Bergamo, immigrazione clandestina: tra i 10 arresti anche pubblici ufficiali

Lombardia
Foto di archivio (ANSA)

Tra le accuse contestate anche quelle di falso ideologico, alterazione di documenti ufficiali e corruzione. Il Comune di Bergamo ha sospeso due agenti di polizia coinvolti. Salvini: "La pacchia è finita"

Tremila euro per il rinnovo di un permesso di soggiorno, novemila per un ricongiungimento familiare. Questo il 'tariffario', rivelato dalle intercettazioni telefoniche, utilizzato da un presunto sodalizio attivo fra Novara, Milano e Bergamo e scoperto in due anni d'indagini dalla Squadra mobile della questura di Bergamo. Le indagini sono culminate nell'operazione 'Yuan' che ha portato all'arresto di dieci persone, tra cui alcuni pubblici ufficiali, accusate a vario titolo di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina, falso ideologico, alterazione di documenti per il rilascio del permesso di soggiorno e vari episodi di corruzione.

Le persone coinvolte

Tra gli arrestati finiti in carcere c'è anche Leandra Arnaldo Pavorè, candidata per Forza Italia alle elezioni del Consiglio comunale di Bergamo. Con lei in cella i cinesi Xiaochao detto Giovanni Dong e Gaojian detto Luca Dong, oltre a Luana Calvi e Andrea Sciortino, funzionario della polizia locale di Bergamo. Altre cinque persone sono state poste agli arresti domiciliari: Saverio De Vuono, segretario comunale di diversi Comuni bergamaschi tra cui Orio al Serio, Mattia Cirrone, comandante della polizia locale di Orio al Serio, Leo Pezzimenti, appartenente alla polizia locale di Bergamo, Pierpaolo Perozziello, coadiutore amministrativo contabile in servizio alla questura di Bergamo e Lorenzo Mario Luciano Fasulo. A un dipendente del Comune di Albano Sant'Alessandro, Walter Flaccadori, è stata invece applicata la misura cautelare interdittiva di sospensione dal suo incarico.

L'inchiesta

Il questore di Bergamo Maurizio Auriemma, il PM titolare dell'indagine Carmen Santoro e il capo della Mobile di Bergamo Salvatore Tognolosi hanno spiegato che l'indagine è partita dalla segnalazione dell'ufficio Immigrazione alla Mobile per una richiesta di validazione di alcune pratiche di rinnovo di permesso di soggiorno a cittadini cinesi consegnate da Perozziello e corredate da certificati di residenza risultati contraffatti. Dopo una lunga attività di indagine gli agenti sono arrivati a ricostruire il modus operandi degli arrestati. Leandra Arnaldo Pavorè e Xiaochao Dong, titolari di un'agenzia di pratiche amministrative, attraverso la collaborazione degli appartenenti all'amministrazione pubblica (Sciortino, Pezzimenti, Cirrone, De Vuono e Flaccadori), avrebbero creato le condizioni per ottenere il nulla osta a ricongiungimenti famigliari, rinnovi di permessi di soggiorno a cittadini cinesi privi dei requisiti necessari, falsificando certificati, ma anche creando residenze e attività di lavoro fittizie.

Il Comune di Bergamo ha sospeso i due agenti di polizia coinvolti

Il Comune di Bergamo ha comunicato di aver immediatamente sospeso i due agenti della polizia locale coinvolti nell'inchiesta, Andrea Sciortino e Leo Pezzimenti. I due fanno parte del Corpo rispettivamente da 41 e 26 anni e sarebbero entrambi andati in pensione entro l'estate. "Si tratta di un fatto estremamente grave e inammissibile - ha commentato Gabriella Messina, comandante della polizia locale -, una condotta che non può essere tollerata". Il vicesindaco e assessore alla Sicurezza, Sergio Gandi ha aggiunto: "Se le indagini dovessero confermare i reati a loro carico, per il Corpo di polizia locale e per l'amministrazione si tratterebbe di un enorme danno d'immagine e il Comune potrebbe tutelarsi nelle sedi competenti".

Salvini: "La pacchia è finita"

"Dieci arresti tra Lombardia e Piemonte, tra cui alcuni pubblici ufficiali, accusati tra le altre cose di favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina, corruzione e alterazione di documenti per rilasciare titoli di soggiorno. Grazie alla Polizia. Business dell'immigrazione di massa, la pacchia è finita". Lo dice il ministro degli Interni Matteo Salvini in riferimento all'operazione.

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