Cuba, la blogger ribelle che insegna Twitter

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Come usare gli strumenti della rete, anche se non si ha una connessione: lo spiega nelle sue lezioni Yoani Sanchez, simbolo del dissenso al regime castrista

di Carola Frediani

La chiamano l’accademia dei blogger ma di istituzionale non ha proprio niente. Né rette d’iscrizione, né corpo docente, né aule, né tanto meno certificazioni o diplomi. Al limite può fruttare una segnalazione alla polizia. A tenere l’anomala scuola una blogger cubana, anzi, la blogger cubana per antonomasia: Yoani Sanchez, 34 anni, simbolo del dissenso al regime castrista e di una generazione aperta al mondo e a internet. Ogni settimana l’appartamento della Sanchez, situato in una palazzina dell’Havana, si riempie di una trentina di studenti: giovani, casalinghe, signori di mezza età. Una classe eterogenea ma unificata dallo stesso obiettivo: imparare le regole e gli strumenti della rete, a cominciare da Twitter.  E poi: come usare Wordpress, la piattaforma di blogging; come gestire immagini e foto, Wikipedia e via dicendo.

Un’attività non proprio neutrale, dal momento che l’insegnante – la Sanchez – non è vista affatto di buon occhio dal governo di Cuba. Considerata una fiancheggiatrice degli americani e della loro politica anti-castrista. Per di più, una voce nota e riconosciuta a livello internazionale. Insomma, una spina nel fianco. I suoi allievi, per altro, non sembrano pericolosi controrivoluzionari. Come ha dichiarato sul Global Post Tegina Coyula, casalinga e blogger 53enne  - Mala Letra, il suo sito - che è stata aiutata a lanciarsi sul web proprio dalla Sanchez: “C’è chi pensa che stiamo facendo qualcosa di sbagliato a venire qui, ma non sono d’accordo. Do voce a molta gente che la pensa come me e le cui opinioni non sono rispecchiate dai media ufficiali. Vogliamo cambiare le cose e vogliamo che l’attuale governo sia uno strumento di questo cambiamento”.

La particolarità delle lezioni di internet e blogging tenute a casa Sanchez consiste anche nel fatto che vengono svolte senza una connessione alla rete, un bene ancora prezioso sull’isola caraibica. Come molti suoi connazionali, la Sanchez non è autorizzata ad averne una cosicché utilizza hotel e internet café per aggiornare il suo account Twitter e il suo blog, Generation Y che, all’estero, è una star della rete: 14 milioni di pagine viste al mese, secondo il New York Times, e post tradotti in 18 lingue. Inoltre la Sanchez – soprannominata l’Arianna Huffington di Cuba, e ospite proprio della testata HuffingtonPost – è spesso citata e intervistata da riviste di vari Paesi, tra cui recentemente la stessa versione italiana di Wired, anche se già nel 2008 il Time l’aveva inserita nella lista delle 100 persone più influenti al mondo.

La Sanchez non è sola. L’organizzazione statunitense Committee to Protect Journalists stima che siano un centinaio i blog non autorizzati gestiti da cubani: dissidenti, attivisti, critici del governo.
E tutti si scontrano con l’arretratezza digitale dell’isola – meno dell’1 per cento della popolazione ha accesso a internet - causata sia dalla censura e dal controllo governativi, sia dall’embargo americano, che ha reso più difficili gli investimenti e la modernizzazione di Cuba. Ora però, dal punto di vista infrastrutturale, qualcosa potrebbe cambiare. Tra un anno un nuovo cavo in fibra ottica – voluto dallo stesso regime - dovrebbe collegare Cuba al Venezuela. Mentre dal Brasile è in arrivo il programma Telecentro, una serie di laboratori d’informatica gratuiti basati sul software open source e pensati per le comunità povere e rurali.

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