Ue: l'Italia intervenga in Libia per i 250 eritrei

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I profughi sarebbero stati portati nel centro di detenzione di Braq dopo aver subito maltrattamenti dalla polizia. Ci sarebbero feriti gravi. Il commissario ai diritti umani chiede a Roma un aiuto per fare chiarezza sulla loro sorte

Il commissario ai diritti umani del Consiglio d'Europa, Thomas Hammarberg, ha chiesto aiuto al governo italiano per fare chiarezza sulla sorte di 250 eritrei  detenuti in Libia. Con due lettere inviate lo scorso 2 luglio al Ministro degli Esteri, Franco Frattini, e al Ministro degli Interni, Roberto Maroni - il cui testo è stato reso noto solo oggi - Hammarberg ha chiesto al governo italiano di "collaborare al fine di chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".

Dal 30 giugno i 250 eritrei si trovano nelle celle del centro di detenzione di Braq, 80 chilometri da Seba, nel Sud della Libia, dove sono stati trasferiti dal centro di detenzione per migranti di Misurata. Il gruppo era stato deportato su tre camion container come 'punizione' a seguito di una rivolta scoppiata il giorno prima fra i detenuti che non hanno voluto dare le proprie generalità a diplomatici del loro Paese per paura di essere soggetti a un rimpatrio forzato. Secondo i numerosi rapporti ricevuti dal Commissario Hammarberg prima del trasferimento degli eritrei da un campo di detenzione all'altro, "il gruppo sarebbe stato sottoposto a maltrattamenti da parte della polizia libica, e molte delle persone detenute sarebbero rimaste gravemente ferite". Sempre in base ai rapporti ricevuti - scrive Hammarberg nella lettera a Frattini e Maroni - tra i migranti, che rischierebbero ora l'espulsione verso l'Eritrea o il Sudan, vi sarebbero anche dei richiedenti asilo, e il gruppo includerebbe anche persone che sono state ricondotte in Libia dopo essere state intercettate in mare mentre cercavano di raggiungere l'Italia.

"Data la recente decisione delle autorità libiche di porre fine alle attività dell'Unhcr nel Paese, è divenuto  estremamente difficile avere conferme sull'accuratezza di questi rapporti", scrive il commissario che, vista la "serietà delle accuse", domanda all'Italia di collaborare al fine di "chiarire con urgenza la situazione con il governo libico".

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