Obama riformula la politica estera Usa

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Accantonata la dottrina della guerra preventiva voluta da Bush, l'amministrazione Obama decide di ricorrere alla guerra solo come ultima chance e ammette che preservare la leadership americana significa accettare e gestire la crescita dei Paesi rivali

Il presidente Usa Barack Obama ha presentato la sua nuova Strategia di Sicurezza Nazionale, un documento di 52 pagine che cerca di bilanciare l'idealismo della sua campagna elettorale con la dura realtà degli scontri e confronti vissuti nei suoi primi 16 mesi al potere.  "Per avere successo, dobbiamo confrontarci con il mondo così com'è", si legge nel documento che scrive la parola fine sui sogni di Bush di riscrivere l'ordine mondiale. Il documento contiene l'altolà a Iran e Corea del Nord, si concentra sugli estremismi che nascono in casa, sottolinea che la minaccia più grave per gli americani è data dalla proliferazione nucleare. E guarda in faccia la realtà: un' America "in difficoltà per la guerra" e messa in riga da una devastante crisi economica, non può sostenere guerre allargate tanto in Iraq che in Afghanistan, nel rispetto degli altri impegni all'estero e in patria.
    
La Strategia di Sicurezza Nazionale, un documento imposto dalla legge a ogni presidente, è spesso una semplice riaffermazione di posizioni preesistenti, ma è considerata un passaggio importante perché può influenzare bilanci e legislazioni, oltre ad essere oggetto di analisi a livello internazionale. Bush utilizzò il suo primo documento, nel 2002, per affermare il diritto a azioni militari unilaterali e preventive contro Paesi e gruppi terroristici considerati rischiosi per gli Stati Uniti, all'indomani degli attentati dell'11 settembre. Il piano di Obama prende esplicitamente le distanze da quella che venne universalmente riconosciuta come la “dottrina Bush” e fu utilizzata per giustificare l'invasione nel 2003 dell'Iraq: pur rinnovando l'impegno dei presidenti precedenti a preservare la superiorità militare degli Stati Uniti, la strategia delineata da Obama mette il timbro ufficiale all'abbandono di quella che i critici chiamarono la "diplomazia da cowboy". Il documento descrive un mondo denso di minacce in continua evoluzione (dalla cyberwarfare alle epidemie sanitarie, passando attraverso le guerre etniche, le disuguaglianze e persino il cambiamento climatico) e cerca di riformulare la politica estera degli Stati Uniti, dopo due guerre sanguinose e una paralizzante crisi finanziaria globale.

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