The Venice Glass Week: l’arte del vetro sotto il cielo della laguna

Giovani talenti e vecchie glorie; non una partita di calcio ma il ricco parterre che presenta The Venice Glass Week, manifestazione che in questi giorni anima la laguna veneta, coinvolgendo – in particolare – Venezia, Murano e Mestre. Sono decine e decine gli eventi – tra mostre, laboratori, workshop, incontri – che arricchiscono il cartellone della settimana dedicata all’antichissima Arte del vetro. Un’Arte che, da queste parti, trova il suo luogo d’elezione, grazie a una storia plurisecolare e alla grande voglia di novità che si ritrova nei maestri vetrai al lavoro nelle loro fornaci. Forgiare il vetro richiede passione e pazienza e una dedizione che viene ripagata dalle meraviglie che gli artigiani riescono a creare: siano esse oggetti d’arredamento, suppellettili, vasellame di ogni forma e colore. In mostra ci sono gli artisti Under 35 con il loro hub; quelli che alle spalle hanno una lunga tradizione di creatività e lavoro e coloro che per la prima volta guardano all’universo vetro come a un’opportunità di lavoro, sviluppo, inventiva. Tutti trovano, sotto il cielo veneziano, una possibilità di esprimersi, per dare corpo a un’immaginazione che si concretizza nel duttile vetro, nelle sue sfumature, nelle sue infinite forme. Luciano Gambaro, presidente Consorzio promo vetro Murano Il Consorzio che lei presiede si occupa di diverse attività ma in questi giorni in particolare è focalizzato sulla Venice Glass Week. Vuole raccontarci più nel dettaglio di cosa si tratta? Il Consorzio Promo Vetro Murano è il Consorzio di tutela e salvaguardia di questa arte antica, settecento anni di storia ininterrotta in quest’isola. Quindi, è qualcosa che va al di là del lavoro, qui si parla di tradizione, di Storia e, soprattutto, di Cultura. In quest’ottica, noi sin dall’inizio abbiamo partecipato al comitato organizzatore della The Venice Glass Week e siamo arrivati quest’anno alla IX edizione. Ricordo quando una decina di anni fa abbiamo iniziato a pensare, insieme all’Istituto veneto, ai Musei civici, al Comune di Venezia, alla Pentagram Stiftung Stanze del Vetro Giorgio Cini, abbiamo cominciato a pensare a questa Week, riguardante il vetro artistico, in maniera internazionale, con un focus particolare su quello che ancora oggi viene definito il più bel vetro artistico del mondo che è quello di Murano e quello che mi pregio di rappresentare. Una famiglia, un’azienda. È così che funziona, a Murano? Le aziende sono soprattutto famiglie. In effetti, negli anni, qualche grande azienda è diventata proprietà di fondi o di società anche straniere; però, il cuore pulsante, soprattutto quando parliamo di aziende artigiane muranesi, è ancora la famiglia e si parla di tradizioni secolari o plurisecolari. È un qualcosa che noi abbiamo nel nostro DNA, nel nostro sangue, ecco perché sottolineo che per noi è più di un lavoro: è una grande passione. Le aziende come partecipano, fattivamente, durante The Venice Glass Week? Intanto, devo dire che anno dopo anno sta crescendo, ci sono sempre più partecipanti e – soprattutto – ci sono sempre più Paesi che partecipano: quest’anno sono 55, con 300 eventi su 200 location. Veramente un qualcosa di molto bello e importante, con tutti che parlano di vetro, di vetro artistico. Le aziende partecipano o attraverso progetti specifici di ogni singola azienda - e ce ne sono molti - o attraverso progetti collettivi; quest’anno, per esempio, noi abbiamo partecipato con la mostra in corso al Museo del Vetro di Murano, intitolata Vero Casanova. I Paesi che partecipano hanno tutti una tradizione consolidata nell’arte del vetro o ci sono anche realtà neofite? Penso che ci siano alcune zone o Paesi, penso al Nord Europa e in particolare alla Finlandia e alla Svezia, che hanno delle lunghe tradizioni. Penso al Nord America, che da una cinquantina d’anni, come in California, ha dei maestri vetrai che sono bravissimi. Poi, ci sono Paesi non tradizione, nei quali il designer, l’artista, il maestro, si sono innamorati della materia, del vetro e hanno trovato in questa materia di esprimere il proprio design, la propria arte e venendo qua alla The Venice Glass Week, scoprono un mondo che era loro sconosciuto e si apre un palcoscenico che consente di toccare, vedere, ammirare, opere che provengono da tutto il mondo, fatte in vetro, talvolta molto strane, molto particolari. La caratteristica fondamentale del vetro è la sua duttilità e questa permette a chi lo lavora di fare di tutto. Le persone, al di là degli addetti ai lavori, hanno curiosità di capire, di vedere che cosa accade attorno al vetro? Penso che dobbiamo essere noi bravi a creare curiosità, ad esempio con le mostre, i progetti che noi abbiamo fatti negli anni, durante la Glass Week. Sottolineo il fatto che in passato, talvolta, un’idea rimaneva in un cassetto; ora, con la Glass Week, quest’idea salta fuori, perché noi abbiamo lo strumento adatto per diffondere quella che è la nostra innovazione, progettazione e idea. Negli anni abbiamo messo in piedi progetti finalizzati proprio a creare curiosità. Qui, al Museo del Vetro, a Murano, la mostra Vero Casanova, racconta la vita di Giacomo Casanova, un personaggio che per molti rimane – nell’immaginario di molti - solamente un playboy ante litteram, cosa che in realtà non è. La mostra racconta la sua vita attraverso le opere in vetro e già questo crea curiosità. Prima di questo abbiamo fatto lo scorso anno il Glass Bateo, abbiamo completamente svestito un vaporetto – che a Venezia è il nostro autobus – e all’interno abbiamo realizzato una mostra itinerante di oggetti in vetro. Abbiamo parlato di giocattoli e con Toys Murano Glass abbiamo creato, al Museo del Vetro, una stanza dei giochi, in cui c’erano giochi interattivi, giochi in vetro con cui si poteva effettivamente giocare e questo ha anche portato moltissimi giovani in visita al Museo, qui a Murano; in una dimensione nella quale quasi nessuno si aspetta che possa arrivare, crea curiosità anche su bambini e ragazzi che, normalmente, non hanno interesse per il nostro vetro. Sull’Isola veneziana di San Giorgio si trovano le Stanze del vetro, affascinante luogo dedicato alle mostre temporanee. David Landau - alle spalle esperienze curatoriali e accademiche e responsabilità in fondazioni e musei - ne rappresenta l’anima più profonda. David Landau, Trustee Pentagram Stiftung Cosa rappresentano le Stanze del vetro? Rappresentano una rivincita contro il disinteresse per il vetro. Mia moglie e io abbiamo cominciato più o meno 13 anni fa, per stimolare la ricerca e l’apprezzamento del XX e XXI secolo e siamo felici che in questi anni sono venute qui un milione e seicentomila persone per visitare queste Stanze. Cos’è per lei il vetro? È un materiale, un materiale qualsiasi ma è un materiale duttile, che si presta praticamente a qualsiasi cosa. Infatti, si vede negli scultori contemporanei che fanno le cose in bronzo, in marmo e in qualsiasi altro materiale, si vede che quando – per la prima volta – si approcciano al vetro e cominciano a creare le loro opere in vetro, si rendono conto che possono fare molto di più di quanto possono fare con altri materiali. Il vetro può essere trasparente, può essere opaco, può essere molle, può essere duro, può essere uno specchio, può essere sfaccettato, può essere qualsiasi cosa che altro materiale non può essere. Il vetro è un modo per gli artisti di esprimersi, un modo nuovo, un modo diverso. A me piace molto la Scultura – tra l’altro mi occupo di Scultura del Rinascimento – e vedo che, finalmente, gli artisti contemporanei hanno trovato un modo di esprimersi che non c’era prima. Alle sue spalle vedo che c’è una libreria con decine di cataloghi. A che cosa si riferiscono? Questi cataloghi sono un modo per far vedere che, prima di tutto, non basta andare alle mostre, guardare dei bei pezzi di vetro, dire “Ah… che bello!”, ci vuole anche il contesto. Il contesto deve essere raccontato non soltanto con qualche commento superficiale sugli anni ’20, sugli anni ’30 del ‘900 a Venezia ma deve essere studiato. Io, in qualità di storico dell’Arte, ho sempre studiato le fonti e sono sempre andato a cercare che cosa succedeva al momento in cui l’artista produceva un’opera; perché la produceva, come la produceva, cosa succedeva intorno e questo sistema lo abbiamo applicato anche al vetro. Il vetro ora è studiato come se fosse la Scultura, la Pittura, le stampe e quindi seriamente. Che tipo di momento attraversa l’Arte del vetro? È un momento di rinascita perché, non so se grazie alla nostra opera, che ha stimolato molto la rinascita di Murano, è un momento di rinascita, c’è una nuova dimensione, nel vetro. Murano uno e lo immagina come un posto dove fanno bicchieri, brocche, ed è vero, fanno anche quello e lo fanno molto bene. Però, da qualche anno, gli artisti contemporanei vengono a Murano a fare vetro, a fare oggetti, a fare opere d’Arte in vetro e questa è una nuova via, per Murano. Un po’ perché il contatto con artisti di grande fama aiuta i vetrai a crescere esteticamente, artisticamente; secondariamente, perché conviene loro fare un’opera d’Arte con un artista famoso, invece di fare un bicchiere, perché il costo di uno e il costo dell’altro sono molto diversi. Quindi, la potenzialità di guadagno è enormemente maggiore lavorando con gli artisti. Infine, perché gli artisti sono molto demanding, chiedono molto, non è che si accontentano; vogliono fare delle cose nuove e la prima risposta, forse, a Murano “non si può”. Però, gli artisti non accettano mai un “No, non si può fare“, come risposta; quando tu dici loro “Non lo so fare, non lo abbiamo mai fatto”, loro ti rispondono “Ebbene, proviamo a farlo”. Ed è la stessa attitudine che aveva Carlo Scarpa quando ha cominciato, nel 1925; quando dicevano che non si poteva fare lui si metteva col tecnico e diceva “facciamo, proviamo, falliremo dieci volte ma l’undicesima ci riusciremo”. Perché una famiglia, magari con dei figli adolescenti, dovrebbe visitare le Stanze del Vetro? Prima di tutto troveranno delle cose molto inaspettate. Anche nella mostra che abbiamo in corso in questo periodo, a cura di Marino Barovier, intitolata 1932-1942 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia, sin dalle prima due sale, lei vedrà dei vetri che non ha mai visto, perché sono diversi, non sono la brocca, il bicchiere, ma vetri fatti a Murano intorno al 1932 che sono completamente inaspettati, di colore, di forma, di combinazione di colori e poi ci sono mosaici, completamente pazzi, qualche modo. Lo si vede nelle creazioni di Guido Bin che sono strane; c’è un grande mosaico fatto da Bin e Scarpa insieme, che sembra un Degas, un late Degas, ed è stranissimo. Uno non pensa di andare a una mostra di vetro e di vedere quello, perché non c’è niente di simile. Così, durante la mostra, magari ci sarà anche qualche vetro noioso, come c’è sempre dappertutto, in tutte le mostre ci sono il quadro o scultura noiosi, però, in ogni stanza di questa mostra ci sono delle opere che ci meraviglieranno, che ci faranno domandare come sia stato possibile crearle o perché è stato fatto in un determinato modo. È questo che vogliamo far nascere nelle persone, la curiosità di come e perché e chi hanno fatto queste cose così bizzarre, così diverse. Le Stanze del vetro ospitano mostre soltanto temporanee o ci sono anche opere in permanenza? No, qui non ci sono opere in permanenza, facciamo solamente mostre temporanee. Le mostre cambiano ogni anno; in questo caso dal 1932 al 1942, l’anno prossimo sarà dal 1948 al 1958 e saranno opere completamente nuove e diverse. Il salto da prima della Guerra a dopo la Guerra sarà straordinario, perché cambierà tutto. L’Italia è cambiata completamente nel 1948, erano finiti la Guerra e il Fascismo, c’era un’aria di innovazione, di entusiasmo, cominciava una nuova vita per tutti, per la popolazione e anche l’inventiva degli artisti si è sbizzarrita, dal 1948. Vedremo le stelle, il prossimo anno! C’è un ritorno al vetro ma quali sono gli orizzonti dove questo materiale viene più approcciato dagli artisti: l’Europa, l’Oriente, le Americhe? Credo che non ci siano confini geografici, il vetro sta rinascendo in tutto il mondo. Sono andato recentemente nella Repubblica Ceca e anche lì c’è un enorme entusiasmo; lo stesso ho notato quando di recente sono andato negli Stati Uniti e il vetro viene scoperto dalle nuove generazioni, ci sono programmi televisivi su come fare il vetro. Quindi, i giovani si stanno nuovamente interessando al vetro, anche perché non sono i soliti bicchieri e le solite brocche, ma è un mondo nuovo, anche di pezzi immensi, enormi, di vetro o di pezzi minutissimi e la Venice Glass Week lo farà vedere. Ci sono più di cento artisti e faranno vedere l’invenzione incredibile di questi artisti che passano da cose piccolissimi a pezzi più grandi di me.

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The Venice Glass Week: l’arte del vetro sotto il cielo della laguna

Sabrina Rappoli