Cala anche il numero di ricoveri: in terapia intensiva sono in totale 901 (-21) e negli altri reparti Covid 10.138 (-204). Milano è ancora la provincia col più alto tasso di contagi
Frenano i contagi da Coronavirus in Lombardia, con 737 casi in più rispetto a ieri per un totale di 66.971 positivi. Cala anche il numero di decessi in un giorno (comunque 163) per un totale di 12.376 deceduti. Sono poi diminuiti anche i ricoveri: in terapia intensiva sono 901 (-21) e negli altri reparti Covid 10.138 (-204). Sono invece stati 6.331 i tamponi, per un totale ad ora di 270.486. Lo rende noto l'assessore al Bilancio di Regione Lombardia Davide Caparini durante la consueta conferenza stampa per fare il punto sull'emergenza sanitaria nella regione.
Milano la provincia con più contagi
E' ancora Milano la provincia con il più alto tasso di contagi in Lombardia: sono 287 i nuovi casi nell'area metropolitana, arrivata a 16.112 positivi, che scendono a 6709 guardando alla sola città, dove sono risultati contagiate altre 160 persone. Segue Brescia, con 58 nuovi casi per un totale di 12004 e poi Bergamo con 49 positivi al tampone che portano i malati di covid a 10.738. Sono 59 i nuovi casi a Monza (4157) e a Pavia (3641).
"In Lombardia vediamo i risultati"
"Stiamo vedendo i risultati del'impegno dei lombardi, dei comportamenti individuali che ci consentono di controllare la diffusione del virus", commenta Caparini, secondo cui i comportamenti individuali saranno decisivi "soprattutto nell'ottica della riapertura che sarà graduale, all'insegna della salute pubblica, della salvaguardia di ognuno di noi e del rispetto del prossimo, all'insegna delle 4 D".
Per quanto riguarda la ripartenza, "la cornice ce la dà l'autorità sanitaria, sono loro, i tecnici nella task force, che definiscono quali sono i perimetri entro i quali potremo muoverci, il faro guida deve essere la salute pubblica", afferma Caparini. "Da subito abbiamo lanciato il messaggio che ci saranno comunque precauzioni da adottare da qui a quando verrà identificato il vaccino, ci dicono 14 mesi, magari saranno 16, sappiamo che abbiamo davanti un periodo molto lungo e che finché non ci sarà il vaccino dovremo adeguare i nostri comportamenti". Durante il lockdown "abbiamo imparato a proteggerci e abbiamo capito che possiamo andare al lavoro, metà delle imprese lombarde - continua Caparini - ha lavorato durante l'emergenza e i lavpratori hanno prestato la loro opera. E' possibile lavorare, anche in smart working, ricevere a casa il cibo, abbiamo testato diverse modalità di fruizione di beni e servizi, ora possiamo gradualmente affrontare questa nuova era, quella che ci separa dalla scoperta del vaccino, quel giorno potremo finalmente dire 'siamo liberi di poterci comportare come una volta'".