Vincent Van Gogh: cosa sapere sul pittore olandese, genio dell’arte folle e tormentato

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Nato in Olanda, è morto in Francia a 37 anni il 29 luglio 1890. La carriera del pittore è durata circa un decennio, durante il quale ha realizzato oltre 900 dipinti. Affetto da disturbi mentali, l’artista ha condotto una vita sregolata ma con i suoi capolavori ha influenzato profondamente le correnti artistiche dal XX secolo in poi

Vincent Van Gogh è tra gli artisti più conosciuti e ammirati in tutto il mondo. Considerato il precursore dell’espressionismo e pioniere dell’arte contemporanea, le sue opere influenzano ancora oggi pittori e correnti stilistiche. Nato in Olanda nel 1853, è morto a 37 anni a Auvers sur Oise, in Francia, il 29 luglio del 1890. La sua carriera artistica è stata prolifica, seppur durata solo una decina d’anni, e ha prodotto oltre 900 dipinti. Ignorato dai suoi contemporanei, è stato un genio tormentato e visionario che ha lasciato ai posteri opere destinate a renderlo immortale anche a 130 anni dalla morte (LE OPERE).

"First Steps" di Van Gogh del 1890
"First Steps" di Van Gogh del 1890 - ©Getty

L’infanzia di Vincent Van Gogh

La vita dell’artista, nato a Zundert il 30 marzo del 1853 da Theodorus Van Gogh, un pastore protestante, e Anna Cornelia Carbentus, è stata segnata già dalla nascita da una tragica coincidenza. I genitori, sposatisi nel 1851, avevano dato alla luce un altro figlio, morto esattamente un anno prima della nascita del futuro pittore: il 30 marzo 1852. Il bambino defunto si chiamava Vincent Willem Maria, stesso nome che venne dato anche al genio dell’arte contemporanea. Van Gogh ebbe anche altri 5 fratelli, tra cui Theo con il quale aveva un rapporto strettissimo. Proprio le lettere tra i due, ricche di confidenze e riflessioni, aiutano a comprendere l’arte, tra genio e follia, del maestro del post impressionismo.

Il rapporto con il fratello Theo

Seppur Vincent Van Gogh iniziò a disegnare già da bambino, la sua carriera artistica comincia intorno all’età di 27 anni e viene finanziata economicamente proprio dal fratello Theo. Nelle lettere che il pittore gli scriveva c’erano richieste di materiali per dipingere, riflessioni sulle sue opere ma anche sulle proprie emozioni e fragilità. Il giorno del suicidio dell’artista, in tasca gli è stata trovata un’ultima missiva incompiuta diretta a Theo che spiega lo stretto legame che c’era tra le ossessioni di Vincent e le sue opere: "Per il mio lavoro rischio ogni giorno la vita e vi ho perduto metà della mia ragione".

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Una lettera di Vincent Van Gogh
Una lettera di Vincent Van Gogh - ©Getty

Il lavoro presso una galleria d’arte

Vincent Van Gogh a 15 anni, a causa dello scarso rendimento a scuola, viene fatto assumere da uno zio nella casa d’arte Goupil. Il lavoro consiste nel vendere litografie, fotografie, dipinti o riproduzioni in particolare della scuola dell’Aia o dei pittori di Barbizon e permette al giovane di approfondire tematiche culturali ed artistiche. Mandato a Londra nel 1873, conduce una vita schiva e riservata scossa da una prima dolorosa delusione amorosa. Van Gogh, innamorato della figlia della proprietaria della pensione, scopre che la ragazza è già fidanzata e precipita in una profonda depressione. Da quel momento anche il suo rendimento sul lavoro diventa sempre meno apprezzato, mentre Vincent si avvicina alle tematiche religiose.

La svolta artistica

La vocazione, in quel periodo, lo porta a studiare teologia e a frequentare una scuola di evangelizzazione. Licenziato dalla casa d’arte diventa assistente di un pastore metodista, per poi spostarsi a Parigi dove scopre la pittura impressionista e approfondisce l’interesse per le stampe giapponesi. Nella capitale francese conosce vari pittori, tra i quali Toulose Lautrec, Paul Signac e Paul Gauguin. Proprio con quest’ultimo crea un’amicizia particolare che li porterà in seguito a vivere insieme per qualche tempo con l’obiettivo di creare una comunità di artisti. Van Gogh, agli inizi del 1880, comincia a vedere nella pittura un metodo migliore per diffondere il messaggio evangelico e per mostrare solidarietà verso i lavoratori sfruttati, prostrati e bisognosi che aveva conosciuto nelle regioni minerarie in Belgio durante gli anni di predicazione.

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"I mangiatori di patate" di Vincent Van Gogh
"I mangiatori di patate" di Vincent Van Gogh - ©Getty

I soggetti di Van Gogh

Gli umili, i lavoratori dei campi, le nature morte, i paesaggi e gli autoritratti sono infatti i soggetti che caratterizzano l’arte di Vincent Van Gogh insieme al giallo cromo, colore che contraddistingue molte delle opere più famose dell’autore come “I girasoli” e “La casa gialla”. Nei primi dipinti, infatti, Van Gogh rappresenta i poveri minatori e i tessitori, incoraggiato dal fratello Theo che nel frattempo è entrato a lavorare nella casa d’arte in cui era stato impiegato anche Vincent. I disegni realistici dai toni cupi sono il tratto distintivo della prima fase pittorica del maestro, di cui fa parte il celebre “I mangiatori di patate”. “Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali - avrebbe scritto - perché negli occhi degli uomini c’è qualcosa che non c’è nelle cattedrali”.

Il periodo francese

Dal 1886 al 1888 Van Gogh vive a Parigi con il fratello Theo. Nella capitale francese inizia a utilizzare tonalità più chiare e brillanti, stese sulla tela con pennellate allungate. In seguito Vincent si trasferisce ad Arles in cerca di pace e resta affascinato dalla bellezza del paesaggio. Del periodo ad Arles fanno parte i dipinti dei campi di grano inondati di luce e i giardini fioriti.

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"Autoritratto con orecchio tagliato" di Vincent Van Gogh
"Autoritratto con orecchio tagliato" di Vincent Van Gogh - ©Getty

Gauguin e l’episodio dell’orecchio

Nel 1888 l’artista viene raggiunto ad Arles dal collega Paul Gauguin. I due vivono insieme, ma presto sorgono i primi contrasti fino al taglio dell’orecchio di Vincent Van Gogh. Sull’episodio ci sono più versioni, alcune sostengono che al culmine di un violento litigio, in un attacco autolesionista, il genio dell’arte contemporanea si recise il lobo con un rasoio davanti all’amico. Una tesi più controversa, sostenuta da alcuni storici, ritiene che sia stato Gauguin, esperto schermidore, a mozzare parte dell’orecchio di Van Gogh durante la lite e, in seguito, l’artista abbia raccontato di essersi ferito da solo per coprire l’amico. Motivo della controversia tra i due pittori sarebbe stata Rachele, una prostituta che lavorava nel bordello frequentato da Gauguin, della quale Van Gogh era innamorato.

Le crisi nervose e la malattia psichiatrica

Dopo il litigio, i disturbi psichici dell’artista si aggravano con frequenti crisi nervose e il pittore viene ricoverato più volte in ospedali psichiatrici, tra i quali l’istituto di Saint Rémy. Nonostante i problemi di salute, Van Gogh continua a dipingere durante i ricoveri e, dal 1890, ad Auvers-sur-Oise, dove si era trasferito. A prendersi cura di lui è il dottor Garchet, amico e appassionato d’arte a cui dedica un celebre ritratto, diventato tra i più costosi del maestro olandese: attualmente il suo valore si aggira attorno ai 135 milioni di dollari.

Il suicidio il 29 luglio 1890

Negli ultimi due anni di vita la produzione artistica di Van Gogh è sempre più numerosa e inizia a ricevere i primi riconoscimenti. All’inizio del 1889, mentre lo stato mentale del genio peggiora alternando momenti di calma e lucidità ad allucinazioni e fissazioni, i suoi dipinti "Notte stellata sul Rodano" e "Iris" sono in mostra al Salon des Indépendants e l’artista viene invitato a esibire sei dei suoi lavori da Octave Maus, segretario del gruppo di artisti Belgi "Les XX". Intanto, il tratto delle ultime opere diventa più mosso fino alla distorsone delle forme e i colori si fanno più intensi. Il 29 luglio 1890, però, poco dopo aver terminato uno dei suoi capolavori più famosi, “Campo di grano con corvi”, il pittore si suicida sparandosi in un campo nei pressi di Auverse. Anche su questa vicenda c’è un velo di mistero con alcuni biografi che sostengono si sia trattato di un incidente: l’artista, mentre faceva una delle sue solite passeggiate notturne tra i campi di grano, sarebbe stato colpito da alcuni ragazzi che stavano giocando al tiro al bersaglio con una pistola. Solitario e tormentato, Vincent Van Gogh ha usato l’arte come veicolo delle proprie emozioni e visioni lasciando al mondo opere uniche e di immenso valore per la storia dell’arte.

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