"Ci siamo attivati per chiedere i documenti alla Regione ai fini della richiesta di risarcimento", scrive in una nota l'avvocato Francesco Borasi che, con il collega Angelo Leone, ha già raccolto le adesioni per la maxi causa di tre associazioni e una ventina di commercianti
"Dopo la conferma sui gravi errori" che "hanno bloccato la Regione Lombardia, locomotiva d'Italia, nella zona rossa, le associazioni di commercianti e imprenditori hanno deciso di proporre una class action contro i responsabili per i danni subiti". Lo scrive in una nota l'avvocato Francesco Borasi che, con il collega Angelo Leone, ha già raccolto le adesioni per la maxi causa di tre associazioni e una ventina di commercianti. "Ci siamo attivati per chiedere i documenti alla Regione - spiega all'ANSA Borasi - ai fini della richiesta di risarcimento" dovuto al presunto errore di calcolo dell'indice Rt. (COVID: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEL CONTAGIO - ZONA ARANCIONE IN LOMBARDIA)
La nota dei legali
I due legali, che da anni si occupano di tutela dei diritti dei cittadini, hanno aggiunto: "La chiusura della Regione in zona rossa ha creato danni che si sono aggiunti ad una situazione già disastrosa, decretando in molti casi la chiusura di tante attività con gravissime conseguenza per lavoratori e famiglie". Da quanto si è saputo gli avvocati oltre ad aver già mosso i primi passi al fine di raccogliere, per la legge sulla trasparenza, dal Pirellone i documenti inviati a Roma all'Istituto Superiore di Sanità, in base ai quali la Lombardia è stata inserita erroneamente in zona rossa da domenica scorsa, hanno scritto anche in Procura a Milano, all'aggiunto Maurizio Romanelli, per informarlo della class action: al momento sul caso non risulta aperto alcun fascicolo quanto meno “esplorativo”. I commercianti e gli imprenditori, in gran parte milanesi, che stanno aderendo all’azione collettiva stanno invece conteggiando i danni che ritengono di aver subito, per poi presentare in 'conto', nella maxi causa civile che verrà avviata davanti al Tribunale del capoluogo lombardo. Sulla questione è in corso uno scambio di accuse tra la Regione e il Governo su chi debba assumersi la responsabilità della valutazione errata, che ha imposto la chiusura per una settimana dei negozi.
Sindaci di Varese e Bergamo annunciano class action
Intanto, anche il sindaco di Varese Davide Galimberti ha annunciato sulla propria pagina Facebook che il Comune da lui guidato sosterrà "in prima linea" una "iniziativa contro i responsabili" del presunto errore di calcolo dell'Rt "dopo averne parlato con tutte le associazioni di categoria e dei consumatori". "Penso che una prima azione concreta - aggiunge - possa essere una class action per tutelare e risarcire aziende, commercianti, famiglie e studenti che hanno subito ulteriori danni da questa confusione tra zona rossa che invece doveva essere arancione". "Questa notte non sono riuscito a dormire, sono sincero - ammette Galimberti -. E penso come me tanti commercianti, genitori, imprenditori. Le imbarazzanti notizie che si susseguono da ieri sul tema dei conteggi dei positivi nella nostra Regione sono un colpo durissimo, perché denotano principalmente una confusione che dopo un anno di pandemia non è più accettabile".
Anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori è intervenuto sulla questione. "Se davvero in Lombardia sin dal 12 ottobre si sono erroneamente conteggiati i guariti tra i positivi, alzando così l'Rt e provocando restrizioni maggiori di quelle necessarie, credo che le categorie penalizzate potrebbero avviare una class action per il risarcimento del danno", scrive Gori in un tweet.
Confcommercio Lombardia: "Paghi chi ha sbagliato"
Secondo Confcommercio Lombardia il presunto errore sulla zona rossa è costato alle imprese locali "almeno 600 milioni di euro, ed è una stima prudenziale". L'associazione chiede "chiarezza al più presto su chi ha sbagliato, e che le imprese vengano risarcite". "Non ci interessano le polemiche politiche - premette Confcommercio in una nota -. Noi evidenziamo la realtà dei fatti: decine di migliaia di imprese hanno subito un ulteriore stop che, per quanto riguarda l'abbigliamento, è bene ricordarlo, è arrivato nel pieno della stagione dei saldi. Ma non c'è solo la moda, parliamo di un blocco forzato per tanti comparti, dai negozi di arredamento ai mercati non alimentari, agli estetisti, solo per citarne alcuni". E visto che "è evidente che se c'è stato un errore da parte di qualcuno, è giusto che venga posto di fronte alle proprie responsabilità. Non si scherza sulla pelle delle imprese. Non è possibile sbagliare in modo così grave su numeri che incidono su un sistema economico già colpito da tre lockdown".
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