Peppe, un fumettista italiano in Giappone

Prima di parlare di “Endo”, il suo ultimo manga pubblicato in Italia da Dynit, è il caso di aprire una parentesi su Peppe. Peppe è il nome d’arte di Giuseppe Durato – nato nel 1992 a Fossacesia, Abruzzo – che più o meno dieci anni fa ha deciso di trasferirsi in Giappone. Aveva 22 anni e un grande desiderio: fare, appunto, il fumettista. Prima di riuscire a entrare in contatto con le case editrici, ha lavorato come modello per mantenersi; a un certo punto, ha preso parte anche a un reality show che in Giappone è stato piuttosto seguito. Successivamente, ha lavorato come assistente per un’autrice, Keiko Nishi. E ha partecipato ad alcuni contest. Il suo primo manga, “Mingo”, è stato pubblicato dalla rivista Big Comic Spirits di Shogakukan. Il che, per un autore straniero, è un grandissimo traguardo. Ci sono stati, e ci sono ancora, altri fumettisti italiani che hanno raggiunto la stessa riconoscibilità. Ma sono veramente pochi. Con “Mingo”, Peppe ha raccontato la storia di un ragazzo italiano che, come lui, decide di trasferirsi in Giappone e che per mantenersi lavora come modello. Sostanzialmente, si tratta di una commedia sentimentale che gioca con i luoghi comuni e i cliché sugli italiani all’estero . Come “Endo”, anche “Mingo” è stato pubblicato in Italia da Dynit. Ma restano due fumetti completamente diversi. “Endo”, infatti, racconta una storia vera, quella di Fosco Maraini, professore di italiano all’Università di Kyoto che, durante la seconda guerra mondiale, viene arrestato e tenuto in un campo di detenzione giapponese insieme alla sua famiglia. Il fumetto di Peppe, pubblicato a episodi su Ura Sunday e sulla app Manga One, ripercorre con precisione quel periodo, arricchendo il racconto con dettagli e con una bibliografia finale. La cosa più interessante, a parte la storia che riprende un momento di cui si è sempre parlato poco, è lo stile di Peppe. Si tiene a metà di tante cose: un’impostazione più giapponese, proprio come divisione delle tavole e regia, e un realismo ricercato ma non asfissiante. Le linee sono sottili, i volti sono abbastanza realistici; ma Peppe non si fa mai problemi a semplificare o a sintetizzare al massimo questa o quella figura, a cercare soluzioni meno immediate, magari al limite della sperimentazione, per rendere l’andamento del racconto più facile da seguire. Nel complesso, “Endo” funziona. Anzi, è messo insieme in modo così intelligente da riuscire a essere appassionante e coinvolgente. Una cosa che, con un fumetto come questo, fondamentalmente storico, che cita la cronaca ufficiale e che si affida a fonti precise, non è per niente scontata. Peppe riesce a trasformare anche i momenti più normali della quotidianità dei prigionieri italiani in una sorta di mini-avventura: devono stare attenti ai soldati giapponesi, si devono muovere insieme; la tensione e la fame sono alle stelle, vediamo i loro volti scavarsi, i loro occhi spegnersi, persino la posizione dei loro corpi, quando sono seduti o in piedi, farsi più spigolosa. Se da un punto di visto puramente grafico Peppe cerca, e trova, una semplificazione utile al racconto, dal punto di vista della scrittura ci troviamo davanti a un’opera complessa, nel senso di attenta ai dettagli e alla ricostruzione storica, e veramente interessante. L’impostazione stessa della narrazione cambia diverse volte: prima c’è un flashforward, che ci mostra qualcosa del futuro dei protagonisti; poi il racconto si sposta nel passato, con una prospettiva esterna che riprende i personaggi nella loro quotidianità; successivamente, Peppe inserisce anche la prima persona, con il diario di Topazia Alliata, la moglie di Fosco Maraini. Per il momento, è uscito solo il primo volume di “Endo”, presentato in anteprima all’ultima edizione di Lucca Comics and Games. Ma contiene già tutte le premesse, e le promesse, per una storia raccontata con cura e attenzione.

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Peppe, un fumettista italiano in Giappone

Gianmaria Tammaro