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Björn Larsson: "Il bello della letteratura è immaginare alternative possibili alla realtà"

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Filippo Maria Battaglia

Foto di Alessandro Cani

Lo scrittore svedese pubblica "Nel nome del figlio", un romanzo che indaga il rapporto con i ricordi e la memoria a partire dalla perdita del padre. E durante "Incipit", la rubrica di libri di Sky TG24, dice: "Molti autori non hanno più il coraggio dell’immaginazione. E invece, come ci insegnano anche i grandi registi, a volte l'invenzione di una storia è il modo migliore per analizzare ciò che abbiamo attorno"

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Il libro si intitola "Nel nome del figlio", l'ha scritto uno dei più noti scrittori svedesi contemporanei (Björn Larsson) e ruota attorno ad almeno due perdite: quella del padre del suo autore, Bernt, annegato insieme ad altre sette persone nell'estate di cinquant'anni fa durante un incidente di un piccolo motoscafo in un lago della Svezia centrale; e, soprattutto, quella dei ricordi di un figlio (sempre lui, Larsson appunto) che da adulto, di suo padre, non ricorderà quasi nulla.

"Ho sempre vissuto con quest'idea che il passato non contasse -  dice Larsson durante 'Incipit', la rubrica di libri di Sky TG24 - Eppure, quando viaggio in molti Paesi, la prima cosa che mi sento chiedere è 'Da dove vieni?', come se fosse la cosa più importante per capire la nostra personalità. Ecco, questo libro è proprio una riflessione intorno all'idea che ci sono persone costrette a vivere senza ricordi e che non hanno avuto il privilegio di poterne disporre". 

"La letteratura non dovrebbe mai entrare in competizione con il giornalismo"

L'indagine di Larsson, che oscilla tra memoir e romanzo puro, ha il merito di squadernare una sfilza piuttosto consistente di temi e di spunti. A cominciare dal ruolo della letteratura, che  secondo l'autore dell'Ultima avventura del pirata Long John Silver "non dovrebbe mai mettersi in competizione con la scienza o con il giornalismo, ma piuttosto porre in discussione le verità che diamo per scontate". 

"Molti scrittori non hanno più il coraggio dell’immaginazione - spiega Larsson, che ha insegnato per molti anni  Letteratura francese all’Ateneo di Lund - E invece, come ci hanno ricordato anche grandi registi come Ingmar Bergman e Federico Fellini, a volte l'invenzione di una storia è il modo migliore per guardare con uno specchio un po’ deformante la realtà".  "Sarò un po' controcorrente - osserva -  ma secondo me, con la letteratura, la cosa bella è immaginare alternative possibili alla realtà. E io penso che sia lì proprio per questo: per allenare l’immaginazione, purché si tratti però di un’immaginazione realistica".

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