I rapporti tra Israele e Usa sembrano essersi raffreddati notevolmente sulla questione degli insediamenti a Gerusalemme (est). Il premier israeliano: “Se gli Usa sostengono le richieste palestinesi, il processo politico si bloccherà per un anno”
Il primo ministro Benjamin Netanyahu si è incontrato con il Presidente statunitense Barack Obama a Washington, ma nonostante le pressanti richieste nord americane, non c’è stata alcuna svolta sulla questione degli insediamenti israeliani a Gerusalemme (est). Due lunghi faccia a faccia non hanno portato a nessuna conclusione significativa. Tanto che i due leader non si sono presentati insieme di fronte alle telecamere e agli obbiettivi dei cronisti, cosa piuttosto insolita nei protocolli diplomatici.
Funzionari della presidenza hanno rifiutato di rivelare il tenore dei colloqui, dopo i disaccordi sulla questione di Gerusalemme. Dopo un primo colloquio con Obama a porte chiuse durato quasi due ore, Netanyahu - ha riferito un funzionario americano, che ha preferito rimanere anonimo - ha chiesto di contattare i suoi collaboratori.
Il premier israeliano ha trascorso con loro un'ora nella sala Roosevelt nell'ala ovest della Casa Bianca, dopo di che ha chiesto di rivedere il presidente Usa.
Obama ha allora lasciato i suoi appartamenti privati per un secondo incontro con Netanyahu nell'Ufficio Ovale, durato circa 35 minuti.
Alla fine Netanyahu ha lasciato la Casa Bianca senza fare alcuna dichiarazione ai giornalisti. Alcune ore prima, aveva affermato che "se gli americani sostengono le richieste irragionevoli avanzate dai palestinesi sul congelamento dell'attività edilizia a Gerusalemme (est), il processo politico rischia di restare bloccato per un anno".
In contemporanea col primo colloquio fra i due statisti, i media israeliani avevano annunciato che la municipalità di Gerusalemme aveva dato il via libera definitivo alla costruzione di 20 alloggi sul luogo di uno storico hotel nella parte est della città.
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Alla fine Netanyahu ha lasciato la Casa Bianca senza fare alcuna dichiarazione ai giornalisti. Alcune ore prima, aveva affermato che "se gli americani sostengono le richieste irragionevoli avanzate dai palestinesi sul congelamento dell'attività edilizia a Gerusalemme (est), il processo politico rischia di restare bloccato per un anno".
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