Un ponte tra Medioevo e contemporaneità: l’arte di Ian Davenport arriva a Todi

Si intitola Holding Our Centre, la personale di Ian Davenport in corso a Todi, nella Sala delle Pietre del Palazzo del Capitano. La mostra dell’artista britannico, classe 1966, esponente di spicco del movimento Young British Artist, animerà il centro umbro fino a ottobre. Curata da Marco Tonelli, catapulta i visitatori tra i colori sgargianti delle Puddle Paintings, posizionate sulla parete di sinistra della sala, che paiono colare letteralmente sui mattoni rossi e le Splats, appese di fronte, grandi opere su carta vivacemente dipinte. Alla fine della mostra, Davenport donerà uno dei suoi lavori al Comune di Todi, che ha realizzato l’esposizione insieme con la Fondazione Progetti Beverly Pepper. I lavori di Ian Davenport sono esposti in diverse istituzioni culturali; tra queste la Tate di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museum of Modern Art della Spezia, il Museum of Modern Art di New York e il Dallas Museum of Art. Partiamo dal titolo della mostra Il titolo di questa mostra è Holding Our Centre. Un gruppo di dipinti è stato realizzato nel corso dell’ultimo anno, proprio per questo spazio a Todi. La ragione è che questo spazio mi piace, ha alle spalle una storia incredibile, credo che il palazzo risalga al 1300. Per me, la giustapposizione tra qualcosa che è incredibilmente recente, qualcosa che è stato appena fatto e questa meravigliosa storia e struttura è davvero entusiasmante. Qual è il fil rouge, nelle sue opere? Sono davvero interessato all’interazione tra pittura e scultura. Tutti i miei dipinti coinvolgono l’uso di colori liquidi in modo molto scultoreo, in modo che la gravità agisca su di essi e crei queste opere incredibili, che parlano non soltanto di colore ma anche di movimento. Tutti i lavori in questa mostra in qualche modo dimostrano proprio questo. Da dove prende ispirazione per i suoi lavori? Mi interessa molto il colore. Negli ultimi trent’anni, lo sviluppo dei miei dipinti è stato sempre più incentrato sul colore. Per ispirazione, ho iniziato a guardare ai dipinti del Rinascimento italiano qualcosa come quindici anni fa. Molto particolare per questa zona è stato Perugino e ho iniziato a guardare i suoi dipinti. Alcune delle opere in questa mostra sono state ispirate dalla sua tavolozza di colori. Per me, osservare un maestro italiano e il modo in cui usa il colore, per poi riflettere questo nel mio lavoro, significa prendere la memoria di quelle opere e trasformarla in qualcosa di completamente diverso, unico e personale. Potremmo parlare di un altro grande maestro italiano, Caravaggio e dell’influenza che ha avuto sulla mia pittura. Caravaggio è un artista italiano conosciuto molto bene per il senso drammatico delle sue opere e per l’oscurità. Uno dei dipinti in mostra qui è molto più scuro, ha un centro profondo e Caravaggio è stata l’ispirazione dietro a questo lavoro. Quanto sono importanti l’Arte e - più in generale - la Cultura, oggi? Ritengo che l’Arte e la Cultura siano entrambe incredibilmente importanti per molte differenti ragioni. Ti portano in un altro luogo. Ti permettono di vivere il mondo in modo profondamente diverso, quasi sospeso, dove percezioni ed emozioni si trasformano. A volte lentamente, ma l’Arte ti permette di osservare alcune delle cose che hanno ispirato gli artisti e per me questo è davvero importante. Ci aiuta, in un certo senso, a comprendere il mondo in cui viviamo e a guardarlo in un modo molto speciale. Qual è l’aspetto più impegnativo, più complesso del tuo lavoro pittorico? Ci sono molte cose che mi attraggono quando realizzo un dipinto. C’è una sorta di processo nel modo in cui i dipinti vengono creati, e a volte è incredibilmente rigoroso; come nel mescolare i colori e le vernici e spesso i dipinti vengono realizzati in un’unica sessione, tutti d’un fiato. In particolare, ci sono dipinti che realizzo in un’unica sessione, inizio alle otto del mattino e termino alle otto di sera. Questo, perché la pittura scorre e si mescola e tu puoi vedere il fondo liquido che si espande. Deve essere realizzato tutto in una volta e questo richiede molta concentrazione e in realtà un’intensa fase di ricerca, la miscelazione dei colori e diversi altri passaggi fondamentali. Così, anche se un’opera viene creata in una sessione di pittura, il lavoro che c’è dietro a quella stessa opera prenderà un paio di mesi di preparazione, di attenzione alla luce, al colore e così via. In poche parole, è un mix di diversi momenti ma sono tutti importanti. Ha in cantiere nuovi progetti? A questo proposito, voglio dire che i dipinti realizzati per questa mostra verranno esposti anche a Milano più avanti quest’anno; quindi, sarà davvero entusiasmante vederli in un contesto diverso. Dov’è il suo studio, dov’è che lavora? Il mio studio è nella parte sud di Londra, vicino al Goldsmiths College, una delle università della città, dove ho studiato 30 anni fa. È un posto fantastico, davvero dinamico, diverso e mi è di grande ispirazione. Credo che gli artisti contemporanei cerchino di attingere a molte cose diverse come fonte di ispirazione. Per me è una sorta di mix tra il Rinascimento italiano e l’essere a Londra, proprio qui, proprio ora. Qual è il ruolo dell’artista, nella Società? Il ruolo dell’artista nella Società è davvero una grande responsabilità. Penso che ogni artista, in un modo o nell’altro, rifletta la società in cui vive. E che lo voglia o no, ne fa parte. Quindi quel ruolo è davvero importante: ispirare le persone, aiutarle a trovare una direzione nella propria vita e portare un po’ di gioia. Per me, si tratta proprio di questo: portare gioia e, letteralmente, portare colore nella vita delle persone.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

Un ponte tra Medioevo e contemporaneità: l’arte di Ian Davenport arriva a Todi

Sabrina Rappoli