Einaudi porta in libreria un romanzo di esordio che intreccia realtà e finzione e che trae spunto dal gesto eroico di una suora nell'estate del 1944. La sua autrice lo racconta durante "Incipit", la rubrica di Sky TG24 dedicata ai libri: "Quello di cui siamo disposti a parlare può dire molto meno di ciò che in realtà nascondiamo"
Questo libro nasce in un giorno di fine autunno di sei anni fa durante una visita guidata nel carcere Le Nuove di Torino. È durante quella visita che la sua autrice, Martina Merletti, scopre la storia di una suora. Si chiama Giuseppina De Muro ed è morta mezzo secolo prima dopo aver diretto per molti anni il braccio femminile di quell'istituto. Una storia piena di gesti eroici e silenziosi, compiuti prendendosi cura del destino di molte donne e dei loro figli durante gli anni della guerra e dell’occupazione tedesca. "Si tratta perlopiù di bambini piccoli e di madri condannate alla deportazione", racconta Merletti durante l'ultima puntata di 'Incipit', la rubrica di Sky TG24 dedicata ai libri , prima di ricordare che "fra i molti gesti che suor Giuseppina compie c’è quello, nell'estate del '44, di addormentare il neonato di una prigioniera, facendolo uscire nascosto nel carrello della biancheria sporca e sottraendolo così a un tragico destino".
Un'indagine sulla rimozione del ricordo
Da questa storia, eroica e tacitata nell'oblio, Merletti ha preso le mosse per scrivere il suo primo romanzo. Si intitola "Ciò che nel silenzio non tace", l'ha pubblicato Einaudi, ed è in realtà un'indagine letteraria che si snoda lungo sessant'anni, incrociando le vite di tre protagoniste. E sull'importanza del silenzio Merletti insiste più volte in questa intervista, ricordando come, in questa storia, proprio il silenzio "nasconda qualcosa che non riesce in realtà ad essere mai del tutto coperto e che quindi continua in qualche modo a manifestarsi".
"Ciò di cui siamo disposti a parlare - spiega - può dire molto meno di ciò che in realtà celiamo", prima di aggiungere come “tutto quello che non riesce ad essere taciuto crea un danno" e che "quindi forse l’unico modo per guarire è quello di incontrarsi e di parlare”.
"Ciò che nel silenzio non tace" è un romanzo che intreccia realtà e finzione e ha due meriti su tutti. Il primo: Merletti scrive una storia tesa e dinamica come un elastico, che si interroga su temi centrali per la nostra memoria e dunque per la nostra identità. Il secondo è che questo elastico è tirato a viva forza con un'abilità e una sicurezza davvero sorprendenti in un esordio narrativo.