L'evasione dal carcere di Frosinone nel 1981, la latitanza in Messico, il periodo in Francia, gli anni in Brasile. La storia dell'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, accusato di aver commesso quattro omicidi
Dura da 28 anni la fuga di Cesare Battisti, l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo su cui oggi è chiamato a pronunciarsi il Supremo tribunale federale brasiliano, che deciderà se dare il via libera alla sua estradizione in Italia.
Una fuga iniziata a Frosinone, nel 1981, quando Battisti evade dal carcere dove è stato rinchiuso con l'accusa di aver commesso 4 omicidi nel corso della sua attività di terrorista.
Battisti si rifugia in Francia, poi si trasferisce con la moglie in Messico, dove inizia una nuova attività: scrittore di romanzi noir.
Durante la sua latitanza in Messico i giudici italiani lo condannano in contumacia all'ergastolo, per aver assassinato, tra il 1978 e il 1979, il maresciallo della polizia penitenziaria Andrea Santoro, i commercianti Pierluigi Torregiani e Lino Sabbadin e l'agente della Digos milanese Andrea Campagna.
La sentenza è poi confermata nel 1993 dalla Corte d'appello. Intanto, già dal 1990, l'ormai affermato romanziere Battisti è tornato in Francia, dove, complice lo scudo della 'dottrina Mitterand', è a riparo dall'estradizione. Ma nel 2004, viene arrestato a Parigi in seguito ad una nuova richiesta da parte di un tribunale italiano. Un mese dopo l'ex leader dei Pac viene rimesso in libertà, ma con l'obbligo della firma.
Il 30 giugno 2004 però, le autorità francesi (all'Eliseo è intanto subentrato Jacques Chirac) concedono l'estradizione in Italia. Battisti riesce a fuggire in tempo, destinazione Fortaleza, Brasile.
La sua latitanza oltreoceano termina il 18 marzo 2007, quando l'ex terrorista di Sermoneta (Lt) viene arrestato a Rio de Janeiro in seguito ad un'operazione congiunta dell'Interpol e della polizia francese, italiana e brasiliana.
Battisti chiede l'asilo politico, ma il 28 novembre 2008 il Comitato brasiliano per i rifugiati rifiuta. I suoi legali fanno allora ricorso al ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro, che pochi mesi dopo (gennaio) concede l'asilo politico all'ex leader degli anni di Piombo, sulla base di "fondati timori di persecuzione per le sue idee politiche".
La decisione in ultima istanza spetta però al Supremo tribunale federale, la Corte Costituzionale brasiliana che, dopo il nulla di fatto dello scorso 9 settembre, votando oggi a favore della sua estradizione in Italia, potrebbe porre fine alla lunga fuga di Cesare Battisti.
Una fuga iniziata a Frosinone, nel 1981, quando Battisti evade dal carcere dove è stato rinchiuso con l'accusa di aver commesso 4 omicidi nel corso della sua attività di terrorista.
Battisti si rifugia in Francia, poi si trasferisce con la moglie in Messico, dove inizia una nuova attività: scrittore di romanzi noir.
Durante la sua latitanza in Messico i giudici italiani lo condannano in contumacia all'ergastolo, per aver assassinato, tra il 1978 e il 1979, il maresciallo della polizia penitenziaria Andrea Santoro, i commercianti Pierluigi Torregiani e Lino Sabbadin e l'agente della Digos milanese Andrea Campagna.
La sentenza è poi confermata nel 1993 dalla Corte d'appello. Intanto, già dal 1990, l'ormai affermato romanziere Battisti è tornato in Francia, dove, complice lo scudo della 'dottrina Mitterand', è a riparo dall'estradizione. Ma nel 2004, viene arrestato a Parigi in seguito ad una nuova richiesta da parte di un tribunale italiano. Un mese dopo l'ex leader dei Pac viene rimesso in libertà, ma con l'obbligo della firma.
Il 30 giugno 2004 però, le autorità francesi (all'Eliseo è intanto subentrato Jacques Chirac) concedono l'estradizione in Italia. Battisti riesce a fuggire in tempo, destinazione Fortaleza, Brasile.
La sua latitanza oltreoceano termina il 18 marzo 2007, quando l'ex terrorista di Sermoneta (Lt) viene arrestato a Rio de Janeiro in seguito ad un'operazione congiunta dell'Interpol e della polizia francese, italiana e brasiliana.
Battisti chiede l'asilo politico, ma il 28 novembre 2008 il Comitato brasiliano per i rifugiati rifiuta. I suoi legali fanno allora ricorso al ministro della Giustizia brasiliano Tarso Genro, che pochi mesi dopo (gennaio) concede l'asilo politico all'ex leader degli anni di Piombo, sulla base di "fondati timori di persecuzione per le sue idee politiche".
La decisione in ultima istanza spetta però al Supremo tribunale federale, la Corte Costituzionale brasiliana che, dopo il nulla di fatto dello scorso 9 settembre, votando oggi a favore della sua estradizione in Italia, potrebbe porre fine alla lunga fuga di Cesare Battisti.