle truppe Usa e Nato in Afghanistan dopo una disinvolta intervista a "Rolling Stone" in cui era sembrato criticare Obama. McChrystal, che nel frattempo
ha lasciato l'esercito, ha appena accettato di insegnare a Yale. Petraeus, tra l'altro, ha anche aperto a negoziati con i talebani che hanno "sulle mani il sangue" delle truppe
americane. Questa è parte della nuova strategia, che "stiamo per adottare", ha spiegato.
Al tema del ritiro dall'Afghanistan si lega l'annuncio di Gates che intende lasciare la guida del Pentagono nel 2011, appena avrà verificato che tutto procede secondo i programmi. "Ritengo che per l'anno prossimo sarò nella posizione di sapere se la strategia in Afghanistan sta funzionando", ha spiegato Gates in un'intervista a "Foreign Policy".
Gates, che ha sempre detto di voler lasciare prima della fine del mandato di Barack Obama, ha ricordato come già alla fine dell'Amministrazione Bush, nel 2008, avesse chiesto di non essere confermato alla guida del Pentagono chiunque avesse vinto le elezioni. Ora ha spiegato di volersi dimettere prima del gennaio 2012, perchè poi "sarebbe difficile trovare un buon candidato" nell'anno delle presidenziali in cui l'attuale
Amministrazione potrebbe essere mandata a casa. Il portavoce del capo del Pentagono, Geoff Morrell, ha poi precisato che quello di Gates non era un annuncio, ma solo una riflessione su un desiderio di lasciare.