IL LIBRO DELLA SETTIMANA In un saggio pubblicato da Bollati Boringhieri, l’avvocata sudafricana Deirdre Mask racconta la storia (e il potere) che si cela dietro ai nomi delle strade. Il risultato è un’indagine ricchissima di aneddoti secolari
“Chiudete gli occhi e provate a spiegare dove si trova casa vostra senza usare l’indirizzo. Adesso provateci di nuovo, ma immaginate di avere un ictus in corso”. Si potrebbe partire da qui per raccontare “Le vie che orientano”, il saggio di Deirdre Mask che Bollati Boringhieri ha portato in libreria a ridosso di Natale (pp. 396, euro 25).
Ma si potrebbe, ad esempio, raccontare anche di come si arginò il colera nella Londra del XIX secolo, tornare indietro nella Roma antica, fare un salto a Tokyo (dove pure ci si orienta con il numero degli edifici), o ancora dirigersi verso il West Virginia, dove i nomi delle vie sono cose assai recenti.
L'odonomastica e la memoria collettiva
L’odonomastica (così si chiama il complesso dei nomi delle strade di una città o di un quartiere) è di solito relegata al ricordo di certi sbadigli durante i compiti delle elementari in cui la maestra chiedeva di fare la solita ricerca sul nome della via o della piazza in cui si abitava. E invece è una delle spie più concrete della nostra memoria collettiva: incrocia retorica e routine, svela la quotidianità di certe contraddizioni, fa riaffiorare vizi e mistificazioni.
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Un'indagine densa di aneddoti e dettagli
Ecco, il merito di Mask (avvocata sudafricana con al suo attivo numerose collaborazioni con alcune delle principali testate internazionali) è innanzitutto questo: portare a spasso il lettore, in poco meno di quattrocento pagine, attraverso un’indagine densissima di aneddoti e di dettagli provenienti letteralmente da mezzo mondo e in grado di provocare al lettore altrettante considerazioni legate a personali ricordi. Restituendo così la consapevolezza dell’importanza di una cosa che avevamo sotto il naso e di cui eppure non ci eravamo resi conto.