Estorsioni e violenza nelle case popolari di Milano: cinque indagati

Lombardia
Immagine di archivio (ANSA)

Le persone sono state colpite da un divieto di dimora nel capoluogo lombardo in seguito a un’indagine della Digos, che ha svelato come l’assegnazione degli alloggi avvenisse dietro pagamento. Un uomo e una donna furono aggrediti nel 2018 

Cinque persone legate al "Comitato Autonomo Abitanti Barona" delle case popolari di Milano sono state colpite da un divieto di dimora nel capoluogo lombardo in seguito a un’indagine condotta dalla Digos relativa a due estorsioni e aggressioni nei confronti di extracomunitari che avevano deciso di dissociarsi dall’ente.

I destinatari del provvedimento

Le persone raggiunte dall’ordinanza sono quattro italiani di 21, 24, 25 e 38 anni e un romeno di 36 anni (quest’ultimo non ancora individuato dalle forze dell’ordine). Tutti hanno precedenti per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. Le vittime delle loro azioni sono due marocchini: un uomo di 43 anni e una donna incinta di 32.

Le violenze e le estorsioni

Nel maggio 2018 la coppia nordafricana si era rivolta alla polizia per denunciare l’aggressione subita dagli esponenti del Caab. Secondo le dichiarazioni dei due, il 43enne aveva tentato di lasciare il comitato, ma per tutta risposta era stato picchiato a colpi di bastoni, riportando una prognosi di 20 giorni. La donna aveva provato a difenderlo ed era stata aggredita a sua volta. La sua intromissione nella vicenda aveva spinto i membri dell’ente a espellerla dal gruppo e a sfrattarla dall’appartamento che occupava con la famiglia (e che le era stato concesso con tanto di ingresso nel Caab dopo il versamento di 1400 euro) attraverso minacce e violenze. Le indagini della Digos, dirette da Claudio Ciccimarra, hanno svelato che l’assegnazione degli alloggi avveniva dietro il pagamento di una cifra che oscillava tra i 700 e i 1500 euro. Il comitato, inoltre, concedeva la sistemazione in cambio di un’attività di resistenza agli sgomberi della polizia.

I pm: "L'obiettivo era il profitto"

E' "pacifica" la "finalità di profitto" dei cinque antagonisti legati al 'Comitato autonomo abitanti Barona'. Lo si legge nella richiesta di misura cautelare in carcere avanzata dal pm, Leonardo Lesti, e dal capo del pool antiterrorismo, Alberto Nobili, che hanno coordinato l'indagine condotta dalla Digos di Milano. Richiesta inoltrata al gip, Roberto Crepaldi, che ha applicato il divieto di dimora e l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. "Sotto il manto della azione sociale in ottica redistributiva - si legge nella richiesta - sfruttando i ritardi e le mancanze degli organi pubblici nella gestione del notevole patrimonio in mano pubblica, gli indagati si sono appropriati degli immobili indicati nelle imputazioni, considerandoli come di loro proprietà, sostanzialmente sostituendosi all'Aler e gestendoli come beni personali".
Nel fare ciò gli antagonisti, per i pm, hanno tratto "un vantaggio che ha sicura connotazione patrimoniale come, nei casi di specie è quello rappresentato dal tornare in possesso degli alloggi". E ancora: "Peraltro non va sottaciuto - scrivono i pm - che gli indagati conseguono un profitto strettamente personale dall'essere essi stessi ed i loro familiari beneficiari delle occupazioni abusive" e si tratta di un "profitto ingiusto" perché conseguito "in contrasto con le norme che regolano l'assegnazione degli alloggi popolari ai non abbienti".

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