Picasso, Mirò, Dalì: una mostra celebra “i tre grandi di Spagna”

Non sono teste coronate, ma la loro arte è regale. La mostra “I Tre Grandi di Spagna: tre visioni, un’eredità. Pablo Picasso, Joan Miró e Salvador Dalì”, in corso fino al 25 gennaio alla Fabbrica del Vapore di Milano, presenta 250 opere dei tre celeberrimi maestri della Storia dell’Arte del ’900. Tre personalità profondamente diverse, eppure, unite dalla provenienza geografica e dall’amore per la Libertà e la Pace. Tra le opere presenti a Milano, c’è la famosa scenografia teatrale di La bacanal, a firma Salvador Dalì, mai presentata in Italia prima d’ora. A cura di Joan Abelló, con Vittoria Mainoldi e Carlota Muiños, la mostra si articola in cinque sezioni, che indagano le fasi più importanti della carriera dei tre pittori e il peso specifico che ebbero sull’Arte Moderna. Joan Abello, curatore della mostra Avete scelto la Fabbrica del vapore, come luogo di esposizione. Di che progetto si tratta? Questa è una mostra in un posto speciale, la Fabbrica del vapore, a Milano, che ci dà molto spazio per poter offrire dei pezzi quasi mai visti in Italia di questi tre autori. Certi artisti, come Picasso, Mirò, Dalì, hanno sviluppato la opera, unica, grazie a questa avanguardia storica, che è stata il Surrealismo. Loro danno un grande valore all’inconscio, alla teoria dei sogni di Freud e sviluppano forme, disegni, pitture, a partire dai propri sogni e a partire da ciò che li preoccupava. Di Mirò si dice che fosse una persona molto rigida, con un grande rigore; Dalì è per tutti un grande pazzo, mentre Picasso è un grande maestro. Che cosa c’è, in mostra, di Pablo Picasso? Di Picasso presentiamo due opere importanti, la Suite Vollard che è composta di 105 serigrafie, un incarico dato a Picasso dal gallerista Ambroise Vollard, tra il 1930 e il 1937. Poterla vedere in tutto il suo sviluppo è di per sé stessa una ragione per visitare la mostra qui, alla Fabbrica del vapore. Picasso ci offre anche un altro nucleo di opere, che si possono interpretare attraverso gli occhi del Surrealismo. Sono le opere che l’artista ha sviluppato in piena Guerra Civile spagnola. Da una parte si concentra su Guernica e in esposizione abbiamo le fotografie di Dora Maar, che in quel periodo era la sua compagna. Lei era una grande fotografa surrealista e ha fatto un grande reportage nell’agosto del 1937, quando Picasso dipinto Guernica. Loro ci hanno lasciato queste fotografie, dove si vede come Guernica si fa arricchendo di segni e di simboli, fino ad arrivare all’opera finita, nell’agosto del 1937. Ci sono tutti i disegni preparatori del Guernica di Picasso, che sono meravigliosi, semplicemente, per renderli a gloria della Repubblica spagnola, perché Picasso voleva che trionfasse la Repubblica spagnola, di fronte al ribelle e dittatore Francisco Franco. Il suo odio per Franco era così grande, che mentre faceva Guernica o prima di dipingere quest’opera, ha creato due incisioni intitolate Sueño y Mentira de Franco, ossia Sogno e menzogna di Franco. Il fumetto ha delle vignette, nelle quali si vede un mostro orribile; si vedono anche forme che si troveranno in Guernica, perché sta dipingendo da una parte Guernica e dall’altra questo fumetto contro Franco. Soltanto per vedere questo nucleo, nucleo per la Pace, perché c’è sempre la lotta per la Pace, ha un grande interesse. Cosa presentate di Salvador Dalì? Per quanto concerne Dalì, ci sono diversi lavori che il pittore ha realizzato sui sogni, sulle donne e abbiamo anche un’opera, assolutamente inedita per l’Italia, che è un sipario di una scenografia teatrale. È un lavoro nato a New York, per un balletto del 1939, che noi possiamo vedere per la prima volta esposto in Italia: è il sipario di La bacanal. Poi, c’è Mirò. Anche Mirò è molto importante, per il Surrealismo. Ha dipinto molte opere, ma Mirò era molto preciso, rigoroso, sebbene fosse surrealista. Di tutte le figure che Mirò ha dipinto e che arrivano dai suoi sogni, dei soggetti che sono presenti nei suoi lavori, lui ne faceva uno schema e le disegnava. Abbiamo esposta una serie Femme, del 1965, che è una sintesi delle virtù delle donne e anche del corpo femminile. Vittoria Mainoldi, curatrice della mostra Quale sfida avete affrontato per mettere in piedi il progetto? Questa mostra è stata una sfida, in realtà, perché lavorare con nomi così grandi, così importanti, non soltanto per la Storia dell’Arte, ma in generale per la Cultura tutta del ‘900, Picasso, Mirò e Dalì, è sempre una sfida. Sono stati artisti molto poliedrici tutti e tre, quindi, metterli in dialogo ci ha costretto a trovare similitudini e differenze. Siamo partiti dalle similitudini che – evidentemente - sono il luogo geografico di nascita, la Catalogna, che è stata terra di nascita effettivamente per Mirò e per Dalì e terra d’istruzione per quanto riguarda Picasso, che ha studiato a Barcellona. Come si articola l’esposizione? La mostra è strutturata in cinque sezioni, si parte dalle origini catalane per poi passare a un altro luogo importante per i Tre di Spagna, ossia, Parigi. La Parigi delle avanguardie del primo ‘900 dove tutti vanno a perfezionare la propria Arte e a confrontarsi anche l’uno con l’altro. Poi, ovviamente, il Surrealismo. Il Surrealismo per cui Dalì e Mirò sono conosciuti. Picasso ha sempre rifiutato l’etichetta di surrealista, però, è evidente che avendo vissuto quello spazio-tempo culturale, non ha potuto non confrontarsi con i turbamenti, l’evoluzione della psiche, il confronto con l’inconscio che, in quegli anni, erano fondamentali. In mostra abbiamo una serie importantissima, all’interno del corpus di Picasso, la Suite Vollard, serie composta di oltre cento incisioni, presentate tutte e cento insieme, cosa particolarmente rara, perché completa esiste soltanto i otto musei del mondo. Considero la Suite Vollard l’apice dell’Arte di Picasso, perché l’artista aveva superato la fase cubista e si stava necessariamente confrontando col Surrealismo che lo circondava, anche se lui non aderiva alla corrente di Breton. Poi, ovviamente il Neoclassicismo; ecco la Suite Vollard è tutto questo, è veramente il compendio dell’Arte di Picasso. La quarta sezione riguarda il successo internazionale, la formazione e il consolidamento delle proprie poetiche e sono anche anni di grande creatività personale. Una creatività che sfocia nell’utilizzo di molti media diversi ed è per questa ragione che la sezione conclusiva della mostra, la quinta, è dedicata all’eclettismo tecnico. E’ singolare come Picasso, Mirò e Dalì abbiano scelto i più diversi materiali con i quali esprimere la propria Arte. Non è soltanto Pittura, Scultura, Incisione, che sono le tre Arti principali. C’è la Ceramica, c’è il Teatro, la collaborazione con artisti del mondo della Musica, della Pubblicità, Dalì aveva intuito anche il potere comunicativo del Cinema. Dalì collaborerà, oltre a essere artista che insieme con Luis Buñuel realizza, verso la fine degli anni ’20, Un chien andalou, che abbiamo in mostra, negli anni del Surrealismo, anche negli anni ’50 e ’60 Dalì lavoro molto nel mondo del Cinema. C’è una piena e libera commistione dei linguaggi dell’Arte e i creativi non ritengono di dovere essere più confinati allo studio, alla tela, all’olio. Raccontare la storia di questa mostra, è anche raccontare parte della storia del Novecento, non solamente della Storia dell’Arte. L’Europa viene sconvolta dalla Seconda Guerra Mondiale, a cui la Spagna in realtà non partecipa, perché nel frattempo, in Spagna, era scoppiata la guerra civile, cui seguirà la dittatura franchista. Per questo, in mostra, abbiamo voluto inserire anche una sezione dedicata alla Pace; perché Picasso e anche Mirò, che torna in Spagna fuggendo dalla Francia, nel momento dell’occupazione di Parigi da parte dei nazisti; Picasso non torma ma vive da esule e vede le tragedie che stanno avvenendo in patria, vogliono urlare per la Pace. Ovviamente, quello che ne esce è l’opera più famosa, probabilmente, della Storia dell’Arte tutta, non soltanto della Storia dell’Arte del ‘900, è Guernica di Picasso e in mostra presentiamo i bozzetti preparatori. Cosa si augura per questa mostra? Spero che lo spettatore possa apprezzare la profondità del messaggio di tutti e tre questi artisti. Sono molto diversi tra loro, hanno avuto storie professionali e biografie molto diverse, visioni politiche differenti e sensibilità diverse; spero che siamo stati in grado di mostrare queste tre diverse sensibilità, le personalità di questi tre artisti, che ancora tanto hanno da raccontare.

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Picasso, Mirò, Dalì: una mostra celebra “i tre grandi di Spagna”

Sabrina Rappoli