Bangkok a ferro e fuoco. Il premier: "Andremo avanti"

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Un'altra giornata di guerriglia urbana nella capitale della Thailandia, dove continuano i violenti tafferugli tra l'esercito e le camicie rosse. E' salito a 24 il numero delle vittime. Gli Stati Uniti evacuano una parte dell'ambasciata

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Il governo non cede e "non tornerà indietro" dalla sua operazione di repressione delle proteste delle camicie rosse a Bangkok. Il premier thailandese, Abhisit Vejjaajiva, ha in questi termini lanciato il suo messaggio alla televisione nazionale spiegando che l'attuale intervento militare è "l'unico modo" di porre fine alle proteste e di ripristinare l'ordine. "Il governo - ha detto Abhisit - deve andare avanti. Quello che stiamo facendo è per il bene del Paese". Poco prima dell'intervento del premier l'esercito thailandese aveva lanciato un ultimatum ai movimenti anti-governativi. "Evacueremo il quartiere di Ratchprasong se l'occupazione non finirà" ha detto il portavoce militare Sansern Kaewkamnerd che ha inviato rinforzi attorno al quartiere commerciale di Bangkok, "per isolare l'area e accrescere la pressione" sulle camicie rosse.

Intanto gli Stati Uniti hanno evacuato parte del personale della loro ambasciata a Bangkok, già chiusa nei giorni scorsi in seguito agli scontri tra esercito e manifestanti che stanno investendo la capitale thailandese. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato.

Intanto sono proseguiti anche oggi gli scontri fra le truppe governative e i manifestanti. Fonti dei servizi di emergenza e degli ospedali parlano di 24 morti e oltre 170 feriti e, solo oggi, il bilancio sarebbe di 6 vittime e oltre 30 feriti. L'accampamento delle camicie rosse fedeli all'ex premier Thaksin Shinawatra è stato circondato da militari e poliziotti in tenuta anti-sommossa. Ogni tanto ci sono spari dai soldati e lancio di bottiglie molotov dalle camicie rosse.

L'opposizione però non molla, nonostante l'esercito abbia tagliato luce e rifornimenti e i manifestanti si siano ridotti a 6mila, dopo che molti anziani e bambini se ne sono andati. I capi della rivolta hanno assicurato di avere ancora viveri per "alcuni giorni" e hanno chiesto ai sostenitori di rafforzare il presidio. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, ha espresso preoccupazione per "le crescenti tensioni e violenze" mentre i militari hanno dichiarato il centro di Bangkok, "zona in cui si spara a vista".

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