In parlamento si discute il Digital Economy Bill, una legge che potrebbe introdurre anche in Gran Bretagna restrizioni e censure nella navigazione in rete
Questo mercoledì il ppopolo della rete scende in piazza in Gran Bretagna contro il Digital economy bill, la nuova legge per regolamentare Internet che il Parlamento britannico sta approvando in tutta fretta, in vista delle prossime elezioni politiche. Le iniziative promosse da Open Rights Group intendono chiedere ai parlamentari un adeguato approfondimento delle norme in corso di approvazione, per evitare che fondamentali libertà digitali dei cittadini vengano limitate con "troppa leggerezza.
Internet - sostengono i promotori delle proteste - è uno strumento vitale per il lavoro, l'istruzione, la politica e il tempo libero e il suo uso non puo' essere vietato con facilita'. Altri servizi importanti come acqua, gas, elettricita' o telefono non vengono tagliati con modi altrettanto spicci, ma soltanto con precise motivazioni".
La preoccupazione è per una possibile introduzione della disciplina cosiddetta 'three strikes', ovvero la disconnessione automatica da Internet degli utenti sospettati di violazione del copyright dopo tre avvertimenti, per altro già recentemente introdotta dalla nuova legge francese in materia. Ma il governo inglese intenderebbe adottare anche altre norme particolarmente severe: il filtraggio di alcuni siti Internet (una sorta di censura alla 'cinese', sostengono gli attivisti per un Web libero) e anche il divieto di utilizzo di reti WiFi aperte e pubbliche. Poichè Internet non è solo un mezzo di scambio di contenuti protetti dal diritto d'autore, secondo Open Right Group, i legislatori inglesi ignorerebbero il fatto che la nuova legge potrebbe impedire la normale circolazione delle informazioni, perfettamente lecite, fra gli utenti.
Insomma, per i difensori della libertà di Internet, che sempre di più in Europa fanno riferimento all'esperienza del Partito pirata svedese, che ha conquistato due seggi al Parlamento europeo, "le pratiche della condivisione del sapere, della collaborazione creativa e della libera espressione individuale che le tecnologie digitali rendono possibili non sono affatto qualcosa da temere, ma piuttosto sono l'anteprima di nuove modalità di produzione e distribuzione dell'informazione e della cultura, con un enorme potenziale positivo in termini di accesso all'educazione, all'innovazione competitiva e alla partecipazione democratica". Obiettivi antagonisti a quelli della lobby delle 'major' della produzione intellettuale, che si battono a livello mondiale per l'inasprimento del copyright e contro la pratica del 'file sharing'.
Internet - sostengono i promotori delle proteste - è uno strumento vitale per il lavoro, l'istruzione, la politica e il tempo libero e il suo uso non puo' essere vietato con facilita'. Altri servizi importanti come acqua, gas, elettricita' o telefono non vengono tagliati con modi altrettanto spicci, ma soltanto con precise motivazioni".
La preoccupazione è per una possibile introduzione della disciplina cosiddetta 'three strikes', ovvero la disconnessione automatica da Internet degli utenti sospettati di violazione del copyright dopo tre avvertimenti, per altro già recentemente introdotta dalla nuova legge francese in materia. Ma il governo inglese intenderebbe adottare anche altre norme particolarmente severe: il filtraggio di alcuni siti Internet (una sorta di censura alla 'cinese', sostengono gli attivisti per un Web libero) e anche il divieto di utilizzo di reti WiFi aperte e pubbliche. Poichè Internet non è solo un mezzo di scambio di contenuti protetti dal diritto d'autore, secondo Open Right Group, i legislatori inglesi ignorerebbero il fatto che la nuova legge potrebbe impedire la normale circolazione delle informazioni, perfettamente lecite, fra gli utenti.
Insomma, per i difensori della libertà di Internet, che sempre di più in Europa fanno riferimento all'esperienza del Partito pirata svedese, che ha conquistato due seggi al Parlamento europeo, "le pratiche della condivisione del sapere, della collaborazione creativa e della libera espressione individuale che le tecnologie digitali rendono possibili non sono affatto qualcosa da temere, ma piuttosto sono l'anteprima di nuove modalità di produzione e distribuzione dell'informazione e della cultura, con un enorme potenziale positivo in termini di accesso all'educazione, all'innovazione competitiva e alla partecipazione democratica". Obiettivi antagonisti a quelli della lobby delle 'major' della produzione intellettuale, che si battono a livello mondiale per l'inasprimento del copyright e contro la pratica del 'file sharing'.