Marea nera, Obama: "Quale sedere devo prendere a calci?"
MondoIl presidente americano, in un'intervista alla Nbc, alza la voce contro i responsabili del disastro ambientale nel Golfo del Messico. "La Bp ripagherà ogni persona che ha subito danni", dice. E Robert Redford gira un corto sulle conseguenze della macchia
MAREA NERA: L'ALBUM FOTOGRAFICO
Il presidente americano Barack Obama, a un mese e mezzo dall’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico, alza ancora la voce contro i responsabili del disastro ambientale. “Non me ne sto qui ad ascoltare gli esperti come se fossi al seminario di un college – ha detto in un’intervista alla Nbc –. Ci parlo per sapere da loro di chi sia il sedere che devo prendere a calci”. Il presidente ha tuonato anche contro Tony Hayward, amministratore delegato della Bp. “Dopo quel genere di commenti non lavorerebbe più per me”, ha affermato Obama. Il riferimento è alle parole che il numero uno della British Petroleum si è lasciato sfuggire nelle scorse settimane. “Nessuno più di me desidera che tutto questo finisca. Rivoglio una vita”, aveva detto.
Obama, criticato per la gestione dell’emergenza, ha ripetuto che la società petrolifera britannica ripagherà “appropriatamente ogni singola persona che ha subito danni”. Un sondaggio Washington Post/Abc, condotto tra circa 1.000 persone tra il 3 e il 6 giugno, ha rivelato che il 69% degli americani è convinto che il governo abbia fatto un lavoro "non così buono" o "poco soddisfacente" per contenere la crisi. Accuse arrivano anche da Robert Redford che, da ragazzo, ha lavorato nell’estrazione del greggio. L’attore, fondatore del Sundance Festival, ha criticato i politici per non aver preso alcun provvedimento contro le aziende petrolifere. “Continuano a sostenere le lobby del greggio – ha detto – ma dobbiamo cominciare a usare le energie alternative per creare un mondo più pulito”. Redford ha girato un corto di cinque minuti sui danni causati dalla marea nera.
Sono quasi 200 i chilometri di costa colpiti dalla fuoriuscita di petrolio. Dopo i rifugi degli animali selvatici in Louisiana e le isole in Mississippi e Alabama, il greggio ha raggiunto ora alcune delle famose spiagge bianche della Florida, dove l'industria del turismo vale 60 miliardi di dollari all'anno e offre lavoro a circa un milione di persone. La Bp, che progetta di sostituire l’attuale tappo con uno più grande, ha dichiarato di aver portato a 15.000 barili al giorno la raccolta del petrolio. Secondo gli esperti, però, dal tubo rotto in 24 ore escono circa 20.000 barili. L’inquinamento, quindi, continua. I danni causati dalla marea nera, dice il Wwf nella Giornata mondiale degli oceani, dureranno almeno 50 anni.
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Il presidente americano Barack Obama, a un mese e mezzo dall’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico, alza ancora la voce contro i responsabili del disastro ambientale. “Non me ne sto qui ad ascoltare gli esperti come se fossi al seminario di un college – ha detto in un’intervista alla Nbc –. Ci parlo per sapere da loro di chi sia il sedere che devo prendere a calci”. Il presidente ha tuonato anche contro Tony Hayward, amministratore delegato della Bp. “Dopo quel genere di commenti non lavorerebbe più per me”, ha affermato Obama. Il riferimento è alle parole che il numero uno della British Petroleum si è lasciato sfuggire nelle scorse settimane. “Nessuno più di me desidera che tutto questo finisca. Rivoglio una vita”, aveva detto.
Obama, criticato per la gestione dell’emergenza, ha ripetuto che la società petrolifera britannica ripagherà “appropriatamente ogni singola persona che ha subito danni”. Un sondaggio Washington Post/Abc, condotto tra circa 1.000 persone tra il 3 e il 6 giugno, ha rivelato che il 69% degli americani è convinto che il governo abbia fatto un lavoro "non così buono" o "poco soddisfacente" per contenere la crisi. Accuse arrivano anche da Robert Redford che, da ragazzo, ha lavorato nell’estrazione del greggio. L’attore, fondatore del Sundance Festival, ha criticato i politici per non aver preso alcun provvedimento contro le aziende petrolifere. “Continuano a sostenere le lobby del greggio – ha detto – ma dobbiamo cominciare a usare le energie alternative per creare un mondo più pulito”. Redford ha girato un corto di cinque minuti sui danni causati dalla marea nera.
Sono quasi 200 i chilometri di costa colpiti dalla fuoriuscita di petrolio. Dopo i rifugi degli animali selvatici in Louisiana e le isole in Mississippi e Alabama, il greggio ha raggiunto ora alcune delle famose spiagge bianche della Florida, dove l'industria del turismo vale 60 miliardi di dollari all'anno e offre lavoro a circa un milione di persone. La Bp, che progetta di sostituire l’attuale tappo con uno più grande, ha dichiarato di aver portato a 15.000 barili al giorno la raccolta del petrolio. Secondo gli esperti, però, dal tubo rotto in 24 ore escono circa 20.000 barili. L’inquinamento, quindi, continua. I danni causati dalla marea nera, dice il Wwf nella Giornata mondiale degli oceani, dureranno almeno 50 anni.
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