Russia, il fumo torna a minacciare Mosca

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I siti nucleari sarebbero stati messi in sicurezza, ma nella capitale l'aria torna irrespirabile. E la Nasa pubblica un'immagine dal satellite che mostra altri 368 focolai

Russia prigioniera di fuoco e fumo: l'album fotografico

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Gli incendi che in Russia minacciavano il centro atomico di Sarov sono in diminuzione, ma in compenso sta tornando il fumo a Mosca: lo ha annunciato il ministero russo per le situazioni d'emergenza. "Malgrado le temperature si mantengano sempre elevate, l'uomo comincia ad averla vinta sugli incendi boschivi. Si assiste a una reale riduzione degli incendi nella regione (limitrofa di Mosca) per la prima volta da diversi giorni", dice una nota del ministero. E' calato, spiega il comunicato, il numero di fronti nella regione di Nizhni Novgorod, dove si trova il centro di ricerche nucleare di Sarov, 500 chilometri a est di Mosca, e nella repubblica di Mordovia, dove si trova un parco nazionale, e dove si concentra ora l'impegno antincendio. Quanto alla capitale, ripulita e rinfrescata nei giorni scorsi da alcuni provvidenziali temporali, stanno tornando il fumo e lo smog, portati dai venti. Al momento, dice infine il governo, circa 1.200 persone con 151 mezzi stanno lottando contro due grandi fronti di fiamme che minacciano i villaggi di Popovka e di Pushta, situati nel parco nazionale della Mordovia.

Ma una foto scattata dalla Nasa mostra 368 focolai di incendio sul territorio russo. Lo riferisce Cnn online citando le agenzie di Stato russe. Dall'immagine, pubblicata da Cnn, si intravede chiaramente la densa coltre di fumo che attanaglia da ovest ad est le sterminate distese del Paese. Drammatica la situazione a Mosca secondo gli esperti: il livello di monossido di carbonio è di sei volte superiore al massimo consentito. Inoltre, l'aria della capitale è inquinata da altre sostanze tossiche sprigionate dagli incendi.

Intanto pare essere stato stato oscurato il sito dell'agenzia russa per la protezione delle foreste, lo stesso che aveva rivelato che 4.000 ettari di terreno colpito dalle radiazioni di Cernobyl erano andati bruciati. Il sito dell'agenzia risulta inaccessibile da venerdì: "Tutto quello che so è che non funziona più", ha detto il vicedirettore Alexei Bobrinski. Un altro responsabile, che ha scelto l'anonimato, accusa il ministero per le situazioni di Emergenza. Sarebbe infatti lo stesso ministro Serguei Choigou, ad aver ordinato l'oscuramento dopo aver criticato pubblicamente le informazioni diffuse.

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