Manuel Zani è tornato a Roma, mentre gli altri connazionali sono attesi con vari voli. Apprensione per il sesto italiano ancora in Israele che dovrebbe rientrare con Stefania Craxi. Fonti turche riferiscono che una delle nove vittime era americano
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Gaza, attacco alla flotta pacifista. I VIDEO
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Un sacchetto per il vomito di quelli che ti danno sugli aerei, una bandana blu, due pacchetti di sigarette vuoti, due batterie per la telecamera, ma senza telecamera. E' tutto quello che è rimasto a Manuel Zani, videomaker di 30 anni, dopo il blitz israeliano contro il convoglio di attivisti filo-palestinesi diretti a Gaza.
Al suo arrivo a Istanbul questa notte, insieme con gli altri cinque attivisti italiani - Angela Lano, Giuseppe Fallisi, Ismail Abdel Rahim Qaraqe Awin e Marcello Faracci - Zani, il più giovane del gruppo, è più arrabbiato che provato: "Avevo con me 10mila euro di attrezzature - racconta - le hanno sequestrate, chissà se le riavrò mai indietro".
Un'esperienza dura quella che ha vissuto insieme con gli altri connazionali: prima l'assalto alla nave su cui viaggiavano, la “8.000”, poi l'arresto e la permanenza in prigione. "L'assalto dei soldati israeliani che si sono avvicinati alla nostra nave a bordo dei gommoni sembrava una scena di “Apocalypse now"', racconta citando il film di guerra di Francis Ford Coppola. Ora che è arrivato in Italia, Zani si dice "sollevato", ma "In Israele non ci torno neanche morto". Preoccupato per il suo amico Manolo Luppicchini: "Ci hanno separato e quindi non so che fina ha fatto".
Luppichini, rimasto a Tel Aviv perché senza passaporto, dovrebbe invece rientrare a Roma nel pomeriggio con la missione del sottosegretario Stefania Craxi in Medio Oriente.
Sollevato, ma visibilmente più stanco, è il tenore Giuseppe Fallisi, 50 anni. Nei suoi occhi, ancora un velo di paura e incredulità per ciò che ha visto e sentito sulla sua pelle: "Siamo stati picchiati dalla polizia, prima sulla nave dai militari e poi ancora poco fa all'aeroporto di Tel Aviv", racconta. "Ci picchiavano ad esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati mandavano i medici a visitarci".
Chi, invece, pur essendo molto provata dall'esperienza, non vuole denunciare le violenze subite e ribadire invece le motivazioni profonde che l'hanno portata sul quel convoglio è la giornalista torinese Angela Lano, 47 anni: "Siamo stati rapiti - si sfoga -, sia sulla nave che in prigione, dove non avevamo nessun tipo di diritto: non potevamo fare telefonate, chiamare i nostri avvocati. Sono anni che mi occupo di Palestina. A bordo non c'erano terroristi. Solo persone normali, disarmate armate solo del loro corpo", prosegue.
E c'è chi, a solo pochi minuti dal suo rilascio, già pensa al prossimo viaggio. Come l'italo palestinese Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin: "Abbiamo fatto questo sacrificio per la gente di Gaza - dice con rabbia -, per quel milione e mezzo di palestinesi che sono in galera. Vogliamo farlo ancora. Vogliamo che il governo italiano e di tutto i Paesi del mondo capiscano. Basta con il silenzio: end the siege on Gaza".
Dei cinque italiani arrivati stanotte ad Istanbul, Manuel Zani dovrebbe rientrare in Italia in mattinata con un volo per Roma, altri tre con un volo per Milano, mentre un quarto sarebbe in partenza per il Belgio. Il sesto italiano fermato nel blitz israeliano, Manolo Luppichini, dovrebbe partire da Tel Aviv, anche lui in mattinata, direttamente per l'Italia.
Intanto dalla Turchia arriva la notizia che tra i nove morti nel blitz, uno era un americano di origine turca.
Tutti i video sulla vicenda della "Freedom Flotilla"
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Al suo arrivo a Istanbul questa notte, insieme con gli altri cinque attivisti italiani - Angela Lano, Giuseppe Fallisi, Ismail Abdel Rahim Qaraqe Awin e Marcello Faracci - Zani, il più giovane del gruppo, è più arrabbiato che provato: "Avevo con me 10mila euro di attrezzature - racconta - le hanno sequestrate, chissà se le riavrò mai indietro".
Un'esperienza dura quella che ha vissuto insieme con gli altri connazionali: prima l'assalto alla nave su cui viaggiavano, la “8.000”, poi l'arresto e la permanenza in prigione. "L'assalto dei soldati israeliani che si sono avvicinati alla nostra nave a bordo dei gommoni sembrava una scena di “Apocalypse now"', racconta citando il film di guerra di Francis Ford Coppola. Ora che è arrivato in Italia, Zani si dice "sollevato", ma "In Israele non ci torno neanche morto". Preoccupato per il suo amico Manolo Luppicchini: "Ci hanno separato e quindi non so che fina ha fatto".
Luppichini, rimasto a Tel Aviv perché senza passaporto, dovrebbe invece rientrare a Roma nel pomeriggio con la missione del sottosegretario Stefania Craxi in Medio Oriente.
Sollevato, ma visibilmente più stanco, è il tenore Giuseppe Fallisi, 50 anni. Nei suoi occhi, ancora un velo di paura e incredulità per ciò che ha visto e sentito sulla sua pelle: "Siamo stati picchiati dalla polizia, prima sulla nave dai militari e poi ancora poco fa all'aeroporto di Tel Aviv", racconta. "Ci picchiavano ad esempio se non ci sedevamo, e dopo averci picchiati mandavano i medici a visitarci".
Chi, invece, pur essendo molto provata dall'esperienza, non vuole denunciare le violenze subite e ribadire invece le motivazioni profonde che l'hanno portata sul quel convoglio è la giornalista torinese Angela Lano, 47 anni: "Siamo stati rapiti - si sfoga -, sia sulla nave che in prigione, dove non avevamo nessun tipo di diritto: non potevamo fare telefonate, chiamare i nostri avvocati. Sono anni che mi occupo di Palestina. A bordo non c'erano terroristi. Solo persone normali, disarmate armate solo del loro corpo", prosegue.
E c'è chi, a solo pochi minuti dal suo rilascio, già pensa al prossimo viaggio. Come l'italo palestinese Ismail Abdel-Rahim Qaraqe Awin: "Abbiamo fatto questo sacrificio per la gente di Gaza - dice con rabbia -, per quel milione e mezzo di palestinesi che sono in galera. Vogliamo farlo ancora. Vogliamo che il governo italiano e di tutto i Paesi del mondo capiscano. Basta con il silenzio: end the siege on Gaza".
Dei cinque italiani arrivati stanotte ad Istanbul, Manuel Zani dovrebbe rientrare in Italia in mattinata con un volo per Roma, altri tre con un volo per Milano, mentre un quarto sarebbe in partenza per il Belgio. Il sesto italiano fermato nel blitz israeliano, Manolo Luppichini, dovrebbe partire da Tel Aviv, anche lui in mattinata, direttamente per l'Italia.
Intanto dalla Turchia arriva la notizia che tra i nove morti nel blitz, uno era un americano di origine turca.
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