Santo o impostore? Savonarola (e il suo mito) nell’Italia del Quattrocento

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Filippo Maria Battaglia

IL LIBRO DELLA SETTIMANA Il frate domenicano è riuscito a condensare su di sé  un’immagine e il suo opposto. Ora una biografia ne ricostruisce la vicenda senza mai dimenticarne il contesto

Un profeta e un martire coraggioso, mandato al rogo perché inviso ai potenti; e, al contempo, un astuto manipolatore, rimasto schiacciato dalle sue deliranti macchinazioni.  Girolamo Savonarola è riuscito a condensare su di sé  un’immagine e il suo opposto. Non è stato l’unico, d’accordo, ma nel corso del Quattrocento europeo la sua vicenda è una delle più affascinanti, e non solo per l’incredibile vena oratoria in grado di soggiogare buona parte di una comunità (Firenze) e di suscitare la curiosità o l’allarme delle teste coronate d’Europa;  ma pure per le infinite conseguenze politiche, teologiche e sociali che quella vita e quella predicazione hanno scatenato. La sua vicenda biografica è ora al centro di un saggio intitolato semplicemente Savonarola e a firma di Marco Pellegrini (Salerno editrice, pag. 368, euro 25).

Una biografia totale

La bibliografia sul Frate è sterminata. Il saggio di Pellegrini ha però la capacità di segnalarsi da questa infinita messe di libri per almeno due ragioni. Partiamo dalla prima: è una biografia totale, in grado di raccontare la vita di Savonarola dall’inizio alla fine. Sembra una caratteristica scontata, in realtà non lo è affatto. Nel racconto di Pellegrini trova spazio l’infatuazione giovanile per una ragazza di nobile famiglia così come il controverso rapporto con Lorenzo il Magnifico; la vocazione e gli esordi (a dire il vero piuttosto incerti) da predicatore e i tormenti della tortura; il serrato e - almeno teologicamente - contraddittorio conflitto con Alessandro VI e gli incredibili e raccapriccianti dettagli del rogo in cui perse la vita; e via proseguendo, compreso l’incombente e inevitabile declino popolato da tentazioni, macchinazioni, profezie e incredibili ordalie.

Pellegrini ha la capacità di raccontare una grande biografia  con la profondità tipica dello studioso, riuscendo a restituirne la complessità anche in rapporto al contesto. E nel farlo, se diffida dalle semplificazioni, non cade mai nella tentazione di dare qualcosa per scontato.

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Martire o impostore?

La seconda qualità di questa biografia sta nella scrittura: piana, lineare, quasi colloquiale, eppure distante, distantissima direi, dal tono ammiccante e stucchevolmente semplicistico della divulgazione più spiccia; in questo il suo Savonarola ricorda altri grandi modelli  di biografie che hanno raccontato proprio altri grandi toscani (come Roberto Ridolfi di Machiavelli).

Savonarola non è stato solo considerato al tempo stesso un martire e un impostore; è stato pure accostato  ai fermenti novatori che hanno portato alla Riforma protestante e però al contempo è stato pure additato a precursore della Controriforma. In questo libro Pellegrini ha il grande pregio di ricostruirne questa contraddizione, rifuggendo dagli stereotipi e dalla dogmatica e restituendo così la complessità di una figura carismatica.

Palestine. Kibbutz Givat Haschlova. In the background the houses of the collective economy. In the front agricultural land. About 1925. Photograph by Zoltan Kluger. (Photo by Imagno/Getty Images) Palästina. Kibbuz Givat Haschlova. Im Hintergrund die Häuser der Kollektivwirtschaft. Im Vordergrund die landwirtschaftlichen Flächen. Um 1925. Photographie von Zoltan Kluger.  *** Local Caption ***

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