La Neve e Spugna: “Ecco il nostro Cattivik”

Ha il colore di un sacchetto dell’immondezza, la forma di una pera e un sorriso malvagio che riflette le sue intenzioni, sempre e comunque pessime. Cattivik, personaggio creato da Bonvi e successivamente adottato da Silver, compie 60 anni e li festeggia con la sua prima storia lunga. Cattivik: La Novell' Grafik' è un fumetto scritto da Lorenzo La Neve e disegnato da Spugna. A pubblicarlo, seguendo il successo dell’operazione “Tutto un altro Lupo Alberto” è Gigaciao, la casa editrice fondata da Sio, Fraffrog, Dado e Giacomo Bevilacqua. Uscirà il 7 novembre e sarà in anteprima a Lucca Comics & Games, con anche una edizione speciale a tiratura limitata e ci mostra un Cattivik ancora più sporco, perfido e sfortunato di quello a cui siamo sempre stati abituati. Abbiamo intervistato i due autori. Allora, Cattivik è un'operazione diversa e forse ancora più ambiziosa rispetto a quella fatta con Lupo Alberto. Com'è nata? La Neve: Il personaggio in realtà l'abbiamo iniziato a trattare subito col progetto di “Tutto un altro Lupo Alberto”. La storia realizzata da Spugna, Fugner King, è una di quelle rimaste più impresse in tutti, nonché quella che riprende in maniera più naturale il filone classico di Silver, Bonfatti e compagnia cantante. Quindi l'idea di fare qualcos'altro di Cattivik con Spugna c'era già. Poi? La Neve: L'anno scorso eravamo a Lucca, in questo locale dove vanno tutti gli autori e, in vari gruppetti separati, c’era un po' tutta la catena produttiva di questo libro: c'ero io, c'era Stefano Antonucci che è il redattore principale di Gigaciao, c'era Spugna a pochi metri da là e c'era Sio. Mi sono reso conto del fatto che nel 2025 sarebbe stato il sessantennale di Cattivik, sono andato a dirlo ad Antonucci, lui ha detto che sarebbe stato figo farci un libro e nel giro di pochi secondi siamo giunti alla conclusione che dovesse essere una storia lunga di Cattivik disegnata da Spugna e basta. Lo abbiamo chiesto a lui e poi a Sio, che era ad altri tre metri lì. E lui? La Neve: Mi piace dirlo. Ci ha risposto “sì, facciamolo! Viva i fumetti!”. E anche il fatto che doveva essere un film di rapine, un heist movie, è salto fuori in cinque minuti. Come mai avete scelto una storia lunga per un personaggio che comunque sostanzialmente ha sempre vissuto la sua vita editoriale su storie molto brevi? Spugna: In realtà è stata proprio un po' una sfida, l'abbiamo presa un po' come una performance atletica. Ci siamo detti che per ritirare fuori questa icona, che è una di quelle che personalmente più amo del panorama fumettistico italiano, dovevamo provare a fare una storia lunga. L'impostazione del volume è abbastanza classica, nel senso che comunque è una lunga storia di Cattivik, non qualcosa che vuole stravolgere o riscrivere o dare un'interpretazione postmoderna o roba simile, è proprio una storia di Cattivik sotto steroidi, La Neve: A questo aggiungo anche il fatto che se avessimo dovuto fare un libro di storie brevi sarebbe stata un'operazione abbastanza senza senso, perché le storie brevi già le facciamo con “Tutto un altro Lupo Alberto”. Ovviamente è una storia comica, mantiene fortissima la componente slapstick tipica di Cattivik, però ci sono anche altre influenze. Quali sono i punti di riferimento intorno ai quali vi siete orientati nella scrittura e nella resa grafica? La Neve: Il genere base è l'heist movie, quindi ho rivisto una serie di film senza andare troppo in profondità perché comunque questo vuole essere un libro pop. Mi sono rivisto tutta la saga di “Ocean’s Eleven”, “Il castello di Cagliostro” di Lupin, dal quale questa storia mutua delle cose tipo il design delle guardie tutte uguali tra loro, con questa maschera strana. A livello di struttura, invece, l'ispirazione principale sono stati tre film che come questo libro prendono delle storie seriali e ne fanno una storia unica lunga: “Spongebob - Il film”, il film dei Simpson del 2007, e “Tartaruga e Ninja - Chaos Mutante” anche per il setting fognario. Spugna: Per quanto riguarda l'aspetto estetico, ho dovuto mettere Cattivik un po' fuori dalla sua comfort zone, perché ovviamente Cattivik solitamente ha un'ambientazione un po' ridotta, le sue storie sono ambientate sulle fogne o per i vicoli di questa cittadina dove vive, che sarebbe Modena ma poi è praticamente una cittadina italiana sui generis, mentre noi abbiamo scelto di ambientarlo in una metropoli anche un po' caotica, quasi un mix tra Milano e la città di Blade Runner. Cattivik ha sempre avuto un'attenzione particolare per le ambientazioni più sporche e io ho potuto pigiare ancora di più l'acceleratore su quella roba lì, anche perché ho potuto mettere la mia cifra stilistica al servizio di un personaggio che solitamente veniva disegnato in maniera più pulita rispetto a come lavoro io. Il suo è un tratto che dà un bel po' di freschezza al personaggio, ha molta dinamicità, ed è un bel connubio tra quello che è il suo solito stile e la tradizione del personaggio che comunque viene rispettata. Com’è arrivato a questa sintesi? Spugna: C'è un aneddoto buffo: ogni volta che vedo il Cattivik disegnato da qualche altro disegnatore di “Tutto un altro Lupo Alberto” o del portfolio che daremo a Lucca, e vedo che tutte le persone lo fanno loro al 100%, rosico perché mi sento, in parte, talmente innamorato della matrice originale che in qualche modo il mio diventa per forza un ibrido mai del tutto scollegato rispetto alla matrice originale. Ed era esattamente quello che volevo fare, volevo prendere il Cattivik che ho amato di più, quello di Sommacal e di Bonfatti, e mescolare il suo genoma al mio. Spero di esserci riuscito proprio perché appunto ho cercato di mantenere una forte riconoscibilità di tutto quello che per me funzionava, della loro resa grafica, delle proporzioni, e ho cercato il più possibile di metterci del mio in quello che poteva servire. Per esempio: a me piace tantissimo disegnare i denti e Cattivik li mostra sempre, ma io ho la fissa particolare di disegnare anche le gengive quando disegno un sorrisone, e quindi con questo semplice trucco l’ho reso immediatamente più mio. È stato faticoso? Spugna: In realtà è stato un processo molto naturale, ho fatto 2-3 pagine di sketch con delle prove di facce ed era già così, non ho dovuto aggiustare troppo il tiro. Quello per Cattivik è un amore che si porta dietro da quando era piccolo, da quando un suo disegno fatto a otto anni fu pubblicato sulla rivista nello spazio riservato alla posta dei lettori. Possiamo dire che è stato il suo primo disegno pubblicato. Spugna: Ma infatti questo è un cerchio che si chiude. Si era già chiuso con la prima storia breve che ho realizzato, già nel mio cervello questa bandierina ero riuscito a piantarla ed ero già felicissimo. Arrivare poi a fare una storia lunga per il sessantennale del personaggio, con anche una discreta responsabilità, è più una sfera gigante, è un globo terracqueo per quanto mi riguarda che si chiude. Io ho sempre creato storie mie con personaggi miei, non sono uno di quei disegnatori che sognano, le icone pop tipo Batman o Superman, non è mai stato il mio obiettivo, però Cattivik è letteralmente da dove nasco. Nel libro avete inserito anche un omaggio al Cattivik di Bonvi, scegliendo una tecnica particolare, tra l'altro, per ritrarlo. Volevo capire come è nata l'idea di usare proprio quella tecnica. La Neve: A me, di solito, le idee narrative vengono dalle idee tecniche, io credo fermamente che nei fumetti il fattore estetico e il fattore narrativo siano la stessa identica cosa, infatti il progetto “Tutto un altro Lupo Alberto” è pieno di questi virtuosismi. E siccome condivido lo studio a Roma con Gianluca Maruotti, che è un puppet artist importantissimo e un grande amico, da tempo volevo fare qualcosa a fumetti con un inserto in plastilina suo, fotografato. Quando stavo pensando la storia per Cattivik mi sono reso conto che tutta la sequenza finale avrebbe giovato di un momento wow nel climax generale, una cosa veramente inaspettata. Tutta quella sequenza finale, il fatto stesso che lui vada in questo limbo di premorte in cui incontra il se stesso di prima, col design del Cattivik di Bonvi su idea di Spugna, è nata affinché ci potessimo inserire un pupazzone di plastilina fatto da Gianluca. Poi abbiamo allestito un set fotografico, Gianluca ha fatto le foto basandosi sullo storyboard che ci aveva mandato Spugna, abbiamo fatto la postproduzione alle fotografie, le abbiamo mandate a Spugna e Spugna ha disegnato su queste. Per i colori avete scelto una palette molto accesa, quasi fluo. Come mai avete scelto dei colori così forti? Spugna: Io sono molto affezionato alla colorazione delle prime cento copertine del periodico di Cattivik, un po' più pop, un po' più brillanti. Le ho sempre trovate molto belle, molto in linea con il personaggio e molto adatte. Lorenzo ha fatto un atto di fede clamoroso, si è fidato ciecamente e spero ovviamente che il risultato sia stato apprezzato. I colori nascono anche da una mia ricerca che ormai va avanti da quasi dieci anni, ho sempre colorato tutti i miei libri in autonomia e per me il colore deve essere al servizio della storia ma anche uno strumento quasi arrogante, per me il fumetto deve essere colorato come un fumetto, deve essere esagerato, brillante. Poi io gioco tantissimo di contrasto tra colori molto saturi e molto desaturati e ho fatto una cosa di cui vado abbastanza orgoglioso: se di solito Cattivik viene disegnato con i denti molto bianchi, io invece ho voluto mettergli una punta di avorio sporco. Cattivik è un personaggio che ormai ha tanti anni, un'icona del fumetto italiano. Perché avete pensato che fosse ancora attuale? La Neve: Secondo me lo rende attuale il fatto che in due l'abbiamo voluto fare e che un editore di quel tipo ci ha dato via libera e ha messo su un impianto produttivo importante quale è stato quello di questo libro, con l'edizione speciale e una promozione massiccia dietro. Oltre a questo, il progetto “Tutto un altro Lupo Alberto” comprende ampiamente Cattivik e le sue storie hanno sempre un ottimo responso. Spugna: Secondo me la potenza assoluta di Cattivik è che è un personaggio semplicissimo, nella mia testa è proprio il villain da fumetto, un personaggio definitivo perché è eterno nella sua natura, vuole cose semplici, senza malizia, senza grandi motivazioni o dietrologie. Se io dovessi leggere fra 20 anni un Cattivik fatto da un ragazzino che non è ancora nato, probabilmente sarebbe fichissimo proprio perché ha la sua versione di una roba che può essere raccontata all'infinito. Dopo “Tutto un altro Lupo Alberto” e "Cattivik: La Novell Grafik'" dobbiamo pensare e sperare che abbiate inaugurato un filone che continuerà? La Neve: Intanto va dato credito a Silver, che vuole bene alle sue creature ma ci ha fatto fare quello che volevamo e in alcuni momenti ci ha detto addirittura di spingere senza farci problemi. Detto da un grande maestro italiano è bello perché comunque l'Italia è un po' dominata da persone che ce l'hanno fatta che magari sono conservatrici o comunque estremamente gelose. Ed è così che puoi far funzionare meglio queste cose perché anche senza stravolgere un personaggio iconico però ti devi divertire dando la tua interpretazione. Per il resto sì, ho un paio di idee, una soprattutto per un'altra operazione di questo tipo, però non è ancora programmata come una serie. Provo a metterla in piedi e vediamo che succede.

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Gabriele Lippi