Il toolkit dell'attivista in rete

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Oggi è più facile sostenere iniziative e promuovere cause nel web. Social network, mailing list, geobombing e strumenti integrati per creare partecipazione sono a portata di mano anche per le piccole associazioni

di Maria Cecilia Averame

Fin dalla sua nascita internet ha incarnato un nuovo sogno di democratizzazione, grazie al quale dialogare ed entrare in relazione senza intermediari, dando voce - e quindi potere - alle persone. Con l'evoluzione del social networking e la rivoluzione del web 2.0 gli strumenti risultano essere sempre più 'impattanti': non solo mailing list, siti e blog associativi, ma campagne integrate con video e filmati, fotografie, aggiornamenti in tempo reale tramite Twitter, gruppi su Facebook, azioni di geobombing (inserimento mirato di video e immagini all'interno di mappe). L'attivismo online è sempre più 'Smart mobs': una 'forma di organizzazione sociale auto-strutturata, mediata dalla tecnologia mobile' secondo la celebre definizione di Howard Rheingold in 'Smart Mobs: The Next Social Revolution'.

Anche Google ha di recente deciso di scendere in campo offrendo una casseta degli attrezzi per organizzare le attività. Il tootlkit – che comprende i servizi principali della grande G, da Adwords alle Apps fino ad Analytics - può essere utilizzato da piccole associazioni che si muovono a livello territoriale. Si possono gestire video, blog e immagini, fare segnalazioni attraverso Google Earth, studiare le provenienze degli accessi, coordinare la reportistica, verificare presenza ed efficacia della propria campagna online.

In aiuto degli attivisti ci sono comunque numerosi strumenti che aiutano a strutturare una campagna sociale integrata. Per chi ad esempio necessita di informazioni su come creare un movimento e quali canali utilizzare, Information Activism propone una guida con le 50 tattiche con cui il no-profit può raggiungere la propria missione nel web.

Invece Global Voices, la rete internazionale di blogger e citizen journalism, offre tre guide: per azioni di geobombing integrando Youtube e Google Earth, per il sostegno ad una causa su più canali, per ottimizzare i risultati ottenuti dai motori di ricerca.

D'altronde è ormai assodato che la comunicazione virtuale ha poi anche un effetto nel mondo reale. Basti pensare alle campagne di sensibilizzazione di MoveOn, associazione americana nata nel 1998 che conta oggi cinque milioni di iscritti. O alle azioni di informazione e resistenza di Peoples Global Action, un movimento anti-globalizzazione nato a Ginevra sempre nel 1998 per contrastare il mercato globale e costruire nuove alleanze a sostegno dei Paesi poveri. O, ancora, alla stessa campagna di Obama: proprio in quell'occasione tra l'altro YouTube conquistò il centro dell'arena politica.

Forse siamo ancora lontani dall'idea di 'un mondo in cui tutti possano entrare senza privilegi', come scriveva nel 1996 un po' enfaticamente l'ex musicista dei Grateful Dead John Perry Barlow nella sua 'Dichiarazione di indipendenza del Cyberspazio'. Eppure l'attivismo web rappresenta certamente un propulsore al cambiamento e, dove la libertà di espressione è limitata, fa paura.

 

10 tactics for turning information into action (Trailer) from Tactical Technology Collective on Vimeo.

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