India, dal Kamasutra alla censura: stop al sesso in Rete

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Una prostituta indiana durante una manifestazione di protesta a Nuova Delhi
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La restrizione arriva con una legge che denigra qualsiasi forma di oscenità e che è stata allargata a Internet. Yahoo!, Bing e Flickr impediscono l’accesso a materiali pornografici. E anche Google si piega al governo indiano, censurando contenuti scomodi

di Floriana Ferrando

La restrizione arriva coi recenti cambiamenti all’Information Technology Act 2000, una legge indiana che denigra qualsiasi forma di oscenità e che è stata allargata al mondo virtuale. Ecco così che diventa impossibile per gli utenti indiani accedere a contenuti hard, come racconta un’inchiesta del Guardian.

Yahoo! e il suo sito di fotosharing Flickr bloccano qualsiasi contenuto a sfondo sessuale (misura già in atto a Singapore, in Korea e a Hong Kong), mentre avviando una ricerca hot sul motore Bing di Microsoft si ottiene come risposta che il proprio Paese ha chiesto di applicare delle restrizioni alla ricerca di contenuti pornografici.

Le ragioni del governo vanno forse ricercate nei report dei motori di ricerca, secondo i quali gli utenti indiani sono i maggiori ricercatori di materiale a luci rosse.

Da qui, una vera e propria guerra al sesso in Rete. Basta pensare alla sorte toccata alla bambolina Savita Bhabhi. La star più popolare dei cartoni animati erotici indiani registrava ogni giorno quasi duecentomila visite sul suo sito web, almeno fino al giugno scorso quando il governo ha deciso di chiuderlo perché “i contenuti non erano considerati accettabili per la cultura indiana”.

In questo scenario, non mancano le contraddizioni. I maggiori quotidiani indiani, infatti, sono zeppi di foto di donne svestite. Che dire poi di Bollywood? Il cinema popolare indiano vive proprio su personaggi e scene sensuali. Solo qualche settimana fa, inoltre, uno scandalo sessuale ha coinvolto l’ottuagenario governatore dell’Andhra Pradesh, Narayanh Datt Tiwari, immortalato a letto con delle giovani e avvenenti donzelle.

Nell’occhio del ciclone non c’è solo la pornografia. Secondo un reportage del Wall Street Journal, Google sta censurando sempre più spesso utenti o contenuti che cozzano con la linea politica del Paese e che potrebbero turbare una democrazia già di per sé lacerata da tensioni etniche e religiose. Nel mirino, siti di social network come Orkut e You Tube, entrambi di proprietà di Google.

Il timore di disordini provocati da contenuti digitali è forte. Una preoccupazione eccessiva secondo molti, che vedono solo un pretesto “per la negazione delle libertà civili e di parola", come ha detto l’avvocato indiano Iqbal Chagla.

La posizione del governo è dura e non lascia spazio a fraintendimenti. “Se si fanno affari qui si deve seguire la legge locale, i sentimenti del popolo, la cultura del Paese", ha dichiarato un funzionario del Department of Information Technology, Gulshan Rai.

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