In Lombardia sono 1091 i nuovi casi di contagio, per un totale di 71.256 secondo i dati forniti dalla Regione. In calo i decessi e il numero dei ricoveri
Sono nuovamente aumentati i contagi nella città metropolitana di Milano dove, per un totale di 17.689 positivi, si registra un aumento di 412 nuovi casi, di cui 246 nella sola Milano città. Lo rende noto la Regione Lombardia nella consueta conferenza stampa per fare il punto sull'emergenza santaria in regione. Ieri c'erano stati 277 nuovi casi in provincia e 105 nel capoluogo lombardo.
In tutta la regione invece sono 1091 i nuovi casi di contagio, per un totale di 71.256 positivi. In calo i decessi che sono 166 (ieri 200) per un totale di 13.106. I posti in terapia intensiva sono calati di 34 unità, scendendo a quota 756, e i ricoveri sono scesi di 401 per un totale di 8.791. I dimessi sono 1.162 (totale 45.382). I tamponi effettuati sono 11.583.
Solo tre nuovi casi nel Lodigiano
Sono solo 3 i nuovi casi positivi nella provincia di Lodi, dove si è sviluppato a fine febbraio il primo focolaio di coronavirus in Italia. Nelle altre province lombarde, migliora la situazione a Bergamo (11.002 casi, +56) e Cremona (5867, +60), mentre sono leggermente in salita i dati a Brescia (12.475, +167) e a Pavia (3991, +117).
"Forte alleggerimento per ospedali"
"Sono dati che ci fanno pensare che c'è un forte alleggerimento per gli ospedali, stiamo pensando alla fase 2 anche per questi dati": così Massimo Sertori, assessore a Enti Locali, Montagna e Piccoli Comuni della Regione Lombardia, commentando i dati giornalieri dei contagi. "Ci sono delle zone che sono state colpite in modo molto più duro ma altre - ha spiegato Sertori - come Varese, Lecco, Sondrio che sono state meno colpite". "Abbiamo forti preoccupazioni per l'economia, bisognerà aiutare le partite Iva che in questi 2 mesi hanno fatturato zero". Come Regione "abbiamo una capacità di indebitamento di 3 miliardi, abbiamo deciso che è il momento storico di fare questi investimenti partendo da 400milioni per comuni e province con progetti subito cantierabili".
"Abbiamo fatto scuola, sul campo abbiamo dovuto maturare esperienza", ha continuato Sertori. Per quanto riguarda la fase 2, "non possiamo restare in lockdown finché non sarà sparito completamente il virus" e per questo "stiamo sollecitando il governo per stabilire chi debba iniziare a lavorare", "in base a chi sarà in grado di ottemperare alle disposizioni". Quindi "se ci sono attività" in grado di rispettare le misure di sicurezza, queste dovrebbero poter riaprire. "Crediamo che il sistema migliore sia questo", anche perché "dopo mesi di blocco ci saranno difficoltà nel ripartire". Sertori ha parlato anche della sentenza del Tar "che purtroppo ha annullato la possibilità del servizio a domicilio. Noi pensiamo che sia utile per dare la possibilità ai cittadini di superare le difficoltà di questo momento" e per questo "abbiamo fatto ricorso".