100 milioni di profili Facebook disponibili online

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Un quinto dei profili del social network raccolti in un unico file, scaricabile gratuitamente, con tanto di foto e contatti. E’ l'operazione compiuta da un haker canadese, senza commettere nulla di illegale. E FB finisce di nuovo sotto accusa

di Maria Cecilia Averame

Ron Bowes, canadese addetto alla sicurezza informatica presso la Skull Security e hacker nel tempo libero, ha raccolto cento milioni di profili su Facebook in un unico file, scaricabile gratuitamente on line (è a disposizione su qualsiasi servizio torrent).
I profili degli utenti (circa un quinto degli iscritti mondiali a Giugno 2010) sono corredati da tutte quelle informazioni - immagini, amici, note, etc - che i legittimi proprietari non hanno protetto o per cui hanno selezionato impostazioni di privacy basse.

Se aver riunito una tale mole di informazioni personali può sembrare lesivo della privacy degli utenti, in realtà Ron Bowes non ha compiuto niente di illegale. I dati sono facilmente reperibili attraverso l’apposita directory di Facebook.
Brian li ha solo raccolti con un software automatico e messi a disposizione per sensibilizzare gli utenti più distratti. E così, ancora una volta finisce sotto accusa la tutela della privacy sui social network: è recente il furto e la messa in vendita di un milione e settecento mila profili da parte di un hacker russo. Anche qui, nulla di illegale: sono gli iscritti a non essere in grado di impostare adeguatamente il margine di visibilità. Ma c’è anche chi torna a puntare il dito contro Facebook: da una parte potrebbe dotarsi di migliori tecnologie di sicurezza, dall’altra dovrebbe semplificare la vita agli utenti.

A detta di Ron Bowles, l'operazione è cominciata con lo scopo di effettuare indagini statistiche sui nick più utilizzati, per prevenire atti di hackeraggio nei confronti delle aziende. Il canadese stava collaborando al 'Ncrack project', progetto per la creazione di un software che tenta l'hackeraggio dei sistemi di autenticazione in rete per saggiarne la sicurezza. Ma l'immenso file con informazioni fresche e gratuite su cento milioni di persone, catalogabili a seconda di gusti, frequentazioni e luoghi, non è passato inosservato.

Ha fatto subito gola alle grandi corporation, fra le prime a scaricare il file, per avere una mole di dati difficilmente reperibili in altro modo. Questa gigantesca operazione di backup presenta un altro problema: se un utente decide di intensificare le impostazioni di privacy, non ha modo di cancellare o revisionare i dati già raccolti e distribuiti. La questione diventa cruciale: le informazioni condivise online hanno una vita propria, o restano di proprietà di chi le ha inserito, che potrebbe reclamare il diritto a rimuoverlo dalla rete?

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