Spagna, il file-sharing è legale (per ora)
MondoClamorosa sentenza di un tribunale spagnolo, che potrebbe fare giurisprudenza anche in ambito europeo. Secondo un giudice di Barcellona, le reti peer-to-peer non violano la legge sulla proprietà intellettuale: è solo uno scambio di dati tra privati
di Nicola Bruno
Mentre in Francia sta per partire la contestata legge Hadopi ("tre errori e sei disconnesso") e in Gran Bretagna la Camera dei Lord ha appena dato il via libera ad un duro provvedimento anti-p2p, dalla Spagna arriva una sentenza destinata a far discutere
Per la prima volta un tribunale ha stabilito che "le reti P2P, in quanto mere reti di trasmissione di dati tra privati, non feriscono alcun diritto protetto dalla legge sulla proprietà intellettuale". Scaricare un film protetto da copyright sui servizi di file-sharing non può essere equiparato ad un'attività commerciale: si tratta solo di uno scambio di dati tra privati. Così come non può essere punito lo scambio di un Dvd o di un libro tra amici.
La sentenza è arrivata dopo la denuncia da parte della Sociedad General de Autores y Editores (SGAE - l'equivalente della nostra SIAE) ai danni del gestore di un sito web elrincondejesus.com che pubblicava nella home page una serie di link per scaricare le ultime uscite cinema. Il sito non ospitava i file sui propri server, si limitava solo ad organizzare una sorta di "catalogo" che poi rinviava, attraverso un normale link, a servizi p2p esterni.
E proprio questa è stata la linea difensiva adottata dal proprietario del sito, Jesus Guerra (gestore di un bar vicino Barcellona): come un motore di ricerca, mi limito soltanto ad organizzare e segnalare un insieme di link; sul sito non è presente nessuna inserzione pubblicitaria, quindi non si può parlare nemmeno di interessi commerciali.
L'interpretazione spagnola avrebbe probabilmente messo al riparo anche gli svedesi di Pirate Bay dalla condanna arrivata lo scorso anno: "Il sistema di link costituisce la base stessa di internet", ha sottolineato il giudice del tribunale di Barcellona. E cioè, se non si ospitano i file sui propri sui propri server e non ci sono interessi commerciali, non si può parlare di violazione delle leggi sul copyright.
La SGAE spagnola ha già annunciato che presenterà richiesta di appello. E non è detto che in quella sede la sentenza venga ribadita. Anche perché il Parlamento spagnolo si avvia ad approvare provvedimenti simili a quelli francesi. Lo scorso anno è stata introdotta la "Ley de Economia Sostenibile" che consente alle autorità di "spegnere" un sito web per salvaguardare l'ordine pubblico e rispettare il principio di non discriminazione. Il Parlamento spagnolo sta ora discutendo se aggiungere alla lista di motivazioni per oscurare un sito anche la violazione della legge sul copyright.
Se dovesse entrare in vigore questa integrazione, Jesus Guerra potrebbe ricevere un avvertimento preventivo e poi essere oscurato in meno di quattro giorni dietro ordine di un giudice.
Mentre in Francia sta per partire la contestata legge Hadopi ("tre errori e sei disconnesso") e in Gran Bretagna la Camera dei Lord ha appena dato il via libera ad un duro provvedimento anti-p2p, dalla Spagna arriva una sentenza destinata a far discutere
Per la prima volta un tribunale ha stabilito che "le reti P2P, in quanto mere reti di trasmissione di dati tra privati, non feriscono alcun diritto protetto dalla legge sulla proprietà intellettuale". Scaricare un film protetto da copyright sui servizi di file-sharing non può essere equiparato ad un'attività commerciale: si tratta solo di uno scambio di dati tra privati. Così come non può essere punito lo scambio di un Dvd o di un libro tra amici.
La sentenza è arrivata dopo la denuncia da parte della Sociedad General de Autores y Editores (SGAE - l'equivalente della nostra SIAE) ai danni del gestore di un sito web elrincondejesus.com che pubblicava nella home page una serie di link per scaricare le ultime uscite cinema. Il sito non ospitava i file sui propri server, si limitava solo ad organizzare una sorta di "catalogo" che poi rinviava, attraverso un normale link, a servizi p2p esterni.
E proprio questa è stata la linea difensiva adottata dal proprietario del sito, Jesus Guerra (gestore di un bar vicino Barcellona): come un motore di ricerca, mi limito soltanto ad organizzare e segnalare un insieme di link; sul sito non è presente nessuna inserzione pubblicitaria, quindi non si può parlare nemmeno di interessi commerciali.
L'interpretazione spagnola avrebbe probabilmente messo al riparo anche gli svedesi di Pirate Bay dalla condanna arrivata lo scorso anno: "Il sistema di link costituisce la base stessa di internet", ha sottolineato il giudice del tribunale di Barcellona. E cioè, se non si ospitano i file sui propri sui propri server e non ci sono interessi commerciali, non si può parlare di violazione delle leggi sul copyright.
La SGAE spagnola ha già annunciato che presenterà richiesta di appello. E non è detto che in quella sede la sentenza venga ribadita. Anche perché il Parlamento spagnolo si avvia ad approvare provvedimenti simili a quelli francesi. Lo scorso anno è stata introdotta la "Ley de Economia Sostenibile" che consente alle autorità di "spegnere" un sito web per salvaguardare l'ordine pubblico e rispettare il principio di non discriminazione. Il Parlamento spagnolo sta ora discutendo se aggiungere alla lista di motivazioni per oscurare un sito anche la violazione della legge sul copyright.
Se dovesse entrare in vigore questa integrazione, Jesus Guerra potrebbe ricevere un avvertimento preventivo e poi essere oscurato in meno di quattro giorni dietro ordine di un giudice.