Natalja Estemirova: la Cecenia è Europa, non dimenticateci

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Nella foto Natalja Estemirova e Anna Politkovskaja. 'La verità non si uccide' recita il messaggio
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Così aveva detto la giornalista e attivista per i diritti umani russo-cecena uccisa in Inguscezia. La comunità internazionale chiede che l'omicidio non resti impunito. Il caso riapre le polemiche sui diritti umani in Cecenia

di Pamela Foti

“Cerco di svolgere il mio lavoro in maniera accurata e, certo, temo per la mia famiglia e per i miei cari. Ma bisogna lavorare. A volte mi capita di avere paura”. Così, alla BBC, aveva dichiarato Natalja Estamirova, giornalista russo-cecena e attivista della Ong Memorial uccisa ieri in Inguscezia, repubblica caucasica che confina con la Cecenia.

Alle 8.30 è stata rapita davanti a casa, nella capitale cecena Grozny. E’ stata fatta salire su una Zhiguli bianca, vecchia auto di fabbricazione sovietica, versione della nostra Fiat 124.
Ha fatto in tempo a urlare “Mi stanno rapendo”.
Alle ore 16.30 dello stesso giorno il corpo senza vita di Natalja Estamirova, collaboratrice della storica associazione russa Memorial’ è stato trovato nei pressi della città di Nazran nella confinante Repubblica dell’Inguscezia.
Due i proiettili che l’hanno uccisa, uno alla testa e uno al petto.

Natalja Estamirova, 50 anni, ha insegnato storia a Grozny fino al 1998. Dall’anno successivo, con lo scoppio della seconda guerra cecena, si era impegnata sul fronte dei diritti civili, come giornalista e come attivista. Ha documentato con le sue fotografie le vittime del lancio di razzi sul mercato di Grozny, ricorda l'agenzia di stampa del Caucaso Kavkazkij Uzel. Uno dei suoi primi scatti aveva raccontato anche dell’attacco aereo a un convoglio di rifugiati lungo la Rostov-Baku, strada da Grozny a Nazran nella vicina Inguscezia. Ha visitato tutti gli ospedali di Cecenia e Inguscezia scattato centinaia di foto che testimoniavano il grande numero di vittime tra i bambini.

Dal 1999 la Estemirova è stata una delle più importanti attiviste del Caucaso e una delle più grandi collaboratrici di Memorial, associazione riconosciuta in tutto il mondo per il suo ventennale impegno nella condanna della violazione dei diritti umani, ma anche archivio, centro di documentazione, memoria storica delle repressioni politiche in URSS nel XX secolo.
La giornalista aveva denunciato le torture, i sequestri, le esecuzioni da parte delle truppe russe e cecene. Si occupava della raccolta di materiali su rapimenti, scomparse ingiustificate, torture e uccisioni dopo lo scoppio della seconda guerra, quella voluta da Vladimir Putin nel 1999.
Per qualunque giornalista straniero arrivato in Cecenia per occuparsi di diritti umani Estemirova era un punto di riferimento. 

L'ong russa Memorial oggi punta il dito contro il presidente ceceno Ramzan Kadyrov, ex leader del gruppo paramilitare filo-russo e uomo fedele a Putin, eletto nel 2007. "Io so, io sono sicuro dell'identità del colpevole della morte di Natalia Estemirova, lo conosciamo tutti, il suo nome è Ramzan Kadyrov", ha dichiarato Oleg Orlov, responsabile dell'associazione.
Kadyrov, sostiene, "minacciava Natalia, la insultava e la considerava come un nemico personale". "Non sappiamo se lui stesso ha dato l'ordine o se i suoi collaboratori l'hanno fatto per rendere un piacere al loro capo", ha proseguito.
Secondo Memorial la morte della giornalista potrebbe essere collegata alle denunce della donna per la fucilazione pubblica di un uomo sospettato di collaborare con i guerriglieri, il 7 luglio nel villaggio di Akhinciu' Borzoi, a 20 km da Gudermes, il feudo del presidente Ramzan Kadyrov. Sulla vicenda Estemirova aveva pubblicato anche della documentazione che pare abbia irritato i "siloviki", gli uomini legati agli apparati di forza.

Nel 2007 Natalja Estermirova ha ricevuto il premio Anna Politkovskaja conferitole dall’Ong Raw in War (reach all women in war) e dedicato alle donne che si distinguono per il loro coraggio nei teatri di guerra.
Tre anni prima il parlamento svedese le aveva assegnato il premio Diritto per la vita, una sorta di alternativo Nobel per la pace, e l'anno dopo il parlamento europeo le aveva conferito la medaglia Robert Schuman, come a Ielena Bonner, la vedova del dissidente Andrei Sakharov.

Alla BBC, proprio in occasione del ritiro del premio dedicato alla Politkovskaja, aveva detto di considerarsi sia russa sia cecena, perché nelle sue vene scorre il sangue di queste due terre. E proprio per questo motivo diceva di riuscire a comprendere bene sia un popolo sia l’altro. E aveva ammonito: “La Cecenia è parte dell'Europa, non potete dimenticarci".

La Seconda guerra in Cecenia, chiamata dal governo russo "Operazione Antiterrorismo" e scatenata in Cecenia il 23 settembre del 1999 è terminata il 16 aprile scorso con la revoca da parte del presidente russo Dmitrij Medvedev del regime anti terrorismo in Cecenia. Dopo 10 anni dunque Mosca ha dichiarato concluso il regime di sicurezza nell'area del Caucaso. Un momento guardato con speranza e ottimismo anche dalla comunità internazionale.

Ma proprio Estemirova affermava che nonostante la fine della cosiddetta "Operazione Antiterrorismo" la situazione in Cecenia stesse peggiorando e che i rapimenti fossero in aumento. Secondo l’agenzia informativa Kavkaz Uzel il numero di sequestri nel primo semestre del 2009 sono stati 35. Nel 2008 furono 42.

L'assassinio della giornalista Natalja Estemirova è "un ulteriore tentativo di imbavagliare la società civile in Russia e mette in luce l'instabilità della regione cecena" ha dichiarato oggi Amnesty International.

“La guerra in Cecenia non è ancora finita. E’ presto per dichiarare la Pace" scrive invece Novaja Gazeta, il quotidiano per il quale lavorava Anna Politkovskaja, uccisa nell'ottobre 2006 a Mosca.

Sono più di 200 i giornalisti uccisi nella federazione russa negli ultimi 10 anni.


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