IL LIBRO DELLA SETTIMANA L’islamologo Massimo Campanini ricostruisce la vita e il messaggio di Muhammad, sfatando i luoghi comuni depositati per molti secoli in Occidente
Una plurisecolare mistificazione fatta di leggende e accuse di ogni tipo. Per molti anni, in Occidente, la figura di Maometto non ha goduto di grande stampa. Nella sua tragedia "Mahomet ou le fanatisme", Voltaire ad esempio lo dipinge come il rappresentante esemplare del fanatismo e dell’intolleranza, “un fortunato e abile brigante che, grazie alle sue capacità, era riuscito a costruirsi regno e fama tra le primitive popolazioni beduine d’Arabia”.
Il filosofo illuminista non è il solo. Una lunga sfilza di nomi, anche insospettabili, della cultura occidentale ha provato a ridurne il ruolo e la figura ad un’immagine decontestualizzata e bidimensionale.
Le fonti e le differenze con Gesù e Mosé
A togliere la polvere di questi stereotipi arriva ora una biografia a firma di uno dei più autorevoli islamologi italiani, Massimo Campanini, pubblicata da Salerno e semplicemente intitolata Maometto (pp. 256, euro 19). Un saggio di poco più di duecento pagine, utile non solo a spazzare via le più dozzinali incrostazioni, ma soprattutto a mettere meglio a fuoco Muhammad come personaggio storico. “Rispetto alla persona di Gesú e per non parlare di quella di Mosè - nota Campanini - le testimonianze esterne coeve riguardanti la figura del Profeta sono relativamente piú numerose”. Il problema, aggiunge, è che però non sempre sono conclusive. Campanini decide così di tracciare un ritratto del Profeta per così dire dal suo interno, senza ignorare la sterminata bibliografia che dimostra di conoscere e di contestualizzare e soprattutto senza mai appesantire il racconto.
Il ritratto di un personaggio storico
E dunque: Maometto come uomo del deserto? No, più che altro uomo delle “città carovaniere d’Arabia”. Maometto conquistatore rivoluzionario? Innanzitutto restauratore dell’Unicità divina, prima di tutto concentrato nella rivendicazione di un monoteismo radicale contro la dottrina della Trinità cristiana.
Il ritratto che ne viene fuori è quello di un personaggio cruciale, certo, ma inserito all’interno di una cornice storica libera da pregiudizi, e premiato da uno stile piano, informato e non inutilmente accattivante.