E’ tragico il bilancio di un incendio che ha devastato un albergo nel nord del Paese. Tra le vittime donne, bambini e decine di stranieri. Le autorità escludono un attentato e attribuiscono l’incidente a una fuga di gas o a un corto circuito
Ventinove persone, di cui la metà stranieri, hanno trovato la morte nel nord dell'Iraq in un incendio scoppiato nella notte, forse a causa di una fuga di gas o di un corto circuito elettrico.
I pompieri hanno lavorato tutta la notte per domare le fiamme sprigionatesi tra il primo e il secondo dei sei piani dell'albergo Soma a Suleimaniya, seconda città della regione autonoma a maggioranza curda e luogo natale del presidente della Repubblica Jalal Talabani.
Tra le persone rimaste senza vita si contano anche donne e bambini mentre i feriti sono circa 40, tra cui sei vigili del fuoco. Le autorità irachene, che hanno aperto un'inchiesta, hanno subito escluso che si sia trattato di un atto terroristico.
Capoluogo di una regione relativamente più calma e meno colpita dalla violenza del resto del Paese, Suleimaniya attrae da anni commercianti, imprenditori e persino turisti stranieri.
Metà delle vittime dell'incendio non sono infatti cittadini iracheni: secondo fonti ospedaliere locali, tra le vittime figurano alcuni bengalesi, filippini, cambogiani e cingalesi oltre a un inglese, un canadese, un polacco, un australiano, un ecuadoriano e un libanese, tutti tecnici della compagnia telefonica cellulare irachena Asiacell, che ha gli uffici accanto al Soma e che usa l'hotel per alloggiare i propri impiegati.
Tra i 14 stranieri morti, ci sarebbero anche due donne, mentre non vi sono tracce di vittime americane, contrariamente a quanto era stato riferito in mattinata.
I responsabili della sezione di Suleimaniya della Protezione civile irachena affermano che "la maggior parte delle persone sono morte a causa di asfissia", mentre tre ospiti dell'albergo hanno perso la vita gettandosi dalle finestre dei piani più alti dell'edificio
Il capo della polizia locale Qader Hamajan aveva già in mattinata fugato ogni dubbio sull'origine dell'incendio: "E' stato un incidente, probabilmente una fuga di gas, ma sicuramente non è stato un attentato terroristico".
I pompieri hanno lavorato tutta la notte per domare le fiamme sprigionatesi tra il primo e il secondo dei sei piani dell'albergo Soma a Suleimaniya, seconda città della regione autonoma a maggioranza curda e luogo natale del presidente della Repubblica Jalal Talabani.
Tra le persone rimaste senza vita si contano anche donne e bambini mentre i feriti sono circa 40, tra cui sei vigili del fuoco. Le autorità irachene, che hanno aperto un'inchiesta, hanno subito escluso che si sia trattato di un atto terroristico.
Capoluogo di una regione relativamente più calma e meno colpita dalla violenza del resto del Paese, Suleimaniya attrae da anni commercianti, imprenditori e persino turisti stranieri.
Metà delle vittime dell'incendio non sono infatti cittadini iracheni: secondo fonti ospedaliere locali, tra le vittime figurano alcuni bengalesi, filippini, cambogiani e cingalesi oltre a un inglese, un canadese, un polacco, un australiano, un ecuadoriano e un libanese, tutti tecnici della compagnia telefonica cellulare irachena Asiacell, che ha gli uffici accanto al Soma e che usa l'hotel per alloggiare i propri impiegati.
Tra i 14 stranieri morti, ci sarebbero anche due donne, mentre non vi sono tracce di vittime americane, contrariamente a quanto era stato riferito in mattinata.
I responsabili della sezione di Suleimaniya della Protezione civile irachena affermano che "la maggior parte delle persone sono morte a causa di asfissia", mentre tre ospiti dell'albergo hanno perso la vita gettandosi dalle finestre dei piani più alti dell'edificio
Il capo della polizia locale Qader Hamajan aveva già in mattinata fugato ogni dubbio sull'origine dell'incendio: "E' stato un incidente, probabilmente una fuga di gas, ma sicuramente non è stato un attentato terroristico".