Rumorosi ma pacifici, diversi lavoratori del settore fiere hanno manifestato il loro dissenso contro il Dpcm e hanno chiesto al presidente Fontana di farsi interprete delle loro esigenze e del loro "ruolo nell’economia”. “La rabbia è tanta”, ha dichiarato uno dei manifestanti
Ancora contestazioni a Milano (GLI SCONTRI DI IERI - LE DENUNCE). Nel pomeriggio diversi lavoratori della Fiva, l'organizzazione che rappresenta i lavoratori ambulanti e delle fiere, si sono radunati sotto Palazzo Lombardia per protestare contro la chiusura loro imposta dal nuovo Dpcm per il contenimento del contagio da Coronavirus. I manifestanti, rumorosi ma pacifici, hanno chiesto al presidente Attilio Fontana di farsi interprete delle loro esigenze e del loro "ruolo nell'economia", dal momento che il settore conta circa 40mila imprese e altrettante famiglie. “Il tempo è scaduto, ora abbiamo bisogno di aiuto”, la scritta riportata su uno striscione esposto dai lavoratori, che hanno più volte urlato “Vergogna, vergogna”, accompagnati da un sottofondo assordante di fischietti e trombette. "Abbiamo fatto venire solo delle rappresentanze non le masse, che pure avremmo potuto mobilitare. La rabbia è tanta”, ha spiegato uno dei manifestanti. (CORONAVIRUS: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - MAPPE E GRAFICI DEL CONTAGIO - LA SITUAZIONE IN LOMBARDIA)
L’incontro con i consiglieri regionali
Durante il presidio, alcuni lavoratori hanno incontrato Dario Violi, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, che ha così sintetizzato la loro situazione: "Hanno chiesto che la loro posizione sia rappresentata a Roma. Il problema è che non rientrano in alcuna categoria Ateco e bisognerà trovare altre forme per sostenerli”. Con lui c'era anche il presidente della Commissione attività produttive, il leghista Gianmarco Senna, che, all'uscita ha avuto un serrato confronto con i manifestanti. "Se sono qui è per ascoltare", ha detto Senna.